Proseguendo le sue catechesi settimanali sulla famiglia, Papa Francesco oggi ha voluto affrontare la delicata e importante questione dell’educazione in famiglia.
Commentando la lettera di San Paolo dove l’apostolo invita i figli a obbedire in tutto ai genitori e ai genitori a non esasperare i loro figli, Papa Francesco ha invitato i genitori a sentirsi sempre responsabili dell’educazione dei propri figli, senza “autoescludersi” da questa “naturale vocazione” per cedere spazi agli “esperti”. È uno dei consigli principali che Papa Francesco ha dato a mamme e papà durante l’Udienza Generale in Piazza San Pietro.
Riportiamo di seguito il testo della catechesi del Papa. Il segno (…) indica frasi pronunciate a braccio.
Cari fratelli e sorelle, buon giorno!
oggi (… il Papa saluta tutte le famiglie presenti) oggi parleremo di una questione essenziale della famiglia ossia la sua naturale vocazione a educare i figli perché crescano nella responsabilità di sé e degli altri. (…) Sembrerebbe una constatazione ovvia, eppure anche ai nostri tempi non mancano le difficoltà. E’ difficile educare per i genitori che vedono i figli solo la sera, quando ritornano a casa stanchi. (…) E’ ancora più difficile per i genitori separati, che sono appesantiti da questa loro condizione. (…)
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Ma, soprattutto ecco la domanda, come educare? Quale tradizione abbiamo oggi da trasmettere ai nostri figli?
Intellettuali “critici” di ogni genere hanno zittito i genitori in mille modi, per difendere le giovani generazioni dai danni – veri o presunti – dell’educazione familiare. La famiglia è stata accusata, tra l’altro, di autoritarismo, di favoritismo, di conformismo, di repressione affettiva che genera conflitti.
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Di fatto, si è aperta una frattura tra famiglia e società, (…) e così, l’alleanza educativa della società con la famiglia è entrata in crisi perché è stata minata la fiducia reciproca. I sintomi sono molti. Per esempio, nella scuola si sono intaccati i rapporti tra i genitori e gli insegnanti. A volte ci sono tensioni e sfiducia reciproca; e le conseguenze naturalmente ricadono sui figli. D’altro canto, si sono moltiplicati i cosiddetti “esperti”, che hanno occupato il ruolo dei genitori anche negli aspetti più intimi dell’educazione. Sulla vita affettiva, sulla personalità e lo sviluppo, sui diritti e sui doveri, gli “esperti” sanno tutto: obiettivi, motivazioni, tecniche. E i genitori devono solo ascoltare, imparare e adeguarsi. Privati del loro ruolo, essi diventano spesso eccessivamente appesantiti e possessivi nei confronti dei loro figli, fino a non correggerli mai. (…) Tendono ad affidarli sempre più agli “esperti”, anche per gli aspetti più delicati e personali della loro vita, mettendosi nell’angolo da soli; e così i genitori corrono il rischio di autoescludersi dalla vita dei loro figli. E questo è gravissimo! (…)
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E’ evidente che questa impostazione non è buona: non è armonica, non è dialogica, e invece di favorire la collaborazione tra la famiglia e le altre agenzie educative, (…) le contrappone.
Come siamo arrivati a questo punto? Non c’è dubbio che i genitori, o meglio, certi modelli educativi del passato avevano alcuni limiti. Non c’è dubbio! Ma è anche vero che ci sono sbagli che solo i genitori sono autorizzati a fare, perché possono compensarli in un modo che è impossibile a chiunque altro. D’altra parte, lo sappiamo bene, la vita è diventata avara di tempo per parlare, riflettere, confrontarsi.
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Molti genitori sono “sequestrati” dal lavoro, papà e mamma devono lavorare, e da altre preoccupazioni, imbarazzati dalle nuove esigenze dei figli e dalla complessità della vita attuale, (…) e si trovano come paralizzati dal timore di sbagliare. Il problema, però, non è solo parlare. Anzi, un “dialoghismo” superficiale non porta a un vero incontro della mente e del cuore. Chiediamoci piuttosto: cerchiamo di capire “dove” i figli veramente sono nel loro cammino? Dov’è realmente la loro anima, lo sappiamo? E soprattutto: lo vogliamo sapere? Siamo convinti che essi, in realtà, non aspettano altro? Sono domande.
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Le comunità cristiane sono chiamate ad offrire sostegno alla missione educativa delle famiglie, e lo fanno anzitutto con la luce della Parola di Dio. L’apostolo Paolo ricorda la reciprocità dei doveri tra genitori e figli: «Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino» (Col 3,20-21). Alla base di tutto c’è l’amore, quello che Dio ci dona, che «non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, … tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta» (1 Cor 13,5-6). Anche nelle migliori famiglie bisogna sopportarsi, e ci vuole tanta pazienza! (…) Lo stesso Gesù è passato attraverso l’educazione familiare.
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Anche in questo caso, la grazia dell’amore di Cristo porta a compimento ciò che è inscritto nella natura umana. Quanti esempi stupendi abbiamo di genitori cristiani pieni di saggezza umana! Essi mostrano che la buona educazione familiare è la colonna vertebrale dell’umanesimo. La sua irradiazione sociale è la risorsa che consente di compensare le lacune, le ferite, i vuoti di paternità e maternità che toccano i figli meno fortunati. Questa irradiazione può fare autentici miracoli. E nella Chiesa succedono ogni giorno questi miracoli!
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Mi auguro che il Signore doni alle famiglie cristiane la fede, la libertà e il coraggio necessari per la loro missione. Se l’educazione familiare ritrova la fierezza del suo protagonismo, molte cose cambieranno in meglio, per i genitori incerti e i figli delusi. E’ ora che i padri e le madri ritornino dal loro esilio, perché si sono autoesiliati dalla educazione dei loro figli, e riassumano pienamente il loro ruolo educativo. (…)
di Redazione Papaboys