All’udienza generale, Papa Francesco si sofferma sull’approdo del cristianesimo in Europa e ricorda che lo Spirito Santo è il protagonista della missione della Chiesa perché apre il cuore e rende la fede audace
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Catene che si spezzano, il cuore che si apre ad una gioia mai provata e che accoglie Cristo e “quelli che sono di Cristo”. E’ il tocco dello Spirito Santo, “il protagonista della missione della Chiesa”, che agisce per mezzo dell’evangelizzatore. Ad ispirare la catechesi di Papa Francesco, all’udienza generale in Piazza San Pietro, il brano degli Atti degli Apostoli nel quale si racconta l’arrivo di Paolo e Sila in Macedonia, un Paese che il Pontefice ha visitato in passato e ricordato con affetto perché lo ha accolto “con tanto calore” e con fede. E’ lì che inizia “il processo di inculturazione” in Europa che “dura ancora oggi”.
Sono tre gli episodi che Francesco richiama per raccontare il soggiorno di Paolo in Macedonia: l’evangelizzazione e il battesimo della commerciante Lidia e della sua famiglia; l’arresto che subisce, insieme a Sila, dopo aver esorcizzato una schiava sfruttata dai suoi padroni e infine la conversione e il battesimo del suo carceriere e della sua famiglia.
Leggendo gli Atti degli Apostoli si vede come lo Spirito Santo è il protagonista della missione della Chiesa: è Lui che guida il cammino degli evangelizzatori mostrando loro la via da seguire
.
Spiegando la conversione della commerciante di porpora Lidia, che crede alle parole di Paolo, Francesco si sofferma sulla potenza dello Spirito che trasforma ogni
Lidia, infatti, accoglie Cristo riceve il Battesimo insieme alla sua famiglia e accoglie quelli che sono di Cristo, ospitando Paolo e Sila nella sua casa. Abbiamo qui la testimonianza dell’approdo del cristianesimo in Europa: l’inizio di un processo di inculturazione che dura anche oggi. E’ entrato dalla Macedonia.
Parlando della guarigione dell’indovina compiuta da Paolo e Sila, il Pontefice riprende un episodio avvenuto a Buenos Aires quando la gente pagava per farsi leggere il futuro. La guarigione della donna costa ai due la prigione perché vengono denunciati con l’accusa di disordine pubblico. “Dopo il calore sperimentato a casa di Lidia, Paolo e Sila – spiega il Papa – si trovano poi a fare i conti con la durezza del carcere: passano dalla consolazione di questa conversione di Lidia e della sua famiglia, alla desolazione del carcere”.
I suoi padroni guadagnavano tanto e questa povera schiava faceva questo che fanno le indovinatrici: ti indovinava il futuro, ti leggeva le mani – come dice la canzone, “prendi questa mano, zingara”, e per questo la gente pagava. Anche oggi, cari fratelli e sorelle, c’è gente che paga per questo. Io ricordo nella mia diocesi, in un parco molto grande, c’erano più di 60 tavolini dove seduti c’erano gli indovinatori, le indovinatrici, che ti leggevano la mano e la gente credeva queste cose! E paga. E questo succedeva a quel tempo.
Nessun lamento in prigione ma la lode a Dio. Paolo e Sila scelgono la preghiera in risposta all’incarcerazione. La lode li libera, un terremoto scuote la terra, le porte della prigione si aprono, le catene si spezzano e avviene il miracolo del carceriere che, credendo che i prigionieri fossero tutti fuggiti si stava per suicidare. E’ in quel momento di disperazione che arriva la luce di Cristo che salva, “nel cuore della notte – spiega il Papa – il carceriere accoglie gli apostoli, ne lava le piaghe, e riceve il Battesimo”.
Nel cuore della notte di questo anonimo carceriere, la luce di Cristo brilla e sconfigge le tenebre: le catene del cuore cadono e sboccia in lui e nei suoi familiari una gioia mai provata. Così lo Spirito Santo sta facendo la missione: dall’inizio, da Pentecoste in poi è Lui il protagonista della missione. E ci porta avanti, ci vuole essere fedeli alla vocazione che lo Spirito ci muove a fare. Per portare il Vangelo.
Da qui la preghiera allo Spirito per donarci “un cuore aperto, sensibile a Dio e ospitale verso i fratelli”, e anche “un’apertura di cuore, come quella del carceriere che si lascia toccare dallo Spirito Santo”.
Nei saluti in italiano, al termine dell’udienza, il Papa ha invitato a pregare il Rosario, a conclusione del mese mariano. Rivolgendosi ai pellegrini polacchi, ha ricordato l’imminenza della Solennità di Tutti i Santi e la memoria di tutti i fedeli defunti. Citando San Giovanni Paolo II, Francesco ha ricordato che questi giorni “ci invitano a volgere lo sguardo al Cielo, meta del nostro pellegrinaggio terreno. Là ci attende la festosa comunità dei Santi. Là ci ritroveremo con i nostri cari defunti”. “Viviamo – ha concluso – il mistero della comunione dei Santi con la speranza che scaturisce dalla risurrezione del Signore nostro Gesù Cristo”.
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