Debora Donnini-Città del Vaticano
Per avere un vita felice, bisogna onorare i genitori. E’ la strada che stamani il Papa indica nella catechesi all’udienza generale in Piazza San Pietro. La riflessione si incentra oggi sul quarto comandamento: “Onora tuo padre e tua madre”. Un comandamento legato appunto ad una promessa, quella di vivere una vita lunga e felice. Con Gesù infatti le ferite dell’infanzia possono diventare delle potenzialità, come è stato per tanti Santi. Il Papa esorta dunque a riconciliarsi con la propria vita, non chiedendosi più “perché” ma per quale missione “Dio mi ha forgiato attraverso la mia storia”.
Onorare i genitori: ma ci hanno dato la vita! Se tu ti sei allontanato dai tuoi genitori fa uno sforzo e torna, torna da loro, forse sono vecchi … Ti hanno dato la vita. E poi fra noi c’è l’abitudine di dire cose brutte, anche parolacce. Per favore, mai, mai, mai insultare i genitori altrui. Mai! Mai si insulta la mamma, mai insultare il papà. Mai! Mai! Fate voi questa decisione interna. Da oggi in poi mai insulterò la mamma o il papà di qualcuno. Gli hanno dato la vita! Non devono essere insultati.
E’ vero che l’impronta dell’infanzia segna tutta la vita, è come “un’inchiostro indelebile” che si esprime nei gusti e nei comportamenti. Si tratta – rileva il Papa – di una “sapienza plurimillenaria”, che esprime ciò che le scienze umane hanno elaborato solo da poco più di un secolo. Spesso infatti è facile capire se qualcuno è cresciuto in un ambiente sano ed equilibrato o se una persona viene da esperienze di “abbandono e violenza”. Ma – nota Francesco – questo quarto comandamento “non richiede che i genitori siano perfetti” perché la promessa di felicità è legata ad un atto dei figli a prescindere di come sia stato chi ci ha messi al mondo:
Parla di un atto dei figli, a prescindere dai meriti dei genitori, e dice una cosa straordinaria e liberante: anche se non tutti i genitori sono buoni e non tutte le infanzie sono serene, tutti i figli possono essere felici, perché il raggiungimento di una vita piena e felice dipende dalla giusta riconoscenza verso chi ci ha messo al mondo.
Una Parola che è quindi “costruttiva” per tante persone che vengono da storie di dolore. Tanti santi infatti “dopo un’infanzia dolorosa hanno vissuto una vita luminosa” perché “grazie a Gesù Cristo, si sono riconciliati con la vita”. Gli esempi che il Papa fa sono il beato Sulprizio, che il prossimo mese sarà santo, morto giovanissimo, “riconciliato con tanti dolori”, e che mai aveva rinnegato i suoi genitori. E ancora, San Camillo de Lellis che “da un’infanzia disordinata costruì una vita di amore e servizio”, così Santa Giuseppina Bakhita, crescita in un’orribile schiavitù, e il beato Carlo Gnocchi “orfano e povero”, fino a San Giovanni Paolo II che perse la madre in giovane età.
Dio infatti fa rinascere dall’alto e “gli enigmi delle nostre vite si illuminano quando si scopre che Dio da sempre ci prepara ad una vita da figli suoi, dove ogni atto è una missione ricevuta da Lui”:
Le nostre ferite iniziano ad essere delle potenzialità quando per grazia scopriamo che il vero enigma non è più “perché?”, ma “per chi?” mi è successo questo. In vista di quale opera Dio mi ha forgiato attraverso la mia storia? Qui tutto si rovescia, tutto diventa prezioso, tutto diventa costruttivo. La mia esperienza, anche triste e dolorosa, ma alla luce dell’amore come diventa per gli altri, per chi, fonte di salute. Allora possiamo iniziare a onorare i nostri genitori con libertà di figli adulti e con misericordiosa accoglienza dei loro limiti.
Nei saluti, Papa Francesco ha ricordato che il 22 settembre prossimo, a Neampţ, in Romania, verrà beatificata Veronica Antal, fedele laica dell’Ordine Francescano Secolare, uccisa “in odium fidei” nel 1958. “Rendiamo grazie a Dio – ha detto – per questa donna coraggiosa che, donando la propria vita, testimoniò il vero amore per Dio e per i fratelli”.
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