“Un buon educatore – ha detto – punta all’essenziale. Non si perde nei dettagli, ma vuole trasmettere ciò che veramente conta perché il figlio o l’allievo trovi il senso e la gioia di vivere. E’ la verità. E l’essenziale, secondo il Vangelo, è la misericordia. L’essenziale del Vangelo è la misericordia. Dio ha inviato suo Figlio, Dio si è fatto uomo per salvarci, cioè per darci la sua misericordia. Lo dice chiaramente Gesù, riassumendo il suo insegnamento per i discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36). Può esistere un cristiano che non sia misericordioso? No. Il cristiano necessariamente deve essere misericordioso, perché questo è il centro del Vangelo. E fedele a questo insegnamento, la Chiesa non può che ripetere la stessa cosa ai suoi figli: «Siate misericordiosi», come lo è il Padre, e come lo è stato Gesù. Misericordia”.
Quindi ha proseguito: “E allora la Chiesa si comporta come Gesù. Non fa lezioni teoriche sull’amore, sulla misericordia. Non diffonde nel mondo una filosofia, una via di saggezza…. Certo, il Cristianesimo è anche tutto questo, ma per conseguenza, di riflesso. La madre Chiesa, come Gesù, insegna con l’esempio, e le parole servono ad illuminare il significato dei suoi gesti. La madre Chiesa ci insegna a dare da mangiare e da bere a chi ha fame e sete, a vestire chi è nudo. E come lo fa? Lo fa con l’esempio di tanti santi e sante che hanno fatto questo in modo esemplare; ma lo fa anche con l’esempio di tantissimi papà e mamme, che insegnano ai loro figli che ciò che avanza a noi è per chi manca del necessario. E’ importante sapere questo. Nelle famiglie cristiane più semplici è sempre stata sacra la regola dell’ospitalità: non manca mai un piatto e un letto per chi ne ha bisogno”.
A braccio ha detto: “Una volta una mamma mi raccontava, nell’altra diocesi, che voleva insegnare questo ai suoi figli e diceva loro di aiutare e dare da mangiare a chi ha fame. Ne aveva tre. E un giorno a pranzo – il papà era fuori, al lavoro, era lei con i tre figli, piccolini, 7,5,4 anni più o meno – bussano alla porta e c’era un signore che chiedeva da mangiare, e la mamma ha detto: ‘Ma, aspetta un attimo’. E’ rientrata e ha detto ai figli: ‘Ma c’è un signore lì che chiede da mangiare, cosa facciamo?’- ‘Gli diamo, mamma, gli diamo!’. Ognuno aveva sul piatto una bistecca con le patate fritte: ‘Gli diamo, gli diamo!’ – ‘Benissimo, prendiamo la metà di ciascuno di voi, e gli diamo la metà della bistecca di ognuno di voi’- ‘Ah, no, mamma, così non va la cosa!’ – ‘E’ così, tu devi dare dal tuo’. E così questa mamma ha insegnato ai figli a dare da mangiare del proprio. Questo è un bell’esempio che mi ha aiutato tanto. ‘Ma, non mi avanza niente’ – ‘Ma, da’ del tuo!’. Così ci insegna la madre Chiesa. E voi tante mamme che siete qui sapete cosa dovete fare per insegnare ai vostri figli perché loro condividano le loro cose con chi ha bisogno”.
“La madre Chiesa insegna a stare vicino a chi è malato. Quanti santi e sante hanno servito Gesù in questo modo! E quanti semplici uomini e donne, ogni giorno, mettono in pratica quest’opera di misericordia in una stanza di ospedale, o in una casa di riposo, o nella propria casa, assistendo una persona malata. La madre Chiesa insegna a stare vicino a chi è in carcere”.
A braccio ha aggiunto: “’Ma, Padre, no, è pericoloso questo, è gente cattiva’. Ma ognuno di noi è capace. Sentite bene questo: ognuno di noi è capace di fare lo stesso che ha fatto quell’uomo o quella donna che è in carcere. Tutti abbiamo la capacità di peccare e di fare lo stesso, di sbagliare nella vita. Non è più cattivo di te e di me!”.
“La misericordia – ha proseguito – supera ogni muro, ogni barriera
, e ti porta a cercare sempre il volto dell’uomo, della persona. Ed è la misericordia che cambia il cuore e la vita, che può rigenerare una persona e permetterle di inserirsi in modo nuovo nella società”.“La madre Chiesa insegna a stare vicino a chi è abbandonato e muore solo. E’ ciò che ha fatto la beata Teresa per le strade di Calcutta; è ciò che hanno fatto e fanno tanti cristiani che non hanno paura di stringere la mano a chi sta per lasciare questo mondo. E anche qui, la misericordia dona la pace a chi parte e a chi resta, facendoci sentire che Dio è più grande della morte, e che rimanendo in Lui anche l’ultimo distacco è un ‘arrivederci’”…
E a braccio ha detto: “Lo aveva capito bene la beata Teresa questo. Ma le dicevano: ‘Madre, questo è perdere il tempo’. E trova gente moribonda sulla strada, gente alla quale incominciavano a mangiare il corpo i topi della strada e lei li portava a casa perché morissero puliti, tranquilli, carezzati, in pace. Lei dava loro l’arrivederci, a tutti questi! E tante uomini e donne come lei hanno fatto questo. Li aspettano, lì, alla porta, per aprire loro la porta del Cielo. Aiutare a morire la gente bene, in pace”.
“Cari fratelli e sorelle, così la Chiesa è madre, insegnando ai suoi figli le opere di misericordia. Lei ha imparato da Gesù questa via, ha imparato che questo è l’essenziale per la salvezza. Non basta amare chi ci ama. Gesù dice che questo lo fanno i pagani. Non basta fare il bene a chi ci fa del bene. Per cambiare il mondo in meglio bisogna fare del bene a chi non è in grado di ricambiarci, come ha fatto il Padre con noi, donandoci Gesù”.
E a braccio ha aggiunto: “Ma quanto abbiamo pagato noi per la nostra redenzione? Niente, tutto gratuito! Fare il bene senza aspettare una’altra cosa di ricambio, così di contraccambio. Così ha fatto il padre con noi e noi dobbiamo fare lo stesso. Fa il bene e vai avanti! Che bello è vivere nella Chiesa, nella nostra madre Chiesa che ci insegna queste cose che ci ha insegnato Gesù”.
E ha concluso: “Ringraziamo il Signore, che ci ha dà la grazia di avere come madre la Chiesa, lei che ci insegna la via della misericordia, che è la via della vita. Ringraziamo il Signore”.
Durante l’udienza generale il Papa ha rivolto un affettuoso saluto alle persone di lingua araba, in particolare a quelle provenienti dalla Siria e dal Medio Oriente. Queste le sue parole:
“La Chiesa, sull’esempio del suo Maestro, è maestra di misericordia: affronta l’odio con l’amore; sconfigge la violenza con il perdono; risponde alle armi con la preghiera! Il Signore ricompensi la vostra fedeltà, vi infonda coraggio nella lotta contro le forze del maligno e apra gli occhi di coloro che sono accecati dal male, affinché presto vedano la luce della verità e si pentano degli errori commessi. Il Signore vi benedica e vi protegga sempre”.
Infine, il Papa ha rivolto un saluto ai pellegrini di lingua italiana:
“Saluto le Suore Missionarie della Fede che celebrano il Capitolo Generale e i fedeli provenienti da varie diocesi italiane, accompagnati dai loro Pastori. In particolare sono lieto di accogliere i pellegrinaggi delle Diocesi di Treviso, nel centenario della morte di San Pio X, Pontefice animato da grande zelo pastorale; Acireale, a 170 anni dalla sua costituzione; Modena e Reggio Emilia, in ringraziamento per la Beatificazione del seminarista Rolando Rivi, eroico testimone di fedeltà a Cristo e al Vangelo; Bergamo e Adria-Rovigo. Saluto inoltre il Gruppo Donatori di sangue della Presidenza del Consiglio dei Ministri; come pure gli Ufficiali e Marinai della Squadra Navale impegnati nell’operazione “Mare Nostrum”, che ringrazio per l’ammirevole opera in favore di tanti fratelli in cerca di speranza. Grazie tante! Grazie! La visita alle Tombe degli Apostoli alimenti in voi tutti la fede che si manifesta in concrete opere di carità.
Un particolare pensiero rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Venerdì prossimo celebreremo la memoria del Santissimo Nome di Maria. Invocatela, cari giovani, specialmente i cresimati della Diocesi di Chiavari, per sentire la dolcezza dell’amore della Madre di Dio; pregatela, cari ammalati, soprattutto nel momento della croce e della sofferenza; guardate a Lei, cari sposi novelli, come al modello del vostro cammino coniugale di dedizione e fedeltà”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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