All’udienza giubilare di oggi in Piazza San Pietro, il Papa ha svolto la sua catechesi commentando il brano della seconda lettera di San Paolo ai Corinti: “In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio”.
“Oggi – ha detto – desidero riflettere con voi su un aspetto importante della misericordia: la riconciliazione. Dio non ha mai mancato di offrire il suo perdono agli uomini: la sua misericordia si fa sentire di generazione in generazione. Spesso riteniamo che i nostri peccati allontanino il Signore da noi: in realtà, peccando, noi ci allontaniamo da Lui, ma Lui, vedendoci nel pericolo, ancora di più ci viene a cercare. Dio non si rassegna mai alla possibilità che una persona rimanga estranea al suo amore, a condizione però di trovare in lei qualche segno di pentimento per il male compiuto”.
“Con le nostre sole forze non ce la facciamo a riconciliarci con Dio. Il peccato è davvero un’espressione di rifiuto del suo amore, con la conseguenza di rinchiuderci in noi stessi, illudendoci di trovare maggiore libertà e autonomia. Ma lontano da Dio non abbiamo più una meta, e da pellegrini in questo mondo diventiamo “erranti”. Un modo di dire comune è che, quando pecchiamo, noi “voltiamo le spalle a Dio”. E’ proprio così; il peccatore vede solo sé stesso e pretende in questo modo di essere autosufficiente; perciò, il peccato allarga sempre di più la distanza tra noi e Dio, e questa può diventare un baratro. Tuttavia, Gesù viene a cercarci come un bravo pastore che non è contento fino a quando non ha ritrovato la pecora perduta, come leggiamo nel Vangelo (cfr Lc 15,4-6). Lui ricostruisce il ponte che ci ricongiunge al Padre e ci permette di ritrovare la dignità di figli. Con l’offerta della sua vita ci ha riconciliati col Padre e ci ha donato la vita eterna (cfr Gv 10,15)”.
“«Lasciatevi riconciliare con Dio!» (2 Cor 5,20) – lasciatevi riconciliare con Dio -: il grido che l’apostolo Paolo rivolse ai primi cristiani di Corinto, oggi con la stessa forza e convinzione vale per tutti noi. Lasciamoci riconciliare con Dio! Questo Giubileo della Misericordia è un tempo di riconciliazione per tutti. Tante persone vorrebbero riconciliarsi con Dio ma non sanno come fare, o non si sentono degni, o non vogliono ammetterlo nemmeno a sé stessi. La comunità cristiana può e deve favorire il ritorno sincero a Dio di quanti sentono la sua nostalgia. Soprattutto quanti compiono il «ministero della riconciliazione» (2 Cor 5,18) sono chiamati ad essere strumenti docili allo Spirito Santo perché là dove ha abbondato il peccato possa sovrabbondare la misericordia di Dio (cfr Rm 5,20). Nessuno rimanga lontano da Dio a causa di ostacoli posti dagli uomini!”.
A braccio ha aggiunto: “E questo è valido, questo vale anche – e lo dico sottolineandolo ai confessori – è valido per loro: per favore, non mettere ostacoli alle persone che vogliono riconciliarsi con Dio. Il confessore deve essere un padre! E’ al posto di Dio Padre! Il confessore deve accogliere le persone che vengono da lui per riconciliarsi con Dio e aiutarli nel cammino di questa riconciliazione che stiamo facendo. E’ un ministero tanto bello. Non è una sala di tortura né un interrogatorio, no, è il Padre che riceve, Dio Padre, Gesù, che riceve e accoglie questa persona e perdona. Lasciamoci riconciliare con Dio! Tutti noi!”.
“Questo Anno Santo sia il tempo favorevole per riscoprire il bisogno della tenerezza e della vicinanza del Padre e per ritornare a Lui con tutto il cuore. Fare esperienza della riconciliazione con Dio permette di scoprire la necessità di altre forme di riconciliazione: nelle famiglie, nei rapporti interpersonali, nelle comunità ecclesiali, come pure nelle relazioni sociali e internazionali”.
A braccio ha detto: “Qualcuno mi diceva, nei giorni scorsi, che nel mondo ci sono più nemici che amici, e credo che abbia ragione. Ma no, facciamo ponti di riconciliazione anche fra noi, incominciando dalla stessa famiglia. Quanti fratelli hanno litigato e si sono allontanati soltanto per l’eredità. Ma guarda, questo non va! Quest’anno è l’anno della riconciliazione, con Dio e fra noi!”.
“La riconciliazione infatti – ha concluso – è anche un servizio alla pace, al riconoscimento dei diritti fondamentali delle persone, alla solidarietà e all’accoglienza di tutti. Accettiamo, dunque, l’invito a lasciarci riconciliare con Dio, per diventare nuove creature e poter irradiare la sua misericordia in mezzo ai fratelli, in mezzo alla gente”.
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Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)