Non arrenderti alla notte, “vivi, ama, sogna, credi” e se sbagli, rialzati. “Come educatore, come padre” che parla a un giovane o qualsiasi persona che ha da imparare, Papa Francesco si rivolge stamani ai presenti in Piazza San Pietro, nella catechesi all’udienza generale, usando il “tu”. Francesco prosegue, dunque, la riflessione sulla speranza cristiana affrontando oggi il tema: “educare alla speranza”.
Si potrebbero riassumere in una decina le esortazioni proposte. La prima è a non concedere spazio ai pensieri negativi perché il nemico è dentro non fuori. Bisogna invece credere che questo mondo è il primo miracolo che Dio ha fatto e sperare sempre perché fede e speranza procedono insieme. “Alla fine dell’esistenza non ci aspetta il naufragio” perché Dio non delude: “se ha posto una speranza nei nostri cuori, non la vuole stroncare con continue frustrazioni”. Bisogna confidare in Dio, che “ci ha fatto per fiorire”.
In un parola, Francesco chiede di non arrendersi: “Ovunque tu sia, costruisci! Se sei a terra, alzati! Non rimanere mai caduto – esorta – alzati, lasciati aiutare per essere in piedi. Se sei seduto, mettiti in cammino! Se la noia ti paralizza, scacciala con le opere di bene! Se ti senti vuoto o e demoralizzato, chiedi che lo Spirito Santo possa nuovamente riempire il tuo nulla”.
Francesco chiede quindi di non ascoltare la voce di chi semina odio e divisioni: “Opera la pace
Quindi il forte appello ad amare: “ama le persone”, “amali uno ad uno”, dice. E questo significa rispettare il cammino di tutti, lineare o travagliato, perché – afferma – “ognuno di noi ha la propria storia da raccontare”. E ogni bambino che nasce è la promessa di una vita.
“E soprattutto, sogna! Non avere paura di sognare. Sogna!”, si raccomanda. Sogna un mondo che ancora non si vede. Il mondo, infatti, cammina grazie allo sguardo di uomini che hanno sognato anche se attorno sentivano parole di derisione:
“Gli uomini capaci di immaginazione hanno regalato all’uomo scoperte scientifiche e tecnologiche”, ricorda. “Hanno solcato gli oceani, e hanno calcato terre che nessuno aveva calpestato mai. Gli uomini che hanno coltivato speranze sono anche quelli che hanno vinto la schiavitù, e portato migliori condizioni di vita su questa terra”.
E poi il forte appello di Papa Francesco a essere responsabile di questo mondo e della vita di ogni uomo. “Ogni ingiustizia contro un povero è una ferita aperta e sminuisce la tua stessa dignità”, evidenzia.
Il dono del coraggio bisogna chiederlo a Dio, ricorda, perché Gesù ha vinto la paura, “la nostra nemica più infida”, che però non può nulla contro la fede. Ma Francesco sa che a volte si può essere presi dallo spavento e allora bisogna pensare a Gesù che “attraverso di te” – sottolinea – con la sua mitezza vuole sottomettere “tutti i nostri nemici”: il peccato, l’odio, il crimine e la violenza. E poi “abbi sempre il coraggio della verità”, dice il Papa che chiede di ricordare che non siamo superiori a nessuno
Quindi, coltiva ideali, “vivi per qualcosa che supera l’uomo”, anche se un giorno questi ideali dovessero chiedere un contro salato da pagare. “Se sbagli, rialzati: nulla è più umano che commettere errori”, afferma, ma non bisogna rimanere ingabbiati nei propri errori.
“Impara dalla meraviglia, coltiva lo stupore”: è la sua ultima raccomandazione come padre, e “non disperare mai”.
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di Debora Donnini per la Radio Vaticana
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