Papa Francesco all’udienza: pregare con insistenza, nessuna preghiera resterà inascoltata!
Debora Donnini – Città del Vaticano
Essere certi che Dio risponderà alle nostre preghiere, che nessuna rimarrà inascoltata e per questo Gesù invita a pregare con insistenza. Lo ricorda il Papa, stamani, nella catechesi all’udienza generale in Aula Paolo VI, che riflette sul brano del Vangelo di Luca (Lc 11,9-13) dove Gesù dice: “Chiedete e vi sarà dato”. Filo rosso della sua riflessione è, dunque, la preghiera che – assicura il Papa – trasforma la realtà o il nostro cuore, con il dono dello Spirito Santo. Pertanto, “pregare è fin da ora la vittoria sulla solitudine e sulla disperazione”. Alla fine della vita, infatti, c’è un Padre che ci aspetta con le braccia spalancate.
Consola sapere che Gesù prega per me
E consola sapere che Gesù prega “per me”, “per ognuno di noi, perché la nostra fede non venga meno” e “ancora lo fa – sottolinea Francesco – davanti al Padre”. Gesù è, infatti, “soprattutto un orante” come si vede da diversi episodi evangelici: dalla Trasfigurazione al Battesimo nel Giordano e fino alla morte. Tutta la vita di Gesù è immersa in un’atmosfera di preghiera, dice il Papa. Una preghiera che pare attutire le emozioni più violente e i desideri di vendetta e “riconcilia l’uomo con questa nemica, che è la morte”.
Dio è un Padre, non un padrone o un patrigno
E come fece uno dei suoi discepoli, anche noi possiamo chiedere al Signore di insegnarci a pregare. La prima parte di questo insegnamento di Gesù è proprio il Padre Nostro nel quale il cristiano si rivolge a Dio “chiamandola anzitutto Padre”:
“Padre”: quella parola tanto bella da dire. Noi possiamo stare il tempo di preghiera con quella parola soltanto: “Padre”. E sentire che abbiamo un padre: non un padrone né un patrigno. No: un padre. Padre.
Dio non dimentica i figli che soffrono
Il Papa si sofferma, poi, su alcuni atteggiamenti del credente che prega. Ad esempio con la Parabola dell’amico inopportuno, “vuole insegnarci a pregare e a insistere nella preghiera”. Un altro esempio è quello di un padre che ha un figlio affamato:
Tutti voi, padri e nonni, che siete qui, quando il figlio o il nipotino chiede qualcosa, ha fame, e chiede e chiede, poi piange, sgrida, ha fame: «Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce?» (v. 11). E tutti voi avete l’esperienza quando il figlio chiede, voi date da mangiare quello che chiede, per il bene di lui. Con queste parole Gesù fa capire che Dio risponde sempre, che nessuna preghiera resterà inascoltata, perché? Perché che Lui è Padre, e non dimentica i suoi figli che soffrono.
La preghiera trasforma sempre la realtà o il nostro cuore
Si tratta di affermazioni che possono, però, mettere in crisi perché tante volte sembra che le preghiere “non ottengano alcun risultato”:
Quante volte abbiamo chiesto e non ottenuto – ne abbiamo l’esperienza tutti – quante volte abbiamo bussato e trovato una porta chiusa? Gesù ci raccomanda, in quei momenti, di insistere e di non darci per vinti. La preghiera trasforma sempre la realtà, sempre. La preghiera trasforma, sempre. Trasforma la realtà. Se non cambiano le cose attorno a noi, almeno cambiamo noi, cambia il nostro cuore. Gesù ha promesso il dono dello Spirito Santo ad ogni uomo e a ogni donna che prega.
La preghiera è vittoria sulla solitudine e sulla disperazione
E il Papa prosegue esortando ad avere la certezza “che Dio risponderà”. “L’unica incertezza è dovuta ai tempi, ma non dubitiamo che Lui risponderà. Magari ci toccherà insistere per tutta la vita, ma Lui risponderà”, ribadisce il Papa. Non c’è nulla di più certo: il desiderio di felicità che tutti portiamo nel cuore un giorno si compirà. E Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui: quello sarà un giorno di gloria e di risurrezione.
La preghiera cambia la realtà, non dimentichiamolo. O cambia le cose o cambia il nostro cuore, ma sempre cambia, sempre cambia. Pregare è fin da ora la vittoria sulla solitudine e sulla disperazione. È come vedere ogni frammento del creato che brulica nel torpore di una storia di cui a volte non afferriamo il perché. Ma è in movimento, è in cammino, e alla fine di ogni strada, cosa c’è alla fine della nostra strada? Alla fine della preghiera, alla fine di un tempo in cui stiamo pregando, alla fine della vita: cosa c’è? C’è un Padre che aspetta tutto e aspetta tutti con le braccia spalancate. Guardiamo questo Padre. Grazie.
Ricordare data del proprio Battesimo
Nei saluti ai pellegrini di lingua italiana, Papa Francesco esorta con forza a ricordare la data del proprio Battesimo o a chiederla a coloro che la sanno, come familiari o padrini. Domenica prossima è, infatti, la Festa del Battesimo del Signore, che chiude il tempo liturgico del Natale ed è, quindi, anche un’occasione per ricordare la data in cui si è nati alla vita della fede. “E’ molto importante – conclude il Papa – festeggiare la data del Battesimo” e fissarla nel cuore.