Toccare il povero, un escluso, purifica dall’ipocrisia. Lo ha affermato Papa Francesco nella catechesi dell’udienza generale, incentrata sulla parabola evangelica del lebbroso che, rompendo le convenzioni dell’epoca che glielo impedivano, chiede a Gesù di essere purificato.
Di seguito, ampi stralci della catechesi del Papa:
“’Signore, se vuoi, puoi purificarmi!’: è la richiesta che abbiamo sentito rivolgere a Gesù da un lebbroso. Quest’uomo non chiede solamente di essere guarito, ma di essere ‘purificato’, cioè risanato integralmente, nel corpo e nel cuore. Infatti, la lebbra era considerata una forma di maledizione di Dio, di impurità profonda. Il lebbroso doveva tenersi lontano da tutti; non poteva accedere al tempio e a nessun servizio divino. Lontano da Dio e lontano dagli uomini”.
Ma nonostante ciò, osserva Francesco, il lebbroso “non si rassegna né alla malattia né alle disposizioni che fanno di lui un escluso. Per raggiungere Gesù, non temette di infrangere la legge ed entra in città”, gli si inginocchia davanti ed esclama: ‘Signore, se vuoi, puoi purificarmi’, sicuro che Gesù “abbia il potere di sanarlo e che tutto dipenda dalla sua volontà. Questa fede è la forza che gli ha permesso di rompere ogni convenzione e di cercare l’incontro con Gesù”.
“La supplica del lebbroso – prosegue il Papa – mostra che quando ci presentiamo a Gesù non è necessario fare lunghi discorsi. Bastano poche parole, purché accompagnate dalla piena fiducia nella sua onnipotenza e nella sua bontà. Affidarci alla volontà di Dio significa infatti rimetterci alla sua infinita misericordia. Anche io vi farò una confidenza personale. La sera, prima di andare a letto, io prego questa breve preghiera: ‘Signore, se vuoi, puoi purificarmi!’. E prego cinque ‘Padre nostro’, uno per ogni piaga di Gesù, perché Gesù ci ha purificato con le piaghe. Ma se questo lo faccio io, potete farlo voi anche, a casa vostra, e dire: ‘Signore, se vuoi, puoi purificarmi!’ e pensare alle piaghe di Gesù e dire un ‘Padre nostro’ per ognuna. E Gesù ci ascolta sempre”.
Gesù, sottoliena Francesco, resta “profondamente colpito” dal lebbroso e lo guarisce infrangendo anch’egli “le disposizioni della Legge di Mosè, che proibiva di avvicinarsi a un lebbroso”. Quante volte, afferma il Papa, “noi incontriamo un povero che ci viene incontro! Possiamo essere anche generosi, possiamo avere compassione, però di solito non lo tocchiamo. Gli offriamo la moneta, ma evitiamo di toccare la mano e la buttiamo lì. E dimentichiamo che quello è il corpo di Cristo! Gesù ci insegna a non avere timore di toccare il povero e l’escluso, perché Lui è in essi. Toccare il povero può purificarci dall’ipocrisia e renderci inquieti per la sua condizione”. E indicando il gruppo di giovani rifugiati che poco prima ha accolto e fatto sedere sugli scalini del sagrato accanto a lui, il Papa ha ripetuto: “Oggi mi accompagnano qui questi ragazzi. Tanti pensano di loro che è meglio che fossero rimasti nella loro terra, ma lì soffrivano tanto. Sono i nostri rifugiati, ma tanti li considerano esclusi. Per favore, sono i nostri fratelli! Il cristiano non esclude nessuno, dà posto a tutti, lascia venire tutti”.
Il Papa si sofferma poi sulla raccomnadazione di Gesù al lebbroso guarito: “Va’ a mostrarti al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione come Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro”. Sono parole, dice, che indicano “almeno tre cose. La prima: la grazia che agisce in noi non ricerca il sensazionalismo. Di solito essa si muove con discrezione e senza clamore. Per medicare le nostre ferite e guidarci sulla via della santità essa lavora modellando pazientemente il nostro cuore sul Cuore del Signore, così da assumerne sempre più i pensieri e i sentimenti. La seconda: facendo verificare ufficialmente l’avvenuta guarigione ai sacerdoti e celebrando un sacrificio espiatorio, il lebbroso viene riammesso nella comunità dei credenti e nella vita sociale. Il suo reintegro completa la guarigione. Come aveva lui stesso supplicato, ora è completamente purificato! Infine, presentandosi ai sacerdoti il lebbroso rende loro testimonianza riguardo a Gesù e alla sua autorità messianica. La forza della compassione con cui Gesù ha guarito il lebbroso ha portato la fede di quest’uomo ad aprirsi alla missione. Era un eslcuso, adesso è uno di noi”.
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Francesco ha concluso con questo pensiero: “Pensiamo a noi, alle nostre miserie… Ognuno ha la propria. Pensiamo con sincerità. Quante volte le copriamo con la ipocrisia delle ‘buone maniere’. E proprio allora è necessario stare da soli, mettersi in ginocchio davanti a Dio e pregare: ‘Signore, se vuoi, puoi purificarmi!’. E fatelo, fatelo prima di andare a letto, tutte le sere”.
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di Francesco Rossi per la Redazione Papaboys