Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Una giustizia vaticana che guarda ai codici senza dimenticare la legge del Vangelo. Francesco inaugura il 91.mo Anno Giudiziario del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano con una disamina fiduciosa sui progressi registrati dalle riforme avviate dalla Santa Sede in campo legislativo “in pieno rispetto con gli impegni internazionali,” riforme che – afferma – sono “inserite pienamente nella missione della Chiesa e anzi fanno “parte integrante della sua attività ministeriale”. Nel suo discorso, il Papa evidenzia l’impegno per contrastare l’illegalità nel settore della finanza a livello internazionale, azioni che “mal si conciliano con la natura e le finalità della Chiesa, e che – spiega – hanno generato disorientamento e inquietudine nella comunità dei fedeli”. Ferma la fiducia del Pontefice negli Organi giudiziari e investigativi; importante che le segnalazioni di presunti reati siano partite dalle Autorità interne del Vaticano, dimostrando così efficacia nelle azioni di contrasto come richiesto dagli standard internazionali.
Un lavoro prezioso e di responsabilità è quello che, per il Papa, svolgono coloro che sono impegnati nell’ambito della giustizia vaticana. A loro chiede di “perseguire, con sempre più convinzione, la via della giustizia”, “che rende possibile un’autentica fraternità in cui tutti sono tutelati, specie i più deboli e fragili”. Francesco esorta a guardare al Vangelo, alla giustizia proposta da Gesù che “non è un semplice insieme di regole applicate tecnicamente, ma una disposizione del cuore che guida chi ha responsabilità”. L’invito è quello di “instaurare la giustizia innanzitutto dentro di noi”, lottando contro “la zizzania” che ci abita.
Davanti a questa situazione nessun ordinamento giuridico potrebbe salvarci. In questo senso invito ciascuno a sentirsi coinvolto non solo in un impegno esterno che riguarda gli altri, ma anche in un lavoro personale dentro ognuno di noi: la nostra personale conversione. È solo questa la giustizia che genera giustizia!
“C’è però da dire che la giustizia da sola non basta, ha bisogno – osserva il Papa – di essere accompagnata anche dalle altre virtù: la prudenza, la fortezza e la temperanza”. La prudenza per distinguere il vero dal falso; la temperanza per avere equilibrio; la fortezza per superare le difficoltà vincendo “pressioni e passioni”. E’ necessario ricordare che si hanno di fronte “persone che hanno fame e sete di giustizia, persone sofferenti, talora in preda ad angosce e disperazione esistenziale” pertanto bisogna impegnarsi a comprendere “le cause dell’errore, e la fragilità di chi ha violato la legge”.
La misericordia non è la sospensione della giustizia, ma il suo compimento, perché riporta tutto in un ordine più alto, dove anche i condannati alle pene più dure trovano il riscatto della speranza. È un compito, quello di giudicare, che richiede non solo preparazione ed equilibrio, ma anche passione per la giustizia e consapevolezza delle grandi e doverose responsabilità legate al giudizio.
Francesco mette in luce i valori etici che fanno da sfondo alle leggi che vengono emanate. Sottolinea che “la legislazione vaticana ha subito, soprattutto nell’ultimo decennio, e in particolare nel settore penale, significative riforme rispetto al passato”. Modifiche dettate dalla naturale esigenza di ammodernamento, ma anche e soprattutto la necessità di rispettare impegni internazionali che la Santa Sede ha assunto anche per conto dello Stato Vaticano.
Impegni riguardanti soprattutto la protezione della persona umana, minacciata nella sua stessa dignità, e la tutela dei gruppi sociali, spesso vittime di nuove, odiose, forme di illegalità.
Il Pontefice sottolinea l’impegno della Santa Sede sul fronte della lotta all’illegalità nel settore della finanza a livello internazionale, incrementando i “rapporti di cooperazione e condivisione di politiche ed iniziative di contrasto”, “creando presidi interni di sorveglianza e di intervento capaci di effettuare severi ed efficaci controlli”. Riforme in linea con il magistero della Chiesa:
Lo scopo principale di queste riforme va, dunque, inserito all’interno della missione della Chiesa, anzi fa parte integrante ed essenziale della sua attività ministeriale. Ciò spiega il fatto che la Santa Sede si adoperi per condividere gli sforzi della comunità internazionale per la costruzione di una convivenza, giusta ed onesta, e soprattutto attenta alle condizioni dei più disagiati e degli esclusi, privati di beni essenziali, spesso calpestati nella loro dignità umana e ritenuti invisibili e scartati.
Il pensiero del Papa va anche allo sgomento di tanti fedeli dinanzi a situazioni illecite emerse. Importante che alcune segnalazioni siano partite proprio dall’interno del Vaticano:
Tali azioni hanno recentemente portato alla luce situazioni finanziarie sospette, che al di là della eventuale illiceità, mal si conciliano con la natura e le finalità della Chiesa, e che hanno generato disorientamento e inquietudine nella comunità dei fedeli. In ogni caso, premessa la piena fiducia nell’operato degli Organi giudiziari ed investigativi, e fermo restando il principio della presunzione di innocenza delle persone indagate, un dato positivo è che proprio in questo caso, le prime segnalazioni sono partite da Autorità interne del Vaticano, attive, sia pure con differenti competenze, nei settori della economia e finanza. Questo dimostra efficacia e l’efficienza delle azioni di contrasto, così come richiesto dagli standard internazionali.
Il cammino intrapreso va continuato “non solo sul piano delle riforme legislative, che hanno contribuito – spiega il Papa – ad un sostanziale consolidamento del sistema, ma anche avviando nuove forme di cooperazione giudiziaria sia a livello di organi inquirenti che di organi investigativi, nelle forme previste dalle norme e dalla prassi internazionale”. Particolare menzione anche per la Gendarmeria Vaticana “per la sua attività investigativa a supporto dell’Ufficio del Promotore di Giustizia”.
Nel concludere il suo discorso, Francesco ricorda che al di là dei sistemi e delle regole, servono persone giuste e rette. Da qui l’invito ad aprire “spazi e nuovi percorsi per attuare la giustizia a vantaggio della promozione della dignità umana, della libertà, in definitiva, della pace”.
Il Vangelo ci ricorda che i nostri tentativi di giustizia terrena hanno sempre come orizzonte ultimo l’incontro con la giustizia divina, quella del Signore che ci aspetta. Queste parole non devono spaventarci, ma solo spronarci a compiere il nostro dovere con serietà e umiltà.
Il Promotore di Giustizia, Gian Piero Milano, nel suo intervento ha ringraziato il Papa per la sua “paterna sollecitudine” ricordando le alte responsabilità alle quali i giudici sono chiamati. “L’impegno a ristabilire condizioni generali di giustizia e di pace sociale – ha spiegato il dottor Milano – richiede interventi concertati e politiche condivise a livello internazionale”. Un impegno che “non ha alterato le matrici identitarie ed ideali della realtà ecclesiale e dell’ordinamento giuridico in cui si concretizza”. Particolare il ringraziamento per il ruolo ricoperto dal professor Giuseppe Dalla Torre, per 30 anni presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano; carica oggi nelle mani del dottor Giuseppe Pignatone. Nel concludere il suo intervento, il Promotore di Giustizia ha sottolineato i prossimi impegni che richiederanno prudenza ed equità.
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