di Debora Donnini – Città del Vaticano per Vaticannews.va
Si è disposti “all’avventura del cammino” condividendo le vicende dell’umanità o si preferisce rifugiarsi nelle scuse del “non serve” o del “si è fatto sempre così”? È la domanda che il Papa pone nella Messa di apertura del Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità nella Basilica di San Pietro. Presenti circa 3mila persone, fra cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi e laici. Incontrare, ascoltare, discernere sono i tre verbi che Francesco offre alla riflessione della Chiesa come bussola, all’inizio di questo percorso sinodale, ricordando che fare Sinodo significa camminare insieme sulla stessa strada. Lo sguardo è rivolto a Gesù che, nel Vangelo proposto dalla Liturgia di oggi, incontra l’uomo ricco, ascolta le sue domande e lo aiuta a discernere.
La Parola ci apre al discernimento e lo illumina. Essa orienta il Sinodo perché non sia una “convention”, una convention ecclesiale, un convegno di studi o un congresso politico, perché non sia un parlamento ma un evento di grazia, un processo di guarigione condotto dallo Spirito. In questi giorni Gesù ci chiama, come fece con l’uomo ricco del Vangelo, a svuotarci, a liberarci di ciò che è mondano, e anche delle nostre chiusure e dei nostri modelli pastorali ripetitivi; a interrogarci su cosa ci vuole dire Dio in questo tempo e verso quale direzione vuole condurci.
Come Gesù, senza esserne infastidito, si è lasciato interpellare dall’inquietudine dell’uomo ricco, che chiedeva cosa fare per avere la vita eterna, il Pontefice esorta i cristiani a “diventare esperti nell’arte dell’incontro”, non nell’organizzare “eventi” o nel fare “una riflessione teorica sui problemi”. Gesù – aggiunge a braccio – non andava di fretta, ma era sempre al servizio della persona che incontrava per ascoltarla. Bisogna, quindi, dare spazio alla preghiera, all’adorazione, all’incontro col Signore, a quello che lo Spirito vuol dire alla Chiesa per lasciarsi, poi, interpellare dalla storia dell’altro. Invece di “ripararci in rapporti formali o indossare maschere di circostanza”, l’incontro suggerisce nuove vie da seguire facendoci uscire da “abitudini stanche” per essere capaci di “veri incontri con Lui e tra di noi”, “senza trucco”.
Oggi, dopo l’Angelus, riceverò un bel gruppo di persone di strada che semplicemente si sono radunate perché c’è un gruppo di gente che va ad ascoltarle, soltanto ad ascoltarle. E dall’ascolto sono riusciti a incominciare a camminare.
I cristiani sono chiamati, dunque, a ascoltare con il cuore, tutto il tempo necessario, in modo che l’altro si senta non giudicato ma libero di raccontare il proprio vissuto. Gesù con l’uomo ricco non ha offerto “una soluzione preconfezionata” ma ha ascoltato con il cuore permettendogli, così, di parlare di sé con libertà. “Con sincerità in questo itinerario sinodale, chiediamoci: come stiamo con l’ascolto?” è la domanda di Papa Francesco. Fare Sinodo è infatti seguire le tracce di Gesù:
È scoprire con stupore che lo Spirito Santo soffia in modo sempre sorprendente, per suggerire percorsi e linguaggi nuovi. È un esercizio lento, forse faticoso, per imparare ad ascoltarci a vicenda – vescovi, preti, religiosi e laici, tutti, tutti i battezzati – evitando risposte artificiali e superficiali, risposte prêt-à-porter: no. Lo Spirito ci chiede di metterci in ascolto delle domande, degli affanni, delle speranze di ogni Chiesa, di ogni popolo e nazione. E anche in ascolto del mondo, delle sfide e dei cambiamenti che ci mette davanti. Non insonorizziamo il cuore, non blindiamoci dentro le nostre certezze. Le certezze tante volte ci chiudono.
Nel dialogo con l’uomo ricco, Gesù, poi, lo aiuta a discernere. Intuisce che è un uomo buono che pratica i comandamenti, ma vuole condurlo oltre l’osservanza dei precetti, facendogli capire a cosa il suo cuore sia davvero attaccato, “per poi scoprire che il suo bene non è aggiungere altri atti religiosi, ma, al contrario, svuotarsi di sé: vendere ciò che occupa il suo cuore per fare spazio a Dio”. Un’indicazione preziosa, nota il Papa. Il Sinodo, infatti, è “un cammino di discernimento spirituale, di discernimento ecclesiale, che si fa nell’adorazione, nella preghiera, a contatto con la Parola di Dio”.
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