Una Commissione che studi la questione del diaconato alle donne e chiarezza sui motivi per cui non è consentita a delle consacrate tenere l’omelia durante la Messa. Sono due delle molte e delicate questioni che hanno visto Papa Francesco impegnato a rispondere alle domande rivoltegli dall’Unione delle Superiore maggiori (Uisg), durante l’incontro svoltosi in Aula Paolo VI. Nel lungo dialogo a braccio, Francesco ha invitato le consacrate a evitare i rischi del “femminismo” e della “servitù” nella Chiesa anziché del “servizio”.
È da lungo tempo che il magistero dei Papi celebra il “genio femminile” nella Chiesa. E il genio femminile chiede al Papa di contare di più. Diverse domande suddivise in quattro blocchi, concrete, dirette, nello stile di Francesco, su questioni che le consacrate del mondo avvertono come urgenti e per cui invocano risposte chiare.
Lo sguardo femminile sulla Chiesa
Prima questione: la presenza delle donne nei processi decisionali della Chiesa. Francesco si dice d’accordo a un aumento delle responsabilità a vari livelli da parte di personalità femminili, nei casi in cui non sia prevista la giurisdizione che è connessa all’ordine sacro. Questo poiché – sottolinea – lo sguardo di una donna può contribuire ad arricchire sia la fase di elaborazione di una decisione, sia quella esecutiva.
Commssione di studio su diaconato permanente alle donne
Nel sottolineare poi come siano già protagoniste nel servizio ai poveri e malati, nella catechesi e in molti altri ministeri ecclesiali, le consacrate presentato la questione dell’apertura alle donne del diaconato permanente, con riferimento alla Chiesa primitiva. Francesco ha ricordato che l’antico ruolo delle diaconesse non risulta tuttora molto chiaro e si è detto disponibile a interessare della questione una Commissione di studio.
Donne e l’omelia nelle Messe
Le religiose chiedono a Francesco anche della possibilità di tenere l’omelia durante la Messa. Il Papa distingue tra la predica tenuta durante una Liturgia della Parola – che può essere svolta senza difficoltà da una donna, consacrata o laica – dalla Liturgia eucaristica, nella quale l’omelia è collegata alla presidenza della celebrazione, che è propria del sacerdote. Piuttosto, Francesco esorta a stare in guardia da due tentazioni: quella del femminismo – perché la donna vive nella Chiesa con la dignità alta che le viene dal Battesimo – e quella tante volte stigmatizzata del clericalismo, che si verifica quando i sacerdoti pretendano di guidare da soli le proprie parrocchie, senza stimolare la sinodalità e la collaborazione, spalleggiati da laici che per comodo si lasciano “clericalizzare”.
Presenti dove si decide
Parlando di un migliore inserimento delle consacrate nella vita della Chiesa, il Papa auspica la loro presenza nelle assemblee del dicastero dei religiosi e nelle assemblee in cui si dibattono questioni di loro pertinenza.
Servizio non servitù
Francesco si ferma poi ad apprezzare la maternità che religiose e consacrate esprimono nella cura delle varie forme di emarginazione e al contempo stigmatizza la distorsione cui in alcuni casi è soggetto il servizio svolto dalle suore, ad esempio quando la loro presenza sia dedicata alla cura non delle anime ma esclusivamente al servizio servile di una canonica.
Il Codice si può cambiare
Un ulteriore blocco di domande pone in rilievo il lavoro di riforma in atto in molte Congregazioni e Istituti e di possibili difficoltà di natura canonica. Il Papa si è detto incline alla possibilità anche di apportare piccole modifiche alla legge della Chiesa, purché – ha tenuto ad affermare – ciò sia sempre il risultato di un approfondito discernimento da parte delle autorità competenti.
Difficile il “per sempre”
Una domanda mette a nudo il senso di provvisorietà che coglie molti giovani di fronte a un impegno per la vita. Francesco, concorda, indicando quanto affermato nell’”Amoris Laetitia” e rilevando una volta ancora il problema della scarsa preparazione dei fidanzati al matrimonio. Circa la vita consacrata, il Papa ricorda l’esempio di S. Vincenzo de’ Paoli che per un determinato tipo di servizio aveva preferito la via dei voti temporanei.
Carismi, denaro e povertà
Severe le parole con le quali Francesco si sofferma su quella sorta di “mercato” cui talvolta si assiste in occasione della richiesta di contributi per l’amministrazione dei Sacramenti e sollecita la vita religiosa a custodire il valore della povertà, che protegge da errori e derive dei carismi, pur non sottovalutando la necessità di curare l’amministrazione dei beni.
Mistiche non vuol dire “mummie”
Una domanda si concentra sull’etichetta di “attiviste sociali” che tante religiose si vedono apporre mentre svolgono il loro servizio tra i più poveri. Certamente ogni consacrata – afferma il Papa – deve avere una vita mistica, ma ciò non vuol dire, soggiunge essere una “mummia”. Se il carisma chiede di servire, bisogna farlo, nonostante il rischio di malelingue o calunnie.
Sappiate riposarvi
Francesco termina invitando le consacrate a dare il giusto spazio al riposo e a non trascurare di consultare le suore anziane o quelle malate accudite in convento: sono loro la memoria dell’istituto con la loro esperienza e saggezza.
Il servizio è di Alessandro De Carolis per la Radio Vaticana