Spendere soldi in armamenti nucleari è uno sperpero di ricchezza, che finiranno per pagare i poveri. Per vivere in pace al mondo non serve la paura di un disastro nucleare, ma “un’etica della fraternità”. Sono alcuni pensieri contenuti nel messaggio inviato da Papa Francesco al ministro degli Esteri austriaco, Sebastian Kurz, presidente della Conferenza sull’impatto umanitario delle armi nucleari, che si chiude oggi a Vienna. Il servizio di Alessandro De Carolis per la Radio Vaticana:
“Hibakusha”. Una parola giapponese sconosciuta ai più, dietro la quale si cela la vita e la storia di una categoria di persone uscite da un inferno inenarrabile: l’olocausto nucleare di Hiroshima e Nagasaki. Gli “Hibakusha” sono i superstiti delle prime bombe atomiche e alla loro testimonianza si appoggia Papa Francesco per invitare gli Stati a rinunciare agli armamenti nucleari. Quello del Papa è un lungo e intenso appello ai governi a “ridurre la minaccia nucleare”, controbilanciandola con l’affermazione di un’“etica globale”, sollecitata con “urgenza” nel contesto di una comunità internazionale sempre più interdipendente.
Papa Francesco chiede di porre “maggiore attenzione” alle “sofferenze inutili” causate dall’uso di armi nucleari. “I codici militari e il diritto internazionale, tra gli altri, hanno da tempo vietato ai popoli – scrive – di infliggere sofferenze inutili. Se tale sofferenza è vietata nelle guerre convenzionali, ancor più dovrebbe essere vietata in un conflitto nucleare”. E qui, dopo aver salutato con calore gli Hibakusha e i superstiti di altri test di armamenti nucleari, il Papa incoraggia tutti “a essere voci profetiche” e a invitare “la famiglia umana a un più profondo apprezzamento della bellezza, dell’amore, della collaborazione e della fraternità, ricordando al mondo i rischi degli armamenti nucleari, che hanno il potenziale – dice – di distruggere noi e la civiltà”.
“La deterrenza nucleare e la minaccia della sicura distruzione reciproca – prosegue – non possono essere la base per un’etica della fraternità e della convivenza pacifica tra i popoli e gli Stati. I giovani di oggi e di domani meritano molto di più. Meritano un ordine mondiale di pace fondato sull’unità della famiglia umana, fondato sul rispetto, la cooperazione, la solidarietà e la compassione. Ora è il momento per contrastare la logica della paura con l’etica della responsabilità e quindi favorire un clima di fiducia e di dialogo sincero”.
Come sempre, parlando di armi, Papa Francesco si sofferma sulla massa di denaro che serve per costruirle e possederle. “La spesa per le armi nucleari – afferma in modo netto – sperpera la ricchezza delle nazioni. Assegnare una priorità a tale spesa è un errore e una cattiva collocazione delle risorse, che sarebbero molto meglio investite nei settori dello sviluppo umano integrale, l’istruzione, la salute e la lotta contro la povertà estrema. Quando queste risorse vengono sprecate – sottolinea il Papa – i poveri e i più deboli ai margini della società ne pagano il prezzo”.
Nel terminare il messaggio – constatando ancora una volta che il desiderio della pace “non potrà mai essere esaudito solo da mezzi militari” e “tanto meno dal possesso di armamenti nucleari e di altre armi di distruzione di massa – Papa Francesco ribadisce che la pace “deve essere costruita sulla giustizia, lo sviluppo socio-economico, la libertà, il rispetto dei diritti umani fondamentali, la partecipazione di tutti alla vita pubblica e la costruzione della fiducia tra i popoli”. Dobbiamo essere “profondamente impegnati al rafforzamento della mutua fiducia perché solo attraverso tale fiducia potrà stabilirsi un pace vera e duratura tra le nazioni”, è l’esortazione finale con cui il Papa chiama gli Stati nucleari a confrontarsi sul tema al proprio interno, con gli altri Stati che possiedono arsenali simili e anche con chi ne è sprovvisto. “La mia grande speranza – conclude – è che questa responsabilità informerà i nostri sforzi in favore del disarmo nucleare, perché un mondo senza armi nucleari sia davvero possibile”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana