Attraverso il dialogo vinciamo la paura dell’altro e costruiamo ponti di vera comunicazione. E’ l’esortazione di Papa Francesco levata stamani nell’incontro con i volontari del “Telefono Amico Italia”, ricevuti in Vaticano in occasione del 50.mo di attività. Il Pontefice ha ribadito che è necessario abbattere i muri delle incomprensioni, cercando di rendere il mondo un luogo migliore e più accogliente per tutti.
Ascoltare l’altro con i suoi bisogni, in un mondo che sembra sempre più indifferente. Papa Francesco ha preso spunto dall’udienza ai volontari del Telefono Amico Italia per soffermarsi sulle condizioni di “solitudine” e “smarrimento” in cui oggi tante persone si trovano, specie nelle grandi città.
Viviamo in grandi città dove ci stiamo abituando all’indifferenza
“Le grandi città, pur essendo sovraffollate, sono emblema di un genere di vita poco umano a cui gli individui si stanno abituando: indifferenza diffusa, comunicazione sempre più virtuale e meno personale, carenza di valori saldi su cui fondare l’esistenza, cultura dell’avere e dell’apparire. In tale contesto, è indispensabile favorire il dialogo e l’ascolto”.
Il dialogo ci aiuta a vedere l’altro come dono, non come minaccia
Il dialogo, ha ripreso Francesco, “permette di conoscersi e di comprendere le reciproche esigenze”. Dialogare, ha ribadito, vuol dire aprirsi alle persone, recepirne gli aspetti migliori. Il dialogo, ha detto ancora, “è espressione di carità, perché, pur non ignorando le differenze, può aiutare a ricercare e condividere percorsi in vista del bene comune”:
“Attraverso il dialogo possiamo imparare a vedere l’altro non come una minaccia, ma come un dono di Dio, che ci interpella e ci chiede di essere riconosciuto. Dialogare aiuta le persone a umanizzare i rapporti e a superare le incomprensioni. Se ci fosse più dialogo – dialogo vero! – nelle famiglie, negli ambienti di lavoro, nella politica, si risolverebbero più facilmente tante questioni!”.
Ascoltare l’altro per abbattere i muri delle incomprensioni
Il Papa ha quindi osservato che condizione del dialogo è “la capacità di ascolto”. “Ascoltare l’altro – ha detto – richiede pazienza e attenzione. Solo chi sa tacere, sa ascoltare, non si può ascoltare parlando”: “Ascoltare Dio, ascoltare il fratello e la sorelle che ha bisogno di aiuto, ascoltare un amico, un familiare”:
“Dio stesso è l’esempio più eccellente di ascolto: ogni volta che preghiamo, Egli ci ascolta, senza chiedere nulla e addirittura ci precede e prende l’iniziativa (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 24) nell’esaudire le nostre richieste di aiuto. L’attitudine all’ascolto, di cui Dio è modello, ci sprona ad abbattere i muri delle incomprensioni, a creare ponti di comunicazione, superando l’isolamento e la chiusura nel proprio piccolo mondo. Qualcuno diceva: per fare la pace, nel mondo, mancano le orecchie, manca gente che sappia ascoltare e poi da lì viene il dialogo”.
Il Papa ha concluso il suo discorso incoraggiando il Telefono Amico Italia a “contribuire alla costruzione di un mondo migliore, rendendolo luogo di accoglienza e rispetto”. “Nessuno rimanga isolato”, è stata la sua esortazione, impegnatevi “perché non si spezzino i legami del dialogo, e perché non venga mai meno l’ascolto, che è la manifestazione più semplice di carità verso i fratelli”.
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Il servizio è di Alessandro Gisotti per la Radio Vaticana
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