Il messaggio di Francesco per la 56.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali
Papa Francesco, nel Messaggio per la 56.ma Giornata delle Comunicazioni sociali è alle nuove forme dell’informazione attuale, invita i giornalisti e comunicatori ad andare in profondità e cogliere l’essenza di ciò che si racconta, si pubblica, si registra. Azione possibile solo attraverso l’“ascolto”, che non significa “origliare o spiare” o tantomeno “parlarsi addosso” come spesso accade nel dibattito pubblico, ma “l’ascolto di sé, delle proprie esigenze più vere, quelle inscritte nell’intimo di ogni persona”. Un modo anche per superare ostacoli e pregiudizi, come quelli sui migranti che non sono “numeri” o “pericolosi invasori”, o per intercettare il “disagio sociale” alimentato dalla pandemia.
Ascoltare rimane essenziale per la comunicazione umana: “Solo facendo attenzione a chi ascoltiamo, a cosa ascoltiamo, a come ascoltiamo, possiamo crescere nell’arte di comunicare, il cui centro non è una teoria o una tecnica, ma la capacità del cuore che rende possibile la prossimità.”
Sul tema dei migranti avvisa: “Per vincere i pregiudizi sui migranti e sciogliere la durezza dei nostri cuori, bisognerebbe provare ad ascoltare le loro storie. Dare un nome e una storia a ciascuno di loro. Molti bravi giornalisti lo fanno già. E molti altri vorrebbero farlo, se solo potessero. Incoraggiamoli! Ascoltiamo queste storie! Ognuno poi sarà libero di sostenere le politiche migratorie che riterrà più adeguate al proprio Paese. Ma avremo davanti agli occhi, in ogni caso, non dei numeri, non dei pericolosi invasori, ma volti e storie di persone concrete, sguardi, attese, sofferenze di uomini e donne da ascoltare.“
Poi mette in guardia: “Una tentazione sempre presente e che oggi, nel tempo del social web, sembra essersi acuita è quella di origliare e spiare, strumentalizzando gli altri per un nostro interesse. Al contrario, ciò che rende la comunicazione buona e pienamente umana è proprio l’ascolto di chi abbiamo di fronte, faccia a faccia, l’ascolto dell’altro a cui ci accostiamo con apertura leale, fiduciosa e onesta.”
(di Salvatore Cernuzio)
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