Nessuna indifferenza verso gli immigrati
L’attenzione pastorale e caritativa verso gli immigrati “non ammette l’indifferenza dei pastori della Chiesa”. Incontrando i vescovi della Repubblica Dominicana, il pensiero di Papa Francesco è andato ai migranti, in particolare a quelli che si spostano all’interno dell’isola di Hispaniola e che da Haiti vanno in cerca “di migliori condizioni di vita in terra dominicana”. L’esortazione del Pontefice è stata a “continuare a collaborare con le autorità civili” per realizzare “soluzioni di solidarietà” per coloro che sono “privi di documenti” o ai quali sono negati i “diritti fondamentali”. È “imperdonabile”, ha aggiunto, non promuovere “iniziative di fraternità e di pace” tra i due Paesi, che insieme formano la “splendida isola dei Caraibi”, mentre è “importante” integrare gli immigrati nella società e dare loro “il benvenuto nella comunità ecclesiale”. Per questo, Francesco ha ringraziato coloro che già sono impegnati in tale servizio a favore di quanti soffrono, come gesto di “amorosa sollecitudine – ha aggiunto – per il fratello che si sente solo e indifeso, con il quale Cristo si è identificato”.
Traffico di droga e delle persone, gravi problemi dei nostri popoli
A tal proposito, ha sottolineato gli sforzi dei vescovi per affrontare “i gravi problemi che affliggono i nostri popoli”: dal traffico di droga a quello delle persone, dalla corruzione alla violenza domestica, dall’abuso e lo sfruttamento dei bambini all’insicurezza sociale. Dall’“intima connessione” che esiste tra evangelizzazione e promozione umana, ogni azione della “Chiesa madre” deve “cercare e provvedere” al bene delle persone più sfortunate.
Matrimonio e famiglia vivono crisi culturale
Ci sono poi le “grandi sfide del nostro tempo”: il matrimonio e la famiglia attraversano “una seria crisi culturale”. Questo non significa, ha spiegato, che “hanno perso importanza”, ma se ne sente maggiormente il bisogno. L’esortazione del Papa è stata a continuare “a presentare la bellezza del matrimonio cristiano”: sposarsi nel Signore, ha spiegato, “è un atto di fede e di amore” in cui i coniugi trasmettono la “benedizione e la grazia di Dio” nonché i valori e la fede. La famiglia è inoltre “il luogo dove si impara a convivere nella differenza” e a “sperimentare il perdono”. Il prossimo Giubileo della Misericordia, ha auspicato Francesco, sia l’occasione per migliorare l’impegno a favore del matrimonio, della riconciliazione familiare e della convivenza pacifica.
La cura dei sacerdoti
Il Papa ha quindi sollecitato i vescovi a prendersi cura di “ciascun” sacerdote, per difenderlo dai “lupi” che attaccano anche i “pastori”. Nei seminari, ha aggiunto, vada coltivata la formazione umana, intellettuale e spirituale che assicura “un vero incontro col Signore”, per arrivare a quella “dedizione pastorale” e quella “maturità emotiva” che permettono di abbracciare il celibato e di vivere e lavorare in comunione. Il clero dominicano, ha notato, si distingue per la fedeltà e la coerenza della vita cristiana: che il suo impegno per i deboli e i bisognosi permetta di superare la “tendenza terrena verso la mediocrità”. La Missione continentale, promossa dal Documento di Aparecida, e i piani pastorali locali – ha quindi aggiunto – sono alla base della collaborazione tra le Chiese locali: ma non bastano “piani ben formulati” e celebrazioni festive, è necessario permeare con la propria missione “la vita quotidiana” della popolazione. In tale direzione va l’invito a non trascurare la formazione dottrinale e spirituale del laicato dominicano affinché – già presente nelle opere di evangelizzazione a livello diocesano e nazionale – possa ancora meglio portare la testimonianza di Cristo in ambienti che spesso vescovi, sacerdoti o religiosi non possono raggiungere.
L’insegnamento della religione nella scuola
La cura pastorale per i giovani, inoltre, dev’essere attenta ad evitare che questi si lascino “distrarre dalla confusione degli anti valori che cerca di sopraffare” i ragazzi stessi al giorno d’oggi. Ci sono poi leggi civili – ha notato il Papa – che, senza tener presente gli orientamenti dei genitori e della Chiesa per le nuove generazioni, tendono a sostituire l’insegnamento della religione nelle scuole “con un’educazione del fatto religioso di natura multiconfessionale e con una semplice illustrazione di etica e cultura religiosa”. È necessario quindi un atteggiamento “vigile e coraggioso” affinché si possa assicurare nelle scuole “una formazione secondo i principi morali e religiosi delle famiglie”.
La tutela del creato
L’invito finale del Papa, di fronte alla bellezza dei paesaggi in Repubblica Dominicana, è stato a rinnovare l’impegno per la conservazione e la tutela dell’ambiente: il rapporto tra uomo e natura, ha ricordato, “non dovrebbe essere governato da avidità, manipolazione o eccessivo sfruttamento” ma dall’impegno a mantenere “la divina armonia tra creature e creato”, a favore delle future generazioni.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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