Papa Francesco: “Perché avete paura? Non avete ancora fede….”
(Debora Donnini) Papa Francesco torna alla sera del 27 Marzo 2020, a quello speciale momento di preghiera in una Piazza San Pietro vuota per la pandemia e bagnata dalla pioggia, mentre il mondo lo seguiva preso da paura e desolazione di fronte a un piccolo e invisibile nemico appena conosciuto, capace nel tempo di paralizzare tutto.
“Camminavo così, da solo, pensando alla solitudine di tanta gente… un pensiero inclusivo, un pensiero con la testa e con il cuore, insieme”.
Il Papa va con la memoria a quel giorno guardando le foto di allora, nella breve e intensa intervista rilasciata a monsignor Lucio Adrián Ruiz, segretario del Dicastero per la Comunicazione, contenuta nel libro: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?
” Il titolo riprende le parole che Gesù rivolge ai discepoli quando lo svegliano spaventati perché la barca è in balia della tempesta, secondo il racconto del Vangelo che veniva proclamato in quelle ore.Il testo, edito dalla Libreria Editrice Vaticana e corredato da foto dell’evento, esce il 17 dicembre – nel giorno in cui Francesco compie 84 anni – e propone nella prima parte le parole forti e la supplica levate a Dio quella sera dal Papa, seguito da tanti attraverso i media.
Nella seconda parte del volume viene presentato l’insegnamento scaturito da quella riflessione che, declinato alla luce del Vangelo e della Dottrina sociale della Chiesa, è stato proposto da Francesco nei mesi a seguire per spronare a cogliere la pandemia come un’opportunità di ripensamento dell’esistenza e di rinascita. Un’opportunità di uscirne migliori e non peggiori. Di lasciarsi interrogare e cambiare rotta, cioè convertirsi.
“Due cose mi sono venute in mente: la Piazza vuota, le persone unite a distanza, … e da questo lato, la barca dei migranti, quel monumento… E siamo tutti sulla barca, e in questa barca non sappiamo quanti potranno sbarcare… Tutto un dramma davanti alla barca, la peste, la solitudine… in silenzio…”, ricorda ancora il Papa sottolineando di non essersi sentito solo ma in contatto con la gente, in quel momento, e mettendo in evidenza un particolare: “Baciare i piedi del Crocifisso dà sempre speranza. Lui sa cosa significa camminare e conosce la quarantena perché gli misero due chiodi lì per tenerlo fermo. I piedi di Gesù sono una bussola nella vita della gente, quando cammina e quando sta ferma. A me toccano molto i piedi del Signore…”.
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Con lui, infatti, in quella Piazza c’era l’immagine di Maria Salus Populi Romani e il Crocifisso miracoloso di San Marcello al Corso, a cui Francesco baciò i piedi, il segno di un affidamento di fronte allo smarrimento e allo spavento del mondo, che l’assenza dei fedeli in certo modo amplificava. Era una Statio Orbis, una sorta di fermata nella storia per invocare la misericordia di Dio ed esortare a ripensare la vita in modo personale e globale.
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