I martiri ci ricordano che bisogna mettere Cristo al di sopra di tutto e non scendere a compromessi con la fede. E’ uno dei passaggi forti dell’omelia di Papa Francesco nella Messa di beatificazione di Paul Yun Ji-Chung e 123 compagni martiri, avvenuta oggi a Seoul presso la Porta di Gwanghwamun. Alla celebrazione hanno preso parte circa 800 mila persone. Da Seoul, il servizio dell’inviato della Radio Vaticana Davide Dionisi:
“La celebrazione del beato Paolo e dei suoi compagni ci offre l’opportunità di ritornare ai primi momenti, agli albori della Chiesa in Corea, e ci invita tutti a lodare Dio per quello che ha fatto”.
L’eroico sacrificio di tanti martiri ha reso fecondo e ricco di prospettive future la Corea. Grazie a loro, il Vangelo di Cristo è cresciuto come albero adulto ed i frutti si espandono anche fuori del proprio Paese e del Continente asiatico. A Gwanghwamun, luogo simbolo di Seul, Papa Francesco ha presieduto questa mattina la Messa di beatificazione di 124 martiri, davanti ad 800mila fedeli. Durante l’omelia il Pontefice ha ricordato la vittoria e la testimonianza di chi ha pagato con il supremo sacrificio la loro fede in Dio. Paolo Yun Ji-chung e i suoi compagni hanno sigillato la loro missione di precursori con il martirio e da qui è scaturito il seme di nuovi cristiani:
“Il loro esempio ha molto da dire a noi, che viviamo in società dove, accanto ad immense ricchezze, cresce in modo silenzioso la più abbietta povertà; dove raramente viene ascoltato il grido dei poveri; e dove Cristo continua a chiamare, ci chiede di amarlo e servirlo tendendo la mano ai nostri fratelli e sorelle bisognosi”.
L’esempio dei martiri, inoltre, ci insegna l’importanza della carità nella vita di fede e la loro eredità può ispirare tutti gli uomini e le donne di buona volontà ad operare in armonia per una società più giusta, libera e riconciliata. Ma essere martiri vuol dire soprattutto essere testimoni di Gesù.
E a proposito di testimonianza, prima della Messa il Santo Padre si è fermato ancora una volta a salutare i familiari delle vittime del traghetto. Il suo abbraccio e la condivisione del dolore, nei giorni scorsi, ha suscitato tanta commozione e i quotidiani locali, oggi, dedicano ai gesti di affetto e di condivisione del dolore ampi spazi. Anche perché, oltre ai segni e alle parole, il Papa continua ad indossare il piccolo nastro ripiegato ad anello di colore giallo, simbolo di vicinanza e solidarietà nei confronti delle vittime. Testimonianza, appunto, che secondo le cronache locali, “sta asciugando le lacrime di Sewol”.
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