Meglio zoppicare che rimanere fermi rinchiudendosi nella propria nicchia. E’ quanto affermato da Papa Francesco nel discorso al Serra International, organizzazione che ha, come vocazione, “l’essere amici dei preti”. Il Papa ha detto che è molto triste vedere uomini di Chiesa che non sanno cedere il proprio posto ed ha ribadito che il cristiano deve sempre mettere in discussione se stesso se vuole vivere davvero l’incontro con il Signore. Il servizio di Alessandro Gisotti per Radio Vaticana:
Siate “veri amici dei seminaristi e dei sacerdoti, manifestando il vostro amore per loro nella promozione delle vocazioni, nella preghiera e nella collaborazione pastorale”. E’ l’esortazione che Papa Francesco ha rivolto ai membri del Serra International, ringraziandoli per la loro “bella vocazione” incentrata sull’amicizia. Quindi, ha sottolineato cosa voglia essere amici dei preti:
“Amici che sanno accompagnarli e sostenerli con senso di fede, con la fedeltà della preghiera e con l’impegno apostolico; amici che condividono lo stupore della chiamata, il coraggio della scelta definitiva, le gioie e le stanchezze del ministero; amici che sanno stare vicini ai preti, che sanno guardare con comprensione e tenerezza i loro slanci generosi, insieme alle loro debolezze umane”.
Di qui, il pontefice ha preso spunto dal tema del Convegno del Serra International, “Siempre adelante! Sempre avanti!” per soffermarsi sulla centralità del camminare nella “vocazione cristiana”.
Le strutture pastorali non cadano nella tentazione di preservare se stesse
Quest’ultima, ha detto, “è l’invito a uscire da sé stessi per iniziare a vivere la festa dell’incontro con il Signore e percorrere le strade sulle quali Egli ci invia”. Ma per camminare, è stato il suo ammonimento, bisogna mettersi in discussione. “Non avanza verso la mèta – ha detto il Papa – chi ha paura di perdere sé stesso secondo il Vangelo”.
“Nessuna nave solcherebbe le acque se avesse timore di lasciare la sicurezza del porto. Allo stesso modo, nessun cristiano può entrare nell’esperienza trasformante dell’amore di Dio se non è disposto a mettere in discussione sé stesso, ma resta legato ai propri progetti e alle proprie acquisizioni consolidate. Anche le strutture pastorali possono cadere in questa tentazione di preservare sé stesse invece di adattarsi al servizio del Vangelo”.
Il cristiano, invece, “sa di poter scoprire le sorprendenti iniziative di Dio quando ha il coraggio di osare, quando non permette alla paura di prevalere sulla creatività”: E ancora, ha affermato, “quando non si irrigidisce di fronte alla novità e sa abbracciare le sfide che lo Spirito gli pone, anche quando esse gli chiedono di cambiare rotta e di uscire dagli schemi”.
Bisogna sempre andare avanti, confidando nella misericordia di Dio
Francesco ha così rammentato l’esempio di di San Junipero che, “zoppicante, si ostina a volersi mettere in viaggio verso San Diego per piantarvi la Croce!”:
“Ho paura dei cristiani che non camminano e si rinchiudono nella propria nicchia. È meglio procedere zoppicando, talvolta cadendo ma confidando sempre nella misericordia di Dio, che essere dei “cristiani da museo”, che temono i cambiamenti e che, ricevuto un carisma o una vocazione, invece di porsi al servizio dell’eterna novità del Vangelo, difendono sé stessi e i propri ruoli”.
No agli uomini di Chiesa che non cedono il proprio posto
Tutti, ha detto, siamo chiamati dal Signore, siamo dunque chiamati a metterci “al servizio di un progetto più grande” e questo con umiltà:
“Com’è triste vedere che, a volte, proprio noi uomini di Chiesa non sappiamo cedere il nostro posto, non riusciamo a congedarci dai nostri compiti con serenità, e facciamo fatica a lasciare nelle mani di altri le opere che il Signore ci ha affidato!”
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Anche voi, ha concluso, andate avanti “con coraggio, con creatività e con audacia. Senza paura di rinnovare le vostre strutture e senza permettere che il prezioso cammino fatto perda lo slancio della novità”.
Fonte it.radiovaticana.va
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