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Per seguire processi comunicativi che “cambiano continuamente e velocemente”, serve un “di più” di progettualità e visione, per essere “pronti anche ad imboccare strade diverse e innovative”. E nel vostro lavoro di comunicatori, prestate sempre attenzione “ai sostantivi, cioè alle persone, più che aggettivi che distraggono”.
Così Papa Francesco si rivolge
ad un centinaio di giornalisti cattolici protagonisti dell’incontro per i 25 anni del Coordinamento delle Associazioni per la Comunicazione (Copercom), ricevuti questa mattina nella Sala del Concistoro.Tiziana Campisi – Città del Vaticano per Vaticannews.va
Ciò di cui tutti hanno bisogno è giustizia, ma anche fiducia. Solo la fede restituisce a un mondo chiuso e individualista il soffio dello Spirito. Con questo supplemento di respiro le grandi sfide presenti, come la pace, la cura della casa comune e un nuovo modello di sviluppo potranno essere affrontate, senza arrendersi ai dati di fatto che sembrano insuperabili.
Il Papa lo sottolinea parlando al Coordinamento ecclesiale per l’VIII Centenario Francescano, ricevuto in udienza nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico. Costituito circa un anno fa a Greccio, dalle diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, di Rieti e di Arezzo, con rappresentanti di tutte le famiglie francescane del primo e secondo ordine, dell’ordine francescano secolare e delle congregazioni francescane, l’organismo sta curando la l’organizzazione di una serie di eventi, dal 2023 al 2026, per celebrare gli 800 anni dalla morte di San Francesco D’Assisi.
Proprio guardando al poverello di Assisi, il Pontefice evidenzia che il centenario deve tendere a “declinare insieme l’imitazione di Cristo e l’amore per i poveri”.
Perché “Francesco ha vissuto l’imitazione di Cristo povero e l’amore per i poveri in modo inscindibile, come le due facce di una stessa medaglia”. I frutti delle celebrazioni matureranno “anche grazie all’atmosfera che si sprigiona dai diversi ‘luoghi’ francescani”, fa notare il Pontefice, perché ciascuno di questi “possiede un carattere peculiare, un dono fecondo che contribuisce a rinnovare il volto della Chiesa”.
Ai membri del Coordinamento ecclesiale del Centenario francescano, che darà vita a un pellegrinaggio dalla valle reatina, passando per La Verna, “fino ad Assisi, dove tutto ha avuto inizio”, il Papa ha confidato di essere stato consapevole, scegliendo di chiamarsi Francesco “di far riferimento a un santo tanto popolare, ma anche tanto incompreso”.
Francesco è l’uomo della pace, l’uomo della povertà e l’uomo che ama e celebra il creato; ma qual è la radice di tutto questo, qual è la fonte? Gesù Cristo; innamorato di Gesù Cristo che per seguirlo non ha paura di fare il ridicolo ma va avanti. La sorgente di tutta la sua esperienza è la fede. Francesco la riceve in dono davanti al Crocifisso, e il Signore Crocifisso e Risorto gli svela il senso della vita e della sofferenza umana.
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