Sancta Sedes

Papa Francesco a Carpi: ‘Non restiamo prigionieri della tentazione di piangerci addosso’

Papa Francesco è arrivato questa mattina poco dopo le 9:30 a Carpi, per l’attesa visita all’Emilia colpita cinque anni fa dal sisma del maggio 2012. A bordo della ‘papamobile’ è giunto in Piazza Martiri per la celebrazione della Santa Messa, accolto da una folla entusiasta. Nel pomeriggio il Pontefice sarà a Mirandola, altro comune gravemente ferito dal terremoto.

Il programma della visita del Papa in Emilia prevede nel pomeriggio il trasferimento a Mirandola, per una visita al Duomo gravemente colpito dal sisma del 2012, l’incontro con le popolazioni terremotate e un omaggio floreale alle vittime della tragedia di cinque anni fa.

Il Papa a Carpi tra i terremotati dell’Emilia: «Non cediamo alla logica inutile della paura. Questa è l’atmosfera del sepolcro; il Signore desidera invece aprire la via della vita»

«Non lasciamoci imprigionare dalla tentazione di rimanere soli e sfiduciati a piangerci addosso per quello che ci succede. Questa è l’atmosfera del sepolcro; il Signore desidera invece aprire la via della vita, della risurrezione del cuore». A una settimana da quella a Milano, il Papa lascia nuovamente Roma per visitare una città italiana e celebra la messa nella piazza dei Martiri a Carpi, tra i terremotati dell’Emilia. Accolto da decine di migliaia di persone, sul palco realizzato davanti alla cattedrale ricostruita e restituita al culto il 25 marzo 2017, Francesco commenta il vangelo del giorno, che descrive la resurrezione di Lazzaro, l’amico di Gesù. È l’occasione per riflettere sulla morte e la resurrezione.




Bergoglio sottolinea la commozione di Gesù, «scosso dal mistero drammatico della perdita di una persona cara». È questo, sottolinea, «il cuore di Dio: lontano dal male ma vicino a chi soffre; non fa scomparire il male magicamente, ma con-patisce la sofferenza, la fa propria e la trasforma abitandola». Ma, aggiunge Francesco, anche nel mezzo alla desolazione generale per la morte di Lazzaro, «Gesù non si lascia trasportare dallo sconforto, non si rinchiude nel pianto, ma prega con fiducia».

«Così – dice ancora il Pontefice – nel mistero della sofferenza, di fronte al quale il pensiero e il progresso si infrangono come mosche sul vetro, Gesù ci offre l’esempio di come comportarci: non fugge la sofferenza, che appartiene a questa vita, ma non si fa imprigionare dal pessimismo».

Attorno a quel sepolcro, spiega il Papa, «avviene così un grande incontro-scontro. Da una parte c’è la grande delusione, la precarietà della nostra vita mortale che, attraversata dall’angoscia per la morte, sperimenta spesso la disfatta, un’oscurità interiore che pare insormontabile. La nostra anima, creata per la vita, soffre sentendo che la sua sete di eterno bene è oppressa da un male antico e oscuro. Da una parte c’è questa disfatta del sepolcro. Ma dall’altra parte c’è la speranza che vince la morte e il male e che ha un nome: Gesù».

Gesù, spiega Francesco, «non porta un po’ di benessere o qualche rimedio per allungare la vita, ma proclama: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà”». E dunque anche noi «siamo invitati a decidere da che parte stare. Si può stare dalla parte del sepolcro oppure dalla parte di Gesù. C’è chi si lascia chiudere nella tristezza e chi si apre alla speranza. C’è chi resta intrappolato nelle macerie della vita e chi, come voi, con l’aiuto di Dio solleva le macerie e ricostruisce con paziente speranza». Un’osservazione riferita alla laboriosità con la quale le popolazioni emiliane hanno saputo reagire al sisma impegnandosi nella ricostruzione.

Di fronte ai grandi “perché” della vita, spiega il Papa, «abbiamo due vie: stare a guardare malinconicamente i sepolcri di ieri e di oggi, o far avvicinare Gesù ai nostri piccoli sepolcri. Sì, perché ciascuno di noi ha già un piccolo sepolcro, qualche zona un po’ morta dentro il cuore: una ferita, un torto subìto o fatto, un rancore che non dà tregua, un rimorso che ritorna, un peccato che non si riesce a superare. Individuiamo oggi questi nostri sepolcri e lì invitiamo Gesù. È strano, ma spesso preferiamo stare da soli nelle grotte oscure che abbiamo dentro, anziché invitarvi Gesù; siamo tentati di cercare sempre noi stessi, rimuginando e sprofondando nell’angoscia, leccandoci le piaghe, anziché andare da Lui».




Non bisogna dunque lasciarsi rinchiudere dalla tentazione della sfiducia, nel «ripetere rassegnato che va tutto male e niente è più come una volta», perché questa «è l’atmosfera del sepolcro». «Sentiamo allora rivolte a ciascuno di noi le parole di Gesù a Lazzaro: “Vieni fuori!”; vieni fuori dall’ingorgo della tristezza senza speranza; sciogli le bende della paura che ostacolano il cammino; ai lacci delle debolezze e delle inquietudini che ti bloccano, ripeti che Dio scioglie i nodi. Seguendo Gesù impariamo a non annodare le nostre vite attorno ai problemi che si aggrovigliano».

Certo, riconosce il Pontefice, «sempre ci saranno problemi e, quando ne risolviamo uno, puntualmente ne arriva un altro». Ma è possibile trovare una nuova stabilità, e «questa stabilità è proprio Gesù, che è la risurrezione e la vita: con lui la gioia abita il cuore, la speranza rinasce, il dolore si trasforma in pace, il timore in fiducia, la prova in offerta d’amore. E anche se i pesi non mancheranno, ci sarà sempre la sua mano che risolleva» e «ci dice, a tutti, non abbiate paura!».


«Per quanto pesante sia il passato, grande il peccato, forte la vergogna – ha concluso Francesco – non sbarriamo mai l’ingresso al Signore. Togliamo davanti a Lui quella pietra che Gli impedisce di entrare: è questo il tempo favorevole per rimuovere il nostro peccato, il nostro attaccamento alle vanità mondane, l’orgoglio che ci blocca l’anima, tante inimicizie tra noi, nelle famiglie, tante cose…».




Il Papa, arrivando in Duomo, ha saluto tutti i vescovi della Regione presenti, soffermandosi a parlare con il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo emerito di Bologna e firmatario con altri tre porporati dei cinque «dubia» sull’esortazione Amoris laetitia. Caffara e Francesco si sono abbracciati fraternamente.


Redazione Papaboys – fonte: Radio Vaticana – Andrea Tornielli su Vatican Insider

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