All’Angelus in piazza San Pietro Papa Francesco spiega che le norme religiose servono e che sono buone, ma “per dare loro compimento è necessario andare oltre la lettera”. Sentirsi a posto per non avere ucciso, rubato o fatto del male è solo “religiosità esteriore e distaccata”, significa accontentarsi del “minimo indispensabile, mentre Gesù ci invita al massimo possibile e ad amare smisuramente come Lui ha fatto”.
Dare pieno compimento alla Legge e ai Profeti: Gesù dichiara di essere venuto per questo nel Vangelo odierno. Papa Francesco spiega il significato di tali parole all’Angelus, chiarendo ciò che Cristo vuole farci capire, ossia che “le norme religiose servono”, “sono buone”, ma “per dare loro compimento è necessario andare oltre la lettera e viverne il senso”. Così se “la Scrittura dice di ‘non uccidere’”, “per Gesù non basta se poi si feriscono i fratelli con le parole”, e si commette adulterio anche quando “si vive un amore sporcato da doppiezze e falsità”.
I comandamenti che Dio ci ha donato non vanno rinchiusi nelle casseforti asfittiche dell’osservanza formale, se no rimaniamo in una religiosità esteriore, una religiosità distaccata, servi di un “dio padrone” piuttosto che figli di Dio Padre. E Gesù vuole questo, non avere l’idea di servire un Dio padrone, ma il Padre, e per questo è necessario andare oltre la lettera.
Gesù offre un esempio più concreto parlando del rito delle offerte a Dio per ricambiare simbolicamente “la gratuità dei suoi doni”, aggiunge il Papa, considerato “molto importante”, tanto che era vietato interromperlo se non per motivi gravi”. Ebbene, Cristo “afferma che si deve interromperlo se un fratello ha qualcosa contro di noi, per andare prima a riconciliarsi con lui”.
Dio ci ama per primo, gratis, facendo il primo passo verso di noi senza che lo meritiamo; e allora noi non possiamo celebrare il suo amore senza fare a nostra volta il primo passo per riconciliarci con chi ci ha ferito. Così c’è compimento agli occhi di Dio, altrimenti l’osservanza esterna, puramente rituale, è inutile.
Il Papa, nei saluti del dopo Angelus, ha lanciato un appello a non dimenticare i cittadini di Siria e Turchia, colpiti dal devastante sisma, e gli abitanti dell’Ucraina, ancora vittima del sanguinoso conflitto:
Continuiamo a stare vicini, con la preghiera e con il sostegno concreto, alle popolazioni terremotate in Siria e Turchia. Stavo vedendo nel programma “A Sua Immagine”, le fotografie di questa catastrofe, questo dolore di questi popoli che soffrono per il terremoto. Preghiamo per loro, non dimentichiamolo, preghiamo e pensiamo cosa possiamo fare per loro. E non dimentichiamo la martoriata Ucraina: che il Signore apra vie di pace e dia ai responsabili il coraggio di percorrerle
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