Calorosa accoglienza per Papa Francesco anche a San Cristobal de Las Casas, nel Chiapas, in occasione della Messa con le comunità indigene. Oltre centomila i fedeli presenti nel Centro sportivo municipale. La folla lo ha salutato ripetutamente “Benvenuto Papa Francesco, Benvenuto il Papa della giustizia! Benvenuto il Papa della pace! Benvenuto il Papa dei poveri!”.
Il Papa ha iniziato l’omelia in lingua indigena “tsotsil: «Li smantal Kajvaltike toj lek – La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima» (Sal 19/18,8): così cominciava il Salmo che abbiamo ascoltato. La legge del Signore è perfetta; e il salmista si propone di enumerare tutto ciò che tale legge produce in chi la ascolta e la segue: rinfranca l’anima, rende saggio il semplice, fa gioire il cuore, è luce per illuminare il cammino (cfr Sal 19/18,8-9)”.
Questa è la legge che il Popolo d’Israele aveva ricevuto per mano di Mosè, una legge che avrebbe aiutato il Popolo di Dio a vivere nella libertà alla quale era stato chiamato. Legge che chiedeva di essere luce ai loro passi e accompagnare il peregrinare del Suo Popolo. Un Popolo che aveva sperimentato la schiavitù e il dispotismo del Faraone, che aveva sperimentato la sofferenza e i maltrattamenti, finché Dio disse “basta!”, finché Dio disse: “non più!”. Ho visto l’afflizione, ho udito il grido, ho conosciuto la sua angoscia (cfr Es 3,9). E lì si manifesta il volto del nostro Dio, il volto del Padre che soffre di fronte al dolore, al maltrattamento, all’ingiustizia nella vita dei suoi figli e la sua Parola, la sua legge diventava simbolo di libertà, simbolo di gioia, di sapienza e di luce. Esperienza, realtà che trova eco in quella espressione che nasce dalla sapienza allevata in queste terre fin dai tempi lontani e che così recita nel Popol Vuh: “L’alba sopraggiunse sopra tutte le tribù riunite. La faccia della terra fu subito risanata dal sole” (33). L’alba sopraggiunse per i popoli che più volte hanno camminato nelle diverse tenebre della storia.
In questa espressione, c’è un anelito a vivere in libertà, un anelito che ha il sapore di terra promessa, dove l’oppressione, il maltrattamento e la degradazione non siano la moneta corrente. Nel cuore dell’uomo e nella memoria di molti dei nostri popoli è inscritto l’anelito a una terra, a un tempo in cui il disprezzo sia superato dalla fraternità, l’ingiustizia sia vinta dalla solidarietà e la violenza sia cancellata dalla pace.
Il nostro Padre non solo condivide questo anelito: Egli stesso lo ha suscitato e lo suscita donandoci il suo Figlio Gesù Cristo. In Lui troviamo la solidarietà del Padre che cammina al nostro fianco. In Lui vediamo come quella legge perfetta prende carne, prende volto, prende la storia per accompagnare e sostenere il suo Popolo; si fa Via, si fa Verità, si fa Vita affinché le tenebre non abbiano l’ultima parola e l’alba non cessi di venire sulla vita dei suoi figli.
In molti modi e in molte forme si è voluto far tacere e cancellare questo anelito, in molti modi hanno cercato di anestetizzarci l’anima, in molte forme hanno preteso di mandare in letargo e addormentare la vita dei nostri bambini e giovani con l’insinuazione che niente può cambiare o che sono sogni impossibili. Davanti a queste forme, anche il creato sa alzare la sua voce: «Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che «geme e soffre le doglie del parto» (Rm 8,22)» (Enc. Laudato si’, 2).
La sfida ambientale che viviamo e le sue radici umane ci toccano tutti (cfribid., 4) e ci interpella. Non possiamo più far finta di niente di fronte a una delle maggiori crisi ambientali della storia. In questo voi avete molto da insegnarci, da insegnare all’umanità. I vostri popoli, come hanno riconosciuto i Vescovi dell’America Latina, sanno relazionarsi armonicamente con la natura, che rispettano come «fonte di nutrimento, casa comune e altare del condividere umano» (Documento di Aparecida, 472). Tuttavia, molte volte, in modo sistematico e strutturale, i vostri popoli sono stati incompresi ed esclusi dalla società. Alcuni hanno considerato inferiori i loro valori, la loro cultura e le loro tradizioni. Altri, ammaliati dal potere, dal denaro e dalle leggi del mercato, li hanno spogliati delle loro terre o hanno realizzato opere che le inquinavano. Che tristezza! Quanto farebbe bene a tutti noi fare un esame di coscienza e imparare a dire: perdono! Perdono, fratelli! Il mondo di oggi, spogliato dalla cultura dello scarto, ha bisogno di voi!
I giovani di oggi, esposti a una cultura che tenta di sopprimere tutte le ricchezze, le caratteristiche e le diversità culturali inseguendo un mondo omogeneo, hanno bisogno – questi giovani – che non si perda la saggezza dei loro anziani! Il mondo di oggi, preso dal pragmatismo, ha bisogno di reimparare il valore della gratuità!
Stiamo celebrando la certezza che «il Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia indietro nel suo progetto d’amore, non si pente di averci creato» (Enc.Laudato si’, 13). Celebriamo che Gesù Cristo continua a morire e risorgere in ogni gesto che compiamo verso il più piccolo dei suoi fratelli. Incoraggiamoci a continuare ad essere testimoni della sua Passione, della sua Risurrezione incarnando Li smantal Kajvaltike toj lek – “la legge del Signore che è perfetta e rinfranca l’anima”.
FOTOGALLERY DELL’ARRIVO DI PAPA FRANCESCO E DELLA CELEBRAZIONE
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A cura della Redazione Papaboys