Ce ne parla Sergio Centofanti per la Radio Vaticana:
La Santa Sede – ha ricordato il Papa ai sacerdoti che la rappresenteranno nel mondo – “è la sede del Vescovo di Roma, la Chiesa che presiede nella carità, che non si siede sul vano orgoglio di sé” ma “sul coraggio quotidiano dell’abbassamento del suo Maestro. La vera autorità della Chiesa di Roma è la carità di Cristo”:
“Questa è la sola forza che la rende universale e credibile per gli uomini e il mondo; questa è il cuore della sua verità, che non erige muri di divisione e di esclusione, ma si fa ponte che costruisce la comunione e richiama all’unità del genere umano; questa è la sua segreta potenza, che alimenta la sua tenace speranza, invincibile nonostante le momentanee sconfitte”.
Papa Francesco invita i sacerdoti futuri diplomatici a “non lasciarsi inaridire” o “svuotare dal cinismo” ma a coltivare la memoria di Gesù:
“Non siete chiamati ad essere alti funzionari di uno Stato, una casta superiore auto-preservante e gradita ai salotti mondani, ma ad essere custodi di una verità che sostiene dal profondo coloro che la propongono, e non il contrario”.
La missione dei rappresentanti della Santa Sede è dunque quella di diventare “ponti”, sconfiggendo “la presunta superiorità dello sguardo che impedisce l’accesso alla sostanza della realtà, la pretesa di sapere già abbastanza” e superando “i propri schemi di comprensione, i propri parametri culturali, i propri retroterra ecclesiali”.
Quindi il Papa aggiunge:“Il servizio al quale sarete chiamati, richiede di tutelare la libertà della Sede Apostolica, che per non tradire la sua missione davanti a Dio e per il vero bene degli uomini non può lasciarsi imprigionare dalle logiche delle cordate, farsi ostaggio della contabile spartizione delle consorterie, accontentarsi della spartizione tra consoli, assoggettarsi ai poteri politici e lasciarsi colonizzare dai pensieri forti di turno o dall’illusoria egemonia del mainstream”.
I rappresentanti pontifici svolgeranno questa missione in tutti i continenti:
“In Europa, bisognosa di svegliarsi; in Africa, assetata di riconciliazione; in America Latina, affamata di nutrimento e interiorità; in America del Nord, intenta a riscoprire le radici di un’identità che non si definisce a partire dalla esclusione; in Asia e Oceania, sfidate dalla capacità di fermentare in diaspora e dialogare con la vastità di culture ancestrali”.
Infine il Papa invita i futuri diplomatici ad essere “pastori autentici” e ad avere il coraggio di scostarsi “dai margini di sicurezza di quanto già si conosce e gettare le reti e le canne da pesca in zone meno scontate, senza adattarsi a mangiare pesci preconfezionati da altri”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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