Sancta Sedes

Papa Francesco: ‘La Chiesa è fatta da peccatori. Anche oggi va riparata’

A duemila anni dall’annuncio del Vangelo e dopo otto secoli dalla testimonianza di San Francesco di Assisi, «che si spogliò di tutti i beni terreni per donarsi interamente a Dio e ai fratelli», ci troviamo di fronte «a un fenomeno di “inequità globale” e di “economia che uccide”».

Usa immagini crude, Papa Francesco, per descrivere la «scandalosa» realtà odierna di un mondo «ancora tanto segnato dal divario tra lo sterminato numero di indigenti, spesso privi dello stretto necessario, e la minuscola porzione di possidenti che detengono la massima parte della ricchezza e pretendono di determinare i destini dell’umanità».

Lo fa nella lettera al vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino, inviata in occasione della inaugurazione, il prossimo 20 maggio, del Santuario della Spogliazione nell’antica chiesa di Santa Maria Maggiore. Un luogo, scrive il Pontefice, che «nasce come profezia di una società più giusta e solidale, mentre ricorda alla Chiesa il suo dovere di vivere, sulle orme di Francesco, spogliandosi della mondanità e rivestendosi dei valori del Vangelo».

 

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Come ai tempi del Santo assisiate, anche oggi la Chiesa va «riparata», afferma il Papa. «La Chiesa ha sempre bisogno di essere “riparata”. Essa infatti è santa nei doni che riceve dall’alto, ma è formata da peccatori, e pertanto è sempre bisognosa di penitenza e di rinnovamento. E come potrebbe rinnovarsi, se non guardando al suo “nudo” Signore?». Lui è l’esempio: «Dal Natale alla Pasqua, il cammino di Cristo è tutto un mistero di “spogliazione”», sottolinea il Pontefice. E come Lui ogni cristiano deve entrare in questo mistero: «Ci si deve spogliare, in sostanza, più che di cose, di sé stessi, mettendo da parte l’egoismo che ci fa arroccare nei nostri interessi e nei nostri beni, impedendoci di scoprire la bellezza dell’altro e la gioia di aprirgli il cuore».

 

«Un cammino cristiano autentico – rimarca Papa Francesco – non porta alla tristezza, ma alla gioia», e in un mondo segnato da così tanta «tristezza individualista», è fondamentale diffondere questa «gioia evangelica, semplice e solidale». Pertanto «se in tante regioni del mondo tradizionalmente cristiane si verifica un allontanamento dalla fede, e siamo chiamati a una nuova evangelizzazione, il segreto della nostra predicazione non sta tanto nella forza delle nostre parole, ma nel fascino della testimonianza, sostenuta dalla grazia».

 

In quest’ottica il nuovo Santuario si propone come alimento per la Chiesa e la società. Esso è una nuova «perla» che si aggiunge al ricco panorama religioso della città serafica, e si lega «in modo speciale» alla prima visita del Papa argentino ad Assisi del 4 ottobre 2013, pochi mesi dopo l’elezione sul Soglio di Pietro. Un momento storico di “incontro” tra il Successore di Pietro e il Santo poverello del quale aveva scelto il nome e la missione.

 

In quella giornata, tra le varie tappe, Francesco sostò proprio nella Sala della Spogliazione del Vescovado, che faceva memoria dell’eclatante gesto dell’Assisiate. Nella lettera il Papa rammenta quel momento e «l’emozione» provata: «Avendo scelto, quale ispirazione ideale del mio pontificato, il nome di Francesco, la Sala della Spogliazione mi faceva rivivere con particolare intensità quel momento della vita del Santo. Rinunciando a tutti i beni terreni, egli si svincolava dall’incantesimo del dio-denaro che aveva irretito la sua famiglia, in particolare il padre Pietro di Bernardone. Certamente il giovane convertito non intendeva mancare del dovuto rispetto a suo padre, ma si ricordò che un battezzato deve mettere l’amore per Cristo al di sopra degli affetti più cari».




In quella precisa occasione, Bergoglio chiese a monsignor Sorrentino di incontrare una rappresentanza di poveri a testimonianza della «scandalosa realtà» di una società ancora così marcatamente divisa tra ricchezza e indigenza. Il viaggio del Pontefice avveniva, inoltre, all’indomani di una enorme strage di migranti nelle acque di Lampedusa: «Parlando, nel luogo della “spogliazione”, anche con la commozione determinata da quell’evento luttuoso, sentivo tutta la verità di ciò che aveva testimoniato il giovane Francesco: solo quando si avvicinò ai più poveri, al suo tempo rappresentati soprattutto dai malati di lebbra, esercitando verso di loro la misericordia, sperimentò “dolcezza di animo e di corpo”», scrive il Papa.

 

E ribadisce quanto affermato quattro anni fa in quella «sala eloquente»: «Tutti siamo chiamati ad essere poveri, a spogliarci di noi stessi; e per questo dobbiamo imparare a stare con i poveri, condividere con chi è privo del necessario, toccare la carne di Cristo! Il cristiano non è uno che si riempie la bocca coi poveri, no! È uno che li incontra, che li guarda negli occhi, che li tocca».

 

Un altro «aspetto bello» che Bergoglio rileva nella missiva è il fatto che, nell’evento della spogliazione, emerge anche la figura del vescovo Guido che aveva probabilmente conosciuto San Francesco, se non addirittura accompagnato nel suo cammino di conversione, e lo accoglieva nella sua scelta decisiva: «È un’immagine di maternità della Chiesa che merita di essere riscoperta, mentre la condizione giovanile, in un quadro generale di crisi della società, pone interrogativi seri che ho voluto mettere a fuoco indicendo un apposito Sinodo».

 

«I giovani hanno bisogno di essere accolti, valorizzati e accompagnati – ribadisce Papa Francesco – Non bisogna temere di proporre a loro Cristo e gli ideali esigenti del Vangelo. Ma occorre per questo mettersi in mezzo a loro e camminare con loro». Anche da questo punto di vista il nuovo Santuario acquista grande valore, quale «luogo prezioso dove i giovani possano essere aiutati nel discernimento della loro vocazione». Al tempo stesso «gli adulti vi sono chiamati a stringersi in unità di intenti e di sentimenti, perché la Chiesa faccia emergere sempre più il suo carattere di famiglia, e le nuove generazioni si sentano sostenute nel loro cammino».

 

L’inaugurazione solenne del Santuario – informa in una nota monsignor Sorrentino – sarà il culmine di un’intera settimana, dal 14 al 21 maggio, di preghiera, iniziative, tavole rotonde con economisti, imprenditori, persone impegnate in diverso modo e titolo per l’inclusione degli ultimi. «Speriamo – è l’auspicio del vescovo – che possa davvero rappresentare un evento di rievangelizzazione come vuole il Papa e magari anche di sostegno alla città rispetto al difficile momento turistico che sta vivendo».




Fonte www.lastampa.it/Salvatore Cernuzio

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