Anche nella cultura individualista “che snatura e rende effimeri i legami”, in ogni “nato di donna” rimane vivo “un bisogno essenziale di stabilità, di una porta aperta, di qualcuno con cui intessere e condividere il racconto della vita, di una storia a cui appartenere”. È il bisogno di famiglia, descritto dalle parole di Papa Francesco:
“La comunione di vita assunta dagli sposi, la loro apertura al dono della vita, la custodia reciproca, l’incontro e la memoria delle generazioni, l’accompagnamento educativo, la trasmissione della fede cristiana ai figli…: con tutto questo la famiglia continua ad essere scuola senza pari di umanità, contributo indispensabile a una società giusta e solidale”.
In piazza, tra i cartelli che hanno ricordato la festa di San Francesco, dal quale il Papa ha scelto di assumere il nome, ne hanno dato testimonianza tre coppie. Quella dei fidanzati Antonio e Roberta, incamminati verso il matrimonio, quella di Margherita e Marco che, con già quattro figli e – hanno raccontato – “tre bimbi di sole 10 settimane di gestazione volati in cielo”, hanno accolto una piccola in affido e hanno detto: “la nostra famiglia non si ricorda nemmeno com’era quando lei non c’era”; e quella di Antonella e Nicola, sposi ritrovatisi dopo 6 anni di separazione.
Di fronte a questi squarci di vita quotidiana e in occasione dell’assemblea sinodale, “cammino di discernimento spirituale e pastorale”, il Pontefice ha invitato a “ricercare ciò che oggi il Signore chiede alla Sua Chiesa”, cioè “prestare orecchio ai battiti di questo tempo e percepire l’‘odore’ degli uomini d’oggi, fino a restare impregnati delle loro gioie e speranze, delle loro tristezze e angosce”: a quel punto, ha detto il Papa, “sapremo proporre con credibilità la buona notizia sulla famiglia”. D’altra parte nel Vangelo, ha ricordato il Santo Padre, ci sono forza e tenerezza, “capaci di vincere ciò che crea infelicità e violenza”:
“Nel Vangelo c’è la salvezza che colma i bisogni più profondi dell’uomo! Di questa salvezza – opera della misericordia di Dio e Sua grazia – come Chiesa siamo segno e strumento, sacramento vivo ed efficace”.
Pregando per i Padri sinodali, ha esortato il Papa, chiediamo allo Spirito Santo “il dono dell’ascolto” della volontà di Dio e del grido del popolo; il dono del “confronto sincero, aperto e fraterno, che ci porti a farci carico con responsabilità pastorale degli interrogativi che questo cambiamento d’epoca porta con sé”:
“Lasciamo che si riversino nel nostro cuore, senza mai perdere la pace, ma con la serena fiducia che a suo tempo non mancherà il Signore di ricondurre a unità”.
Ma, ha aggiunto il Pontefice, invochiamo anche il dono di “uno sguardo”:
“Perché, se davvero intendiamo verificare il nostro passo sul terreno delle sfide contemporanee, la condizione decisiva è mantenere fisso lo sguardo su Gesù Cristo, sostare nella contemplazione e nell’adorazione del suo volto. Se assumeremo il suo modo di pensare, di vivere e di relazionarsi, non faticheremo a tradurre il lavoro sinodale in indicazioni e percorsi per la pastorale della persona e della famiglia”.
Infatti, ogni volta che torniamo alla fonte dell’esperienza cristiana – ha spiegato Papa Francesco, ripercorrendo il brano evangelico delle Nozze di Cana letto in piazza – si aprono strade nuove e possibilità impensate, sull’esempio dell’indicazione evangelica “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”, contenente il testamento spirituale di Maria:
“Il nostro ascolto e il nostro confronto sulla famiglia, amata con lo sguardo di Cristo, diventeranno un’occasione provvidenziale con cui rinnovare – sull’esempio di San Francesco – la Chiesa e la società. Con la gioia del Vangelo ritroveremo il passo di una Chiesa riconciliata e misericordiosa, povera e amica dei poveri; una Chiesa in grado di ‘vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà che le vengono sia da dentro che da fuori’”.
L’auspicio finale del Santo Padre è stato affinché soffi “il Vento della Pentecoste” sui lavori sinodali, sulla Chiesa e sull’umanità; “sciolga – ha concluso – i nodi che impediscono alle persone di incontrarsi, sani le ferite che sanguinano tanto, riaccenda la speranza, c’è tanta gente senza”: conceda quindi quella “carità creativa che consente di amare come Gesù ha amato”.
Anche il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e organizzatore della veglia pre-sinodale, nel suo intervento ha guardato alle famiglie contemporanee e ha sottolineato che “non vogliamo né possiamo rassegnarci” di fronte a “un contesto che – se sul piano economico parla il linguaggio di una crisi grave perdurante – su quello culturale mette a dura prova motivazioni e scelte di fondo”: avvertiamo, ha detto, “il peso dell’incertezza e del disagio che attanagliano soprattutto i giovani, ritardando la realizzazione di progetti di vita; siamo testimoni della frammentazione che indebolisce i legami tra le persone, umilia la vita nascente ed emargina gli anziani, con il risultato di impoverire il tessuto dell’intera società”. Ecco perché, ha terminato, l’impegno è “a promuovere e far brillare la grandezza e la verità della vocazione umana e del Vangelo del matrimonio e della famiglia”.
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Il servizio è di Giada Aquilino per la Radio Vaticana
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