Città del Vaticano Le cento fontane di Papa Francesco hanno smesso di zampillare. Niente più giochi d’acqua in piazza san Pietro, così come nei giardini all’italiana dentro le Mura Leonine dove da oggi tace anche la Fontana dell’Aquilone, la più grande tra tutte, così come ha smesso di cantare la Fontana delle Alpi, celeberrima per la disputa tra Bernini e Borromini che se ne attribuirono la paternità, nel loro perenne bisticcio caratteriale.
Pure il fontanone dedicato a San Giuseppe, l’ultima opera realizzata al di là del Tevere grazie i finanziamenti dei cattolici americani. La siccità che ha colpito la capitale e messo in ginocchio Roma non poteva non interessare anche il piccolo Stato pontificio che stamattina ha stabilito di fermare gli allacci che alimentano le bellissime fontane, sia quelle esterne, in piazza San Pietro che quelle interne, dislocate lungo tutto il percorso che conduce sulla sommità del colle, dove abita anche Ratzinger nel monastero Mater Ecclesiae.
L’Osservatore Romano ha spiegato che la scelta vaticana è in sintonia con la Laudato si’, l’enciclica sociale in cui Papa Bergoglio ha messo in guardia dall’abitudine di sprecare e buttare via, un modo di fare che ormai ha raggiunto «livelli inauditi», mentre «l’acqua potabile e pulita rappresenti una questione di primaria importanza, perché è indispensabile per la vita umana e per sostenere gli ecosistemi terrestri e acquatici».
Nel corso dei secoli i giardini vaticani sono stati abbelliti da fontane zampillanti realizzate da Borromini, Carlo Maderno, Bernini, Giovanni Vasanzio. Escludendone alcune situate all’esterno dalle quali sgorga acqua potabile, la quasi totalità delle fontane del Papa è alimentata dall’acquedotto dell’Acqua Paola, un’acqua non potabile, che viene utilizzata per l’irrigazione dei giardini, per la rete antincendio e per i servizi. Per alcune fontane è stato anche attivato un circuito di riciclo dell’acqua.
Fonte www.ilmessaggero.it/di Franca Giansoldati