“Comunicare nella cultura digitale”. E’ il tema del seminario svoltosi alla Pontificia Università Santa Croce e promosso dall’ambasciata del Regno Unito presso la Santa Sede. All’evento sono intervenuti, assieme all’ambasciatore Sally Axworthy, il prof. Tom Fletcher e il direttore di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro che – al microfono di Alessandro Gisotti – si sofferma sulle caratteristiche della comunicazione digitale e il contributo che sta offrendo Papa Francesco a questa nuova dimensione sempre più importante nella vita di miliardi di persone:
R. – La cultura digitale nasce all’interno di un ambiente che è appunto l’ambiente creato dai network sociali e dalla Rete. Quindi, per comprendere i valori bisogna viverci all’interno: è una forma di inculturazione che ciascuno di noi deve fare, perché la Rete non è più un’opzione ma un dato di fatto.
D. – In questo, cosa sta dando la Chiesa, e in particolare Papa Francesco, come contributo a rendere “più umano” Internet?
R. – La cosa più importante è non considerare Internet come uno strumento, quindi di non considerarlo come una realtà di fili, di cavi, di modem, di computer ma come una rete di persone. In fondo, il concetto più importante che lui ha espresso sulla Rete è che la Rete è un luogo di prossimità, cioè di vicinanza. Allora, tutto ciò che rende il contatto tra le persone autentico, vero, solidale tutto questo corrisponde alla vocazione che ha la Rete; tutto quello che invece divide, separa, crea odio e vede, considera la Rete semplicemente come uno strumento per imporre se stessi, questo va fuori, al di là del piano di Dio sulla comunicazione umana.
D. – C’è ancora difficoltà, non solo nel mondo cattolico, nel comprendere che non c’è una distinzione tra reale e virtuale, che il digitale è solo un’altra dimensione della vita …
R. – Esattamente: bisogna evitare ormai di considerare la realtà digitale come qualcosa di virtuale, cioè sostanzialmente come non reale, di non vero, di non autentico. L’ambiente in cui viviamo è un ambiente fisico, un ambiente digitale e i due ambienti hanno caratteristiche differenti ma sono reali entrambi; non considerare questo significa replicare una schizofrenia che poi ha conseguenze disastrose!
Fonte it.radiovaticana.va