Grande la gioia e la commozione per i circa 7mila terremotati del Centro Italia, presenti ieri mattina all’udienza con Papa Francesco nell’Aula Paolo VI. Ascoltiamo le loro emozioni raccolte da Marina Tomarro per Radio Vaticana:
D. – Da dove viene, signora?
R. – Noi siamo originari di Accumoli.
D. – Papa Francesco ha sottolineato l’importanza di ricostruire prima i cuori e poi le case: ma di cosa avete bisogno voi, adesso?
R. – Sicuramente è stato un messaggio di speranza che aiuterà tutti noi che siamo stati qui, oggi, ad andare avanti e a cercare di recuperare la voglia di ricostruire e di riprendere il percorso così come era prima del terremoto.
R. – Abbiamo bisogno di tante cose: basta guardare la gente, lo sguardo della gente, che è distrutto perché vede perse tutte le certezze. L’unica cosa vera che abbiamo ritrovato in questa situazione è l’umanità, la vicinanza … Abbiamo scoperto un lato che non pensavamo esistesse. Invece, proprio l’umanità della gente, gente che è venuta da tutta Italia e ci ha portato il suo amore e il suo affetto, che ci hanno dimostrato in tutti i modi. Questo è stato un grande valore riscoperto.
D. – Il Papa ha parlato anche dell’importanza del piangere insieme per ritrovarsi. Quanto è importante in questo momento la comunità, il fatto di affrontare il dolore di ciò che si è perso?
R. – Credo che sia una cosa fondamentale: la speranza; se manca la speranza, manca tutto, secondo me. E quindi tutto, tutto: in questo momento, tutto è necessario. Tanto ormai è stato tutto tolto; qualsiasi cosa venga, è benvenuta.
D. – Lei da dove viene?
R. – Da Fonte del Campo, Accumoli.
D. – Signora, quanto è importante, oggi, sperare? Sperare per ricostruire …
R. – Tanto. Tanto, perché è l’unica cosa a cui possiamo aggrapparci in questo momento. Con la speranza, avere la forza di ricominciare.
R. – Io sono una volontaria e penso comunque che il futuro si costruisca tutti insieme. Quindi, chiunque faccia la propria parte: anche chi da lontano può donare qualcosa, lo faccia perché in questo momento un aiuto economico è la base. Sappiamo tutti quanto costi costruire una casa e soprattutto, aiutateci – aiutate. Chi può, aiuti. Chi ha aiutato, grazie. Chi può, aiuti ancora.
D. – Padre, da dove viene?
R. – Sto a Sant’Angelo, una frazione di Amatrice, in un container, per fare assistenza religiosa e umana ai fratelli colpiti dal terremoto.
D. – Essere qui, oggi, per loro cosa vuol dire?
R. – Essere confermati nella fede. Dove la terra trema, fa danni, la vita e il destino ti segnano, comunque ti fa vedere che Dio non ti abbandona e poi c’è comunque il senso di unità di questo popolo.
D. – Sindaco Petrucci, lei ha portato qui parte della popolazione di Accumoli. Cosa vuol dire per voi essere qui, oggi, all’udienza con Papa Francesco?
R. – E’ importante perché sicuramente ci ridarà morale, il morale a una popolazione che ha subito tanti traumi: anche dopo il 24 agosto, noi eravamo già con un piede nella ripartenza e il 30 ottobre purtroppo il morale è venuto giù di nuovo, perché i nostri paesi sono stati completamente rasi al suolo. Moralmente è stata un’esperienza devastante.
D. – Quali sono le esigenze della popolazione, oggi?
R. – Le priorità che ci siamo date sono comunque quelle di riportare la popolazione sul territorio nei villaggi provvisori; contestualmente, stiamo portando via le macerie dai centri urbani e salvaguarderemo quei pochi beni culturali che sono rimasti in piedi.
D. – Il Papa vi ha detto di guardare avanti: in che modo si parla di speranza a una popolazione, a persone che molto spesso hanno perso tutto?
R. – Sicuramente la speranza gliela diamo nel momento in cui non disgreghiamo le comunità: dobbiamo tenere unite le comunità perché insieme sicuramente avremo una forza maggiore, sia per reagire sia per potere andare avanti. Questa è l’unica speranza.
D. – Commissario Errani, che cosa vuol dire essere qui, oggi, per queste persone, e a che punto è la ricostruzione? Di cosa hanno bisogno, oggi?
R. – Questo è un messaggio di grande speranza, di grande forza, di fiducia. Il Santo Padre è un riferimento: è stato nelle zone del terremoto, è sempre stato vicino a queste persone, quindi è molto, molto importante. Poi, la ricostruzione è incominciata; avrà dei tempi, ma l’importante è – appunto – interpretarla con fiducia e speranza.
Fonte it.radiovaticana.va
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