Alla Messa mattutina di ieri a Casa Santa Marta, il Papa mette in guardia dal rischio del finto digiuno, cioè disprezzando gli altri. Il vero digiuno invece è rivolto ad aiutare gli altri
Debora Donnini-Città del Vaticano
Digiunare con coerenza, non per farsi vedere, disprezzando gli altri o fra litigi e alterchi. Nell’omelia della Messa a Casa Santa Marta, Papa Francesco mette in guardia dal digiuno incoerente esortando a chiederci come ci comportiamo con gli altri. E’ proprio la Prima Lettura, tratta dal Libro del profeta Isaia (Is 58,1-9a), a mettere in evidenza quale sia il digiuno che vuole il Signore: “Sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo”.
Il digiuno è uno dei compiti della Quaresima, ricorda Francesco . “Se non puoi fare un digiuno totale, quello che fa sentire la fame fino alle ossa”, “fa un digiuno umile, ma vero”, chiede il Papa. E’ Isaia a mettere in evidenza tante incoerenze nella pratica della virtù: curare i propri affari, i soldi, mentre il digiuno è “un po’ spogliarsi”; angariare gli operai magari ringraziando il Signore di poter digiunare: “poveretti” – sottolinea Francesco – devono digiunare perché non hanno da mangiare “e tu li disprezzi anche”. Bisogna fare, invece, penitenza in pace: “non puoi – ammonisce – da una parte parlare con Dio e dall’altra parlare con il diavolo” perché è incorrente.
“Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto vostro chiasso”, cioè noi digiuniamo, noi siamo cattolici, pratichiamo; io appartengo a quella associazione, noi digiuniamo sempre, facciamo penitenza. Ma digiunate con coerenza o fate la penitenza incoerentemente come dice il Signore, con rumore, perché tutti la vedano, e dicano: “Ma che persona giusta, che uomo giusto, che donna giusta …”. Questo è un trucco; è truccare la virtù.
Bisogna truccarsi ma sul serio, col sorriso, cioè per non far vedere che si sta facendo penitenza. Digiuna “per aiutare gli altri, ma sempre con il sorriso”, esorta. Il digiuno consiste anche nell’umiliarsi e questo si realizza pensando ai propri peccati e chiedendo perdono al Signore. “Ma se questo peccato che io ho fatto venisse a sapersi, venisse sui giornali, che vergogna!” – “Ecco, vergognati!”, dice il Papa invitando anche a togliere le catene inique.
Io penso a tante domestiche che guadagnano il pane con il loro lavoro: umiliate, disprezzate … Mai ho potuto dimenticare una volta che andai a casa di un amico da bambino. Ho visto la mamma dare uno schiaffo alla domestica. 81 anni … Non ho dimenticato quello. “No, Padre, io non do mai uno schiaffo” – “Ma come li tratti? Come persone o come schiavi? Le paghi il giusto, le dai le vacanze, è una persona o è un animale che ti aiuta casa tua?”. Soltanto pensate questo. Nelle nostre case, nelle nostre istituzioni, ce ne sono. Come mi comporto io con la domestica che ho in casa, con le domestiche che sono in casa?
Quindi, un altro esempio nato dalla sua esperienza personale. Parlando con un signore molto colto che sfruttava le domestiche, il Papa gli ha fatto capire che si trattava di un peccato grave perché sono “come noi, immagine di Dio” mentre lui sosteneva che era “gente inferiore”. Il digiuno che il Signore vuole – come ricorda ancora la Prima Lettura – consiste anche nel “dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti”. “Oggi – nota Francesco – si discute se diamo il tetto o no a quelli che vengono a chiederlo”. E, in conclusione, esorta durante la Quaresima a “fare penitenza”, a “sentire un po’ la fame”, a “pregare di più” e a chiedersi come ci si comporta con gli altri:
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Il mio digiuno arriva per aiutare gli altri? Se non arriva, è finto, è incoerente e ti porta sulla strada di una doppia vita. Faccio finta di essere cristiano, giusto … come i farisei, come i sadducei. Ma, da dentro, non lo sono. Chiede umilmente la grazia della coerenza. La coerenza. Se io non posso fare uno cosa, non la faccio. Ma non farla incoerentemente. Fare soltanto quello che io posso fare, ma con coerenza cristiana. Che il Signore ci dia questa grazia.
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