C’è la città e c’è “l’anti-città”. La prima mostra il bello e il buono che un contesto organizzato come quello urbano possa offrire ai suoi abitanti. Ma spesso il bello e il buono rischiano di essere una costruzione di facciata, perché dietro tale contesto – anzi “dentro”, afferma il Papa – ci sono persone-ombra che nessuno guarda, modi di rapportarsi anonimi e tristi.
“Non-luoghi”, “non-relazioni”
Colpisce la chiarezza con cui Francesco tratteggia il “fenomeno dell’urbanesimo” globale, che oggi – ricorda alla plenaria dei Laici – coinvolge “più della metà degli uomini del pianeta”. Le città, riconosce, “presentano grandi opportunità e grandi rischi: possono essere magnifici spazi di libertà e di realizzazione umana, ma anche terribili spazi di disumanizzazione e di infelicità”:
“Sembra proprio che ogni città, anche quella che appare più florida e ordinata, abbia la capacità di generare dentro di sé una oscura ‘anti-città’. Sembra che insieme ai cittadini esistano anche i non-cittadini: persone invisibili, povere di mezzi e di calore umano, che abitano ‘non-luoghi’, che vivono delle ‘non-relazioni’. Si tratta di individui a cui nessuno rivolge uno sguardo, un’attenzione, un interesse. Non sono solo gli ‘anonimi’; sono gli ‘anti-uomini’. E questo è terribile”.
“Dio abita in città”
“Ma Dio – torna a ripetere Francesco – non ha abbandonato la città”, anzi Dio, dice, “abita in città”:
“Sì, Dio continua ad essere presente anche nelle nostre città così frenetiche e distratte! È perciò necessario non abbandonarsi mai al pessimismo e al disfattismo, ma avere uno sguardo di fede sulla città, uno sguardo contemplativo ‘che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze’. E Dio non è mai assente dalla città perché non è mai assente dal cuore dell’uomo!”.
Laici apostoli di quartiere
“Nella città – è la considerazione del Papa – c’è spesso un terreno di apostolato molto più fertile di quello che tanti immaginano. È importante perciò curare la formazione dei laici: educarli ad avere quello sguardo di fede, pieno di speranza, che sappia vedere la città con gli occhi di Dio”:
“I fedeli laici, soprattutto, sono chiamati ad uscire senza timore per andare incontro agli uomini delle città: nelle attività quotidiane, nel lavoro, come singoli o come famiglie, insieme alla parrocchia o nei movimenti ecclesiali di cui fanno parte, possono infrangere il muro di anonimato e di indifferenza che spesso regna sovrano nelle città. Si tratta di trovare il coraggio di fare il primo passo di avvicinamento agli altri, per essere apostoli del quartiere”.
Donare l’essenza del Vangelo
Dunque, conclude Francesco – apprezzando la scelta della plenaria dei Laici di adottare l’”Evangelii Gaudium” come testo di riflessione – la missione dei laici è quella di diventare “gioiosi annunciatori del Vangelo ai loro concittadini” e di accompagnare “con affetto quei loro fratelli che muovono i primi passi nella vita di fede”:
“In una parola: i laici sono chiamati a vivere un umile protagonismo nella Chiesa e diventare fermento di vita cristiana per tutta la città. È importante inoltre che, in questo rinnovato slancio missionario verso la città, i fedeli laici, in comunione con i loro Pastori, sappiano proporre il cuore del Vangelo, non le sue “appendici” (…) Solo così si va con quell’atteggiamento di rispetto alle persone; offre l’essenziale del Vangelo”.
Il servizio è di Alessandro De Carolis per la Radio Vaticana
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