UDIENZA GENERALE – All’udienza generale di oggi in Piazza San Pietro, il Papa ha continuato la sua catechesi sul Battesimo, che mercoledì scorso ha inaugurato un ciclo di riflessioni sui Sacramenti. Papa Francesco ha sottolineato “un frutto molto importante” del Battesimo: “esso ci fa diventare membri del Corpo di Cristo e del Popolo di Dio. San Tommaso d’Aquino afferma che chi riceve il Battesimo viene incorporato a Cristo quasi come suo stesso membro e viene aggregato alla comunità dei fedeli, cioè al popolo di Dio. (cfr Summa Theologiae, III, q. 69, art. 5; q. 70, art. 1). Alla scuola del Concilio Vaticano II, noi diciamo oggi che il Battesimo ci fa entrare nel Popolo di Dio, ci fa diventare membri di un Popolo in cammino, un popolo peregrinante nella storia”.
“In effetti – ha proseguito – come di generazione in generazione si trasmette la vita, così anche di generazione in generazione, attraverso la rinascita dal fonte battesimale, si trasmette la grazia, e con questa grazia il Popolo cristiano cammina nel tempo, come un fiume che irriga la terra e diffonde nel mondo la benedizione di Dio”.
E a braccio ha aggiunto: da quando Gesù ha li ha inviati “i discepoli sono andati a battezzare e da quel tempo ad oggi c’è una catena nella trasmissione della fede per il Battesimo, e ognuno di noi è l’anello di quella catena; un passo avanti sempre, come un fiume che irriga. E così è la grazia di Dio, e così è la nostra fede, che dobbiamo trasmettere ai nostri figli, trasmettere ai bambini, perché loro, una volta adulti, possano trasmettere la fede ai loro figli. Così è il Battesimo. Perché? Perché il Battesimo ci fa entrare in questo popolo di Dio, che trasmette la fede. Questo è molto importante! Un popolo di Dio che cammina e trasmette la fede”.
“In virtù del Battesimo – ha osservato – noi diventiamo discepoli missionari, chiamati a portare il Vangelo nel mondo (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 120). «Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione… La nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo di tutti, di tutto il popolo di Dio; un nuovo protagonismo dei battezzati, di ciascuno dei battezzati» (ibid.). Il Popolo di Dio è un Popolo discepolo, perché riceve la fede, e missionario, perché trasmette la fede. Questo lo fa il Battesimo in noi: ci fa ricevere la grazia. E la fede è trasmettere la fede. Tutti nella Chiesa siamo discepoli, e lo siamo sempre, per tutta la vita; e tutti siamo missionari, ciascuno nel posto che il Signore gli ha assegnato”.
E a braccio ha proseguito: “Tutti: il più piccolo è anche missionario e quello che sembra più grande è discepolo. Ma alcuni di voi diranno: ‘Padre, i vescovi non sono discepoli, i vescovi sanno tutto; il Papa sa tutto, non è discepolo’ … Anche i vescovi e il Papa devono essere discepoli, perché se non sono discepoli non fanno il bene, non possono essere missionari, non possono trasmettere la fede. Capito? Avete capito questo? E’ importante! Tutti noi: discepoli e missionari!”.
“Esiste un legame indissolubile – ha sottolineato poi – tra la dimensione mistica e quella missionaria della vocazione cristiana, entrambe radicate nel Battesimo. «Ricevendo la fede e il battesimo, noi cristiani accogliamo l’azione dello Spirito Santo che conduce a confessare Gesù Cristo come Figlio di Dio e a chiamare Dio “Abbà”, Padre. Tutti i battezzati e le battezzate … siamo chiamati a vivere e trasmettere la comunione con la Trinità, poiché l’evangelizzazione è un appello alla partecipazione della comunione trinitaria» (Documento finale di Aparecida, n. 157)”.
Quindi ha detto: “Nessuno si salva da solo. Questo è importante. Nessuno si salva da solo. Siamo comunità di credenti, siamo popolo di Dio e in questa comunità sperimentiamo la bellezza di condividere l’esperienza di un amore che ci precede tutti, ma che nello stesso tempo ci chiede di essere “canali” della grazia gli uni per gli altri, malgrado i nostri limiti e i nostri peccati. La dimensione comunitaria non è solo una “cornice”, un “contorno”, ma è parte integrante della vita cristiana, della testimonianza e dell’evangelizzazione. La fede cristiana nasce e vive nella Chiesa, e nel Battesimo le famiglie e le parrocchie celebrano l’incorporazione di un nuovo membro a Cristo e al suo corpo che è la Chiesa, al popolo di Dio. (cfr ibid., n. 175b)”.
E “a proposito dell’importanza del Battesimo per il Popolo di Dio – ha affermato – è esemplare la storia della comunità cristiana in Giappone. Ma sentite bene questo. Quella comunità subì una dura persecuzione agli inizi del secolo XVII. Vi furono numerosi martiri, i membri del clero furono espulsi e migliaia di fedeli furono uccisi. Non è rimasto in Giappone nessun prete: tutti sono stati espulsi. Allora la comunità si ritirò nella clandestinità, conservando la fede e la preghiera nel nascondimento. E quando nasceva un bambino, il papà o la mamma lo battezzavano, perché tutti noi possiamo battezzare. Quando, dopo circa due secoli e mezzo – 250 anni dopo – i missionari ritornarono in Giappone, migliaia di cristiani uscirono allo scoperto e la Chiesa poté rifiorire. Erano sopravvissuti con la grazia del loro Battesimo! Ma questo è grande! Il popolo di Dio trasmette la fede, battezza i suoi figli e va avanti. E avevano mantenuto, pur nel segreto, un forte spirito comunitario, perché il Battesimo li aveva fatti diventare un solo corpo in Cristo: erano isolati e nascosti, ma erano sempre membra del popolo di Dio, membra della Chiesa. Possiamo tanto imparare – ha concluso – da questa storia! Grazie!”.
Salutando i pellegrini di lingua araba, provenienti dalla Giordania e dalla Terra Santa, il Papa così li ha esortati: “imparate dalla Chiesa giapponese che a causa delle persecuzioni del diciassettesimo secolo si ritirò nel nascondimento per circa due secoli e mezzo, tramandando da una generazione all’altra la fiamma della fede sempre accesa. Le difficoltà e le persecuzioni, quando vengono vissute con affidamento, fiducia e speranza, purificano la fede e la fortificano. Siate veri testimoni di Cristo e del Suo Vangelo, autentici figli della Chiesa, pronti sempre a rendere ragione della vostra speranza, con amore e rispetto. Il Signore custodisca la vostra vita e vi benedica!”.
Il Papa ha quindi salutato i Lancieri di Aosta, “che hanno prestato soccorso agli immigrati di Lampedusa”. E rivolgendosi ai pellegrini presenti ha concluso: “Tutti esorto a vivere con generosità il proprio impegno ecclesiale, perché il Signore riempia i cuori della gioia che solo Lui può donare”.
Radio Vaticana