“Crisi vocazionale? Perché manca la preghiera…”
Papa Francesco nell’intervista al settimanale tedesco Die Zeit (9 marzo), consegna uno sguardo critico sulla fede.
“IL SIGNORE VUOLE PIU’ BENE AI PECCATORI”
Bergoglio non ha nascosto di aver vissuto momenti critici, precisando di aver avuto «momenti bui» e anche «momenti vuoti», che non capiva. «Anche situazioni brutte» per colpa sua, di peccato, che lo hanno fatto arrabbiare con Dio. «Io mi arrabbio … e adesso mi sono abituato», afferma ridendo. Ma il Signore – ha aggiunto – «vuole bene più ai peccatori».
«La crisi è per crescere nella fede. Non si può crescere senza crisi». «La crisi è parte della vita e una fede che non entra in crisi per crescere, di solito rimane infantile». Anche Pietro «ha avuto una brutta crisi», ha rinnegato Gesù … «e l’hanno fatto Papa!».
Il giornalista domanda: e come si torna alla fede? «La fede – risponde – è un dono: te la danno. La chiedo e Lui risponde. Prima o poi, eh? Ma alle volte, tu devi aspettare, in una crisi».
“LA LIBERTA’ APRE LE PORTE”
Sulla ricerca teologica, parla della necessità del metodo storico-critico e di non avere paura della verità storica: «Le paure chiudono le porte. Invece, la libertà apre le porte».
L’UOMO E LA CATTIVERIA
Sulla natura dell’uomo, poi evidenzia: «L’uomo è immagine di Dio” – afferma Francesco – è buono», ma «è stato tentato e si è ferito: è una bontà ferita», dunque «è debole».
«La cattiveria è un’altra cosa, più brutta». Per esempio, «Adamo non è stato cattivo: è stato debole, è stato tentato dal diavolo. Invece, la prima cattiveria è quella del figlio, di Caino»: ha ucciso non per debolezza ma «per gelosia, per invidia, per voglia di potere». La cattiveria è delle «guerre», è «nella gente che uccide», è «di chi fabbrica le armi».
LA CROCE DEI MAFIOSI
Poi punta l’indice contro i mafiosi che si fanno la croce prima di ammazzare: «E’ una malattia religiosa» – afferma il Papa – che lo fa arrabbiare. Ma si arrabbia di più – dice – quando la Chiesa «non dà una testimonianza di fedeltà al Vangelo: quello mi fa male».
VOCAZIONI E MANCANZA DI PREGHIERA
Altro argomento rovente che affronta nell’intervista Papa Francesco è la crisi di vocazioni. Il Papa osserva che «è un problema grande» e «grave». Dove non ci sono sacerdoti manca l’Eucaristia e «una Chiesa senza l‘Eucaristia non ha la forza: la Chiesa fa l’Eucaristia ma l’Eucaristia fa la Chiesa
».Se mancano le vocazioni sacerdotali – rileva – è perché manca la preghiera. C’è anche il problema della bassa natalità. Inoltre è importante il lavoro con i giovani, ma non bisogna cadere nel proselitismo: è importante infatti anche una selezione, perché se non c’è una vera vocazione poi sarà il popolo a soffrire.
Comunque – aggiunge – il «celibato opzionale», cioè lasciato alla libera scelta, «non è la soluzione». Mentre la questione dei “viri probati” è una possibilità, ma poi vanno precisati i compiti che possono assumere per le «comunità isolate».
“NON SONO UN UOMO ECCEZIONALE”
Rispondendo alla domanda se si senta schiacciato dalle aspettative che in tanti nutrono su di lui, il Papa dice d non sentirsi «un uomo eccezionale». «Sono un peccatore», «un uomo che fa quello che può», «comune». Sento che «non mi fanno giustizia con le aspettative», «esagerano». «Non si dimentichi – precisa – che l’idealizzazione di una persona è una forma sottile di aggressione» e «quando mi idealizzano mi sento aggredito».
GLI ATTACCHI “INTERNI”
Il giornalista gli chiede se gli facciano male gli attacchi che vengono dal Vaticano. «No» risponde Francesco: «Dal momento che sono stato eletto Papa non ho perso la pace. Capisco che a qualcuno non piaccia il mio modo di agire, ma lo giustifico, ci sono tanti modi di pensare, è legittimo ed è anche umano, è una ricchezza».
DAI POPULISMI AI VIAGGI
Infine il papa si dice preoccupato per l’avanzata dei populismi in Europa; della «terza guerra mondiale a pezzetti»: basta pensare all’Africa, all’Ucraina, all’Asia, al dramma in Iraq; annuncia i prossimi viaggi in India, Bangladesh, Colombia, Fatima, allo studio c’è l’Egitto. Vorrebbe andare in Sud Sudan, ma non crede si possa fare.
Sulla vicenda dell‘Ordine di Malta dice che il cardinale Burke «forse non è stato capace di gestire, perché lui non era l’unico protagonista». E sui manifesti in romanesco che lo accusavano di non essere misericordioso, dice che il linguaggio usato «era bellissimo»: però – sottolinea – «non l’ha scritto uno della strada», ma una persona colta.
Fonte: www.Avvenire.it
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