Stamattina, in Vaticano, la consegna del Premio Ratzinger a due studiosi da parte di Papa Francesco che, nell’occasione, ribadisce la stima e l’affetto per il suo predecessore. Ai vincitori il merito di aver approfondito, da una parte, il fenomeno della secolarizzazione, e dall’altra, il tema dell’inculturazione. Francesco: sono un aiuto a trovare il modo di annunciare Cristo nel nostro tempo
servizio di Adriana Masotti – Città del Vaticano
Ammirazione e gratitudine: sono i sentimenti con cui Papa Francesco accoglie a mezzogiorno, in Sala Clementina, i due vincitori del Premio Ratzinger di quest’anno, accompagnati da familiari e amici. Sono il professor Charles Taylor, canadese, e il teologo africano padre Paul Béré, S.J. che il cardinale Angelo Amato, presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Joseph Ratzinger – Benedetto XVI, presenta al Papa. Due personalità provenienti da continenti e culture diverse, ma il cui messaggio secondo il Papa “è molto più simile di quanto non appaia a prima vista”.
All’inizio del suo discorso Francesco dice che questa è per lui “una bella occasione per esprimere ancora una volta stima e affetto per il mio Predecessore, il caro Papa emerito Benedetto XVI”. E prosegue:
Gli siamo grati per l’insegnamento e l’esempio che ci ha dato nel servire la Chiesa riflettendo, pensando, studiando, ascoltando, dialogando, pregando, perché la nostra fede si conservi viva e consapevole nonostante il mutare dei tempi e delle situazioni, e perché i credenti sappiano rendere conto della loro fede con un linguaggio capace di farsi intendere dai loro contemporanei e di entrare in dialogo con essi, per cercare insieme le vie dell’incontro con Dio nel nostro tempo.
Per questo, afferma Francesco, il dialogo con le diverse culture che cambiano “è un dovere per la teologia” ed è necessario “per la vitalità della fede cristiana” e per la missione della Chiesa. E proprio in questa prospettiva i due premiati di oggi “hanno offerto un notevole apporto”: il prof. Taylor approfondendo in particolare il fenomeno della secolarizzazione del nostro tempo in Occidente; il padre Paul Béré dedicandosi alla questione dell’inculturazione tanto importante in Africa.
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Riguardo alla secolarizzazione Papa Francesco afferma che rappresenta “una grande sfida” per la Chiesa e per tutti i credenti, non per nulla priorità del pontificato di Papa Benedetto, dice, “ era riannunciare Dio – il Dio di Gesù Cristo – in un tempo in cui sembra tramontare all’orizzonte di vaste aree dell’umanità”. E si dice grato per la profondità con cui il prof. Taylor ha analizzato il fenomeno, “individuando le caratteristiche della modernità nella loro complessa articolazione”.
Così egli ci aiuta a leggere in modo non riduttivo le ragioni dei cambiamenti avvenuti nella pratica religiosa; ci invita a intuire e a cercare vie nuove per vivere ed esprimere le dimensioni trascendenti dell’animo umano, le dimensioni spirituali nelle quali lo Spirito Santo continua ad operare anche quando noi a prima vista non ce ne accorgiamo.
E tutto questo ci aiuta, afferma il Papa, in un confronto con la secolarizzazione non superficiale o scoraggiato, ma orientato alla ricerca “degli atteggiamenti adeguati per vivere, testimoniare, esprimere, annunciare la fede nel nostro tempo”.
Il riconoscimento e la gratitudine nei riguardi degli studi condotti da padre Paul Béré, Francesco desidera estenderlo “a tutti coloro che si impegnano per l’inculturazione della fede in Africa”. Ricorda le “figure gigantesche” che il Continente ha dato nei primi secoli del cristianesimo come Tertulliano, Cipriano, Agostino, ma costata che nei secoli successivi la presenza dell’ islam e la colonizzazione hanno ostacolato una reale inculturazione africana del messaggio cristiano. E aggiunge:
Perciò la teologia africana contemporanea è ancora giovane, ma appare dinamica e ricca di promesse. Il P. Béré ce ne dà un esempio lavorando sull’interpretazione dei testi dell’Antico Testamento in un contesto di cultura “orale”, mettendo così a frutto l’esperienza delle culture africane.
Il Papa cita un’espressione di san Paolo VI nella Evangelii nuntiandi: “Evangelizzare, per la Chiesa, è portare la Buona Novella in tutti gli strati dell’umanità, è, col suo influsso, trasformare dal di dentro, rendere nuova l’umanità stessa” e ribadisce:
L’accesso alle dimensioni dell’umanità in cerca di redenzione va cercato in tutte le direzioni, con creatività, con immaginazione; deve esprimersi con i linguaggi appropriati in tutti gli ambiti e gli spazi in cui l’umanità vive le sue pene, le sue gioie, le sue speranze.
Cercare e trovare la via dell’accesso a Dio, in ogni tempo e spazio, conclude Papa Francesco, è l’impegno del professor Taylor e del padre Béré, ed è “la missione di tutti coloro che, seguendo l’insegnamento del teologo Joseph Ratzinger e Papa emerito Benedetto XVI, si propongono di essere “cooperatori della Verità”.
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