Francesco all’Angelus mette in guardia da un pericolo, anzi da un vero e proprio “morbo” che colpisce oggi tanti contesti umani: quello di ricercare i primi posti a danno degli altri, quello di costruire e occupare troni di potere, mentre Dio ha scelto il trono scomodo e doloroso della croce, la strada dura ma meravigliosa del servizio ai fratelli, soprattutto agli ultimi. Questa, sostiene il Papa, è “la via maestra che porta al Cielo”.
La via del servizio è l’antidoto più efficace contro il morbo della ricerca dei primi posti, è la medicina per gli arrampicatori questa ricerca dei primi posti, che contagia tanti contesti umani e non risparmia neanche i cristiani, il Popolo di Dio e la gerarchia ecclesiastica. Perciò, come discepoli di Cristo, accogliamo questo Vangelo come richiamo alla conversione, per testimoniare con coraggio e generosità una Chiesa che si china ai piedi degli ultimi, per servirli con amore e semplicità.
Lo spunto a questo monito arriva dall’odierna pagina del Vangelo di Marco, in cui Gesù, afferma il Pontefice, cerca, con grande pazienza, di correggere i suoi discepoli convertendoli dalla mentalità del mondo a quella di Dio. E alla richiesta di Giacomo e Giovanni che dicono al Maestro: “Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”, Gesù, pur riconoscendo il loro zelo e l’entusiasmo per la causa del Regno, li mette di fronte alla realtà dei fatti. Egli, prosegue Francesco, parla loro di un “calice da bere” e di un “battesimo” da ricevere e poi conclude: “sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato”.
Come dire: adesso seguitemi e imparate la via dell’amore “in perdita”, e al premio ci penserà il Padre celeste. E la via dell’amore sempre è in perdita, perché amare significa lasciare da parte l’egoismo, l’autoreferenzialità per servire gli altri
.Anche gli altri discepoli, che si arrabbiano con Giacomo e Giovanni per la loro richiesta, dimostrano di avere la stessa mentalità mondana e questo, aggiunge il Pontefice, offre lo spunto a Gesù per un’altra lezione che vale per i cristiani di tutti i tempi: “chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi, sarà schiavo di tutti”.
Il messaggio del Maestro è chiaro: mentre i grandi della Terra si costruiscono “troni” per il proprio potere, Dio sceglie un trono scomodo, la croce, dal quale regnare dando la vita: il Figlio dell’uomo – dice Gesù – non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti.
Al termine della preghiera mariana, il Papa saluta i numerosi pellegrini presenti in Piazza, in particolare i polacchi della diocesi di Płock e della scuola “San Giovanni Paolo II” di Kartuzy; ricorda la beatificazione a Malaga del sacerdote gesuita Tiburzio Arnáiz Muñoz invitando i fedeli a seguire le sue orme ed essere operatori di misericordia e missionari coraggiosi. Quindi ponendo l’accento sull’odierna Giornata Missionaria Mondiale, che si svolge sul tema “Insieme ai giovani portiamo il Vangelo a tutti” fa pregare la Piazza con un’Ave Maria per tutti coloro che spendono la loro vita per annunciare Cristo, in terre lontane.
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Io penso a tanti cristiani, uomini e donne, laici, consacrati, sacerdoti, vescovi, che hanno speso la loro vita e la spendono adesso lontani dalla patria, annunciando il Vangelo. A loro, il nostro amore, la nostra gratitudine e la nostra preghiera.
Un pensiero speciale, Francesco lo rivolge al gruppo della Caritas Internationalis, guidato dal presidente, il cardinale Louis Antonio Tagle, con alcuni vescovi e persone provenienti da vari Paesi del mondo, impegnati nella campagna internazionale a sostegno dei migranti Share the Journey.
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Cecilia Seppia – Città del Vaticano per Vaticannews.va
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