Barbara Castelli – Città del Vaticano
“Finché ci saranno nuove generazioni capaci di dire ‘eccomi’ a Dio, ci sarà futuro per il mondo”: la Gmg di Panama ha offerto al mondo “un segno controcorrente” rispetto alla triste tendenza “ai nazionalismi conflittuali, che alzano dei muri e si chiudono alla universalità, all’incontro fra i popoli”. All’udienza generale, in aula Paolo VI, Papa Francesco condivide con i presenti i ricordi del recente viaggio apostolico a Panama, in occasione della XXXIV Giornata mondiale della gioventù. Un appuntamento costellato anche da incontri “con la realtà del Paese: le Autorità, i Vescovi, i giovani detenuti, i consacrati e una casa-famiglia”: sei giorni in cui tutto è stato come “contagiato” e “amalgamato” dalla “presenza gioiosa dei giovani: una festa per loro e una festa per Panamá, e anche per tutta l’America Centrale, segnata da tanti drammi e bisognosa di speranza, di pace e di giustizia”. Nel corso della catechesi
, il Pontefice anzitutto ricorda i tanti bambini alzati con orgoglio dai genitori al suo passaggio, come a dire: “Ecco il mio orgoglio, ecco il mio futuro!”. “Quanta dignità in questo gesto – rimarca – e quanto è eloquente per l’inverno demografico che stiamo vivendo in Europa”, “la sicurezza per il futuro sono i bambini”.In un mondo dove non di rado prevalgono “nazionalismi conflittuali”, è fonte di speranza, un “segno profetico” vedere tanti “giovani gioiosi di incontrarsi”: una “vera sinfonia di volti e di lingue”. I giovani che hanno sfilato a Panama con le proprie bandiere, così come tutti i giovani cristiani, precisa Papa Bergoglio, “sono nel mondo lievito di pace”. Inoltre, la Gmg è stata preceduta “dall’incontro dei giovani dei popoli nativi e di quelli afroamericani”, “un’iniziativa importante che ha manifestato ancora meglio il volto multiforme della Chiesa in America Latina”.
Il Pontefice enumera con emozione le tappe della Giornata mondiale della gioventù: anzitutto la Via Crucis, “scuola della vita cristiana”: “lì si impara l’amore paziente, silenzioso, concreto”. Proprio ai presenti, Papa Francesco confida di avere sempre con sé una “Via Crucis tascabile, dono di “una persona molto apostolica a Buenos Aires”, e di farla appena possibile:
A Panamá i giovani hanno portato con Gesù e Maria il peso della condizione di tanti fratelli e sorelle sofferenti nell’America Centrale e nel mondo intero. Tra questi ci sono tanti giovani vittime di diverse forme di schiavitù e povertà. E in questo senso sono stati momenti molto significativi la Liturgia penitenziale che ho celebrato in una Casa di rieducazione per minori e la visita alla Casa-famiglia “Buon Samaritano”, che ospita persone affette da Hiv/Aids.
Nel corso della Veglia e della Messa, prosegue, ho indicato ai giovani come esempio da seguire, Maria, che, “nella sua piccolezza, più di ogni altro ha ‘influito’ sulla storia del mondo: una vera influencer di Dio”.
La mattina di domenica, nella grande celebrazione eucaristica finale, Cristo Risorto, con la forza dello Spirito Santo, ha parlato nuovamente ai giovani del mondo chiamandoli a vivere il Vangelo nell’oggi, perché i giovani non sono il “domani”, eh? No, sono l’“oggi” per il “domani”. Non sono il “frattanto”, ma sono l’oggi, l’adesso, della Chiesa e del mondo. E ho fatto appello alla responsabilità degli adulti, perché non manchino alle nuove generazioni istruzione, lavoro, comunità e famiglia. E questo è chiave in questo momento nel mondo, perché queste cose mancano. Istruzione, cioè educazione. Lavoro: quanti giovani senza… Comunità: che si sentano accolti, in famiglia, nella società.
Papa Francesco ricorda anche l’incontro con tutti i vescovi dell’America Centrale, “un momento di speciale consolazione” durante il quale è stata messa a fuoco la testimonianza del santo vescovo Oscar Romero; e la consacrazione dell’altare della restaurata Cattedrale di Santa Maria La Antigua, “un segno di ritrovata bellezza, a gloria di Dio e per la fede e la festa del suo popolo”.
Possa la famiglia della Chiesa, in Panamá e nel mondo intero, attingere dallo Spirito Santo sempre nuova fecondità, perché prosegua e si diffonda sulla terra il pellegrinaggio dei giovani discepoli missionari di Gesù Cristo.
Nei saluti in lingua italiana, infine, la memoria di San Giovanni Bosco, che ricorre domani. “Don Bosco – sottolinea il Pontefice – seppe far sentire l’abbraccio di Dio a tutti i giovani che incontrò, offrendo loro una speranza, una casa, un futuro. La Sua testimonianza aiuti tutti noi a considerare quanto sia importante educare le nuove generazioni agli autentici valori umani e spirituali”.
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