Ogni cristiano si senta chiamato ad essere testimone di misericordia, vincendo il rancore che affligge il mondo: è quanto auspica Papa Francesco in un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato Parolin in occasione della 67a Settimana Liturgica Nazionale, che si è aperta oggi a Gubbio
Tutto parte “dalla consapevolezza che si è perdonati”. E’ questa coscienza – ricorda il Papa – che spinge a perdonare. Il punto è che “si è riconciliati per riconciliare”. Infatti, “la misericordia del Padre non può essere rinchiusa in atteggiamenti intimistici ed autoconsolatori, perché essa si dimostra potente nel rinnovare le persone e renderle capaci di offrire agli altri l’esperienza viva dello stesso dono”.
Occorre, dunque, “essere testimoni di misericordia in ogni ambiente, suscitando desiderio e capacità di perdono. Questo è un compito a cui tutti siamo chiamati – sottolinea – specialmente di fronte al rancore nel quale sono rinchiuse troppe persone, le quali hanno bisogno di ritrovare la gioia della serenità interiore e il gusto della pace”.
Il Papa auspica che “maturi sempre più la comprensione della liturgia comefons et culmen di una vita ecclesiale e personale piena di misericordia e di compassione, perché costantemente formata alla scuola del Vangelo”.
Quando ci sforziamo di vivere ogni evento liturgico “con lo sguardo fisso su Gesù e il suo volto misericordioso – afferma Papa Francesco – possiamo cogliere l’amore della SS. Trinità”. Questo amore “è ormai reso visibile e tangibile in tutta la vita di Gesù”. Tutto “in lui parla di misericordia. Nulla in Lui è privo di compassione”.
Come diceva Papa San Leone Magno: «Quello che era visibile [e tangibile] del nostro Redentore è passato nei sacramenti». Un tale accostamento “aiuta a percepire tutta la liturgia quale luogo della misericordia incontrata e accolta per essere donata, luogo dove il grande mistero della riconciliazione è reso presente, annunciato, celebrato e comunicato”.
“Il dono della Misericordia – si legge nel messaggio – risplende in modo tutto particolare nel sacramento della Penitenza o Riconciliazione”. Il rito della Penitenza sacramentale – conclude – va percepito “come espressione di una ‘Chiesa in uscita’, come ‘porta’ non solo per ri-entrare dopo l’essersi allontanati, ma altresì ‘soglia’ aperta verso le varie periferie di un’umanità sempre più bisognosa di compassione. In esso, infatti, si compie l’incontro con la misericordia ricreatrice di Dio da cui escono donne e uomini nuovi per annunciare la vita buona del Vangelo attraverso un’esistenza riconciliata e riconciliatrice”.
Il servizio è di Sergio Centofanti per la Radio Vaticana
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