Tiziana Campisi – Città del Vaticano per Vaticannews.va
Con l’Ascensione è accaduta una cosa nuova e bellissima: Gesù ha portato la nostra umanità, la nostra carne in cielo – è la prima volta – cioè l’ha portata davanti a Dio. Quell’umanità, che aveva preso in terra, non è rimasta qui, Gesù, dopo essere risorto non era uno spirito, no, aveva il corpo umano, la carne, le ossa, tutto, e lì sarà per sempre.
Spiega così Papa Francesco, al Regina Caeli, in una piazza San Pietro rischiarata da un tiepido sole, che cos’è l’Ascensione del Signore, festa che si celebra oggi in Italia e in molti altri Paesi, ben nota, ma che può far sorgere delle domande: “perché festeggiare la partenza di Gesù dalla terra?” Il suo congedo sembrerebbe un momento triste, non qualcosa di cui gioire; e poi “cosa fa Gesù adesso in cielo?”.
Riguardo il primo interrogativo, il Papa chiarisce che dal giorno in cui Gesù è asceso al cielo, Dio stesso “non è più solo spirito, ma per quanto ci ama reca in sé la nostra stessa carne, la nostra umanità”. Questo ci indica che il nostro destino è al suo fianco, perciò, aggiunge Francesco, oggi festeggiamo “la conquista del cielo, Gesù che torna al Padre ma con la nostra umanità”. “E così il cielo è un po’ nostro” Gesù ha aperto la porta e il suo corpo è lì”, sottolinea il Papa, che poi si sofferma su “che cosa fa Gesù in cielo”.
Lui sta per noi davanti il Padre, gli mostra continuamente la nostra umanità, mostra le piaghe. A me piace pensare che Gesù davanti il Padre prega così, facendogli vedere le piaghe: questo è quello che ho sofferto per gli uomini, fai qualcosa. Gli fa vedere il prezzo della redenzione. Il Padre si commuove, questa è una cosa che mi piace pensare. Ma pensate voi, così prega Gesù, Lui non ci ha lasciati soli. Infatti, prima di ascendere ci ha detto, come riporta il Vangelo di oggi: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. È sempre con noi, ci guarda, è sempre vivo con noi, per intercedere, per intercedere a nostro favore.
Dunque, Gesù è nel “luogo” migliore, davanti al Padre suo e nostro, per intercedere a nostro vantaggio”, continua Francesco che definisce fondamentale l’intercessione e invita a “non perdere la speranza, a non scoraggiarsi”, perchè davanti al Padre c’è qualcuno che fa vedere le iaghe degli uomi e intercede.
Al termine della preghiera del Regina Coeli dalla finestra del Palazzo Apostolico il primo pensiero di Francesco va al Sudan: “E’ triste, ma ad un mese dallo scoppio delle violenze la situazione continua ad essere grave”. Il Pontefice incoraggia “gli accordi parziali”, e rinnova “un accorato appello affinché siano deposte le armi”.
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