Sono centinaia, migliaia ogni giorno a salire il Calvario, la croce che spezza le spalle e ha le sembianze di una tendopoli di stracci, perché un’orda di tagliagole ti ha costretto a scappare per via della tua fede in quella Croce. O somiglia al terrore di morire in una tomba liquida, perché il tuo calvario è un mare da attraversare su un guscio che galleggia a stento e la riva della speranza non ha un orizzonte. O è la croce di un lavoro a singhiozzo, perché la crisi che non finisce mai inchioda sul legno della precarietà te e i tuoi figli.
Famiglie e “cirenei”
La Croce che stasera passerà di mano in mano per 14 volte tra gli archi del Colosseo, su fino a raggiungere Francesco, ha queste storie incise idealmente sui suoi bracci. Quella della famiglia italiana della terza stazione, che la porterà con Rafaela e Vitor, i due figli adottati in Brasile. O del barelliere e della sorella dell’Unitalsi, i “cirenei” della quinta stazione, in compagnia di un’ammalata, persone – si udrà nella meditazione – che “portano la croce degli altri” e “lo fanno con perseveranza” perché “a motivarli è l’amore”.
La Via Crucis di Africa e Medio Oriente
Dalla sesta alla nona stazione, lo strazio di Gesù che aumenta metro dopo metro si rifletterà sui visi di due suore irachene – simbolo della pietà della Veronica – e poi di due siriani, due nigeriani, due egiziani e quindi Cristo che cade la seconda e la terza volta racconterà anche dei precipizi di violenza nei quali Medio Oriente e molta parte dell’Africa sono caduti dopo l’illusione di una nuova primavera. “Molti mi hanno ascoltato e seguito, diventando miei discepoli – si sentirà dire di sé Gesù – altri non mi hanno capito. Alcuni poi mi hanno combattuto e infine condannato. Ma in questo momento sono chiamato, più che mai, a rivelare l’amore di Dio per l’uomo”.
“Ha profumato la mia vita”
Tra le più forti della Via Crucis sono le parole scelte da mons. Renato Corti per la decima stazione, quando a sorreggere il Legno saranno due cinesi e le voci narranti evocheranno squarci di umanità orrendamente vilipesa – dai bambini soldato all’infanzia e all’adolescenza profanate – mentre si descrive di Gesù l’umiliazione del venire denudato. Fino al culmine della dodicesima stazione, con il grido dell’abbandono e il “Tutto è compiuto” e la Croce sorretta da due religiosi della Custodia di Terra Santa. Gesù ora tace e le ultime parole sono di Nicodemo, il discepolo nascosto che si è recato al sepolcro: “Ora sono qui – dice – a onorare le sue membra. Ho procurato volentieri una mistura di mirra e àloe. Ma la verità è che Egli ha fatto molto di più per me: ha profumato la mia vita”.
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