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Papa Francesco dal carcere di Paliano: Dio ci ama fino alla fine

La “Lavanda dei piedi” del Giovedì Santo ci ricorda che “Dio ci ama fino alla fine”, nonostante i nostri peccati. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa in Coena Domini al Carcere di Paliano. Rivolgendosi ai 70 detenuti presenti nella Casa di Reclusione e al personale penitenziario, Francesco ha quindi affermato che, come ci insegna Gesù, il Papa è il primo chiamato a “servire” per “seminare amore”. Ha così invitato i detenuti ad aiutarsi l’uno con l’altro.

“Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine”. Papa Francesco si è soffermato, nella sua omelia della Messa in Coena Domini, su questo passaggio del Vangelo che narra l’Ultima Cena di Gesù con i suoi discepoli.

Dio ci ama fino alla fine, nonostante i nostri peccati
Il Signore, ha detto, sapeva che era stato tradito, che stava per essere consegnato da Giuda, ma ama “fino alla fine” e dona la vita “per ognuno di noi”:

Amare fino alla fine. E non è facile, perché tutti noi siamo peccatori, tutti abbiamo i limiti, i difetti, tante cose e sì, tutti sappiamo amare, ma non siamo come Dio che ama senza guardare le conseguenze, fino alla fine. E’ un esempio. E per far vedere questo, Lui che era ‘il capo’, che era Dio, lava i piedi ai suoi discepoli”.

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Quello di lavare i piedi, ha sottolineato il Papa, “era un’abitudine che si faceva all’epoca prima dei pranzi e delle cene”, perché la gente nel cammino s’impolverava i piedi. “Ma questo – ha ammonito – lo facevano gli schiavi”.

Gesù è venuto al mondo per servire, lo stesso deve fare il Papa
Gesù, invece, “capovolge” questa regola e lo fa Lui. E a Simon Pietro che non voleva farlo, Gesù spiega “che Lui è venuto al mondo per servire, per servirci, per farsi schiavo per noi, per dare la vita per noi, per amare sino alla fine”:

“Oggi, nel cammino, quando arrivavo, c’era gente che salutava: ‘Ma, viene il Papa, il capo. Il capo della Chiesa …’. Il capo della Chiesa è Gesù, eh! Non scherziamo. Ma il Papa è la figura di Gesù e io vorrei fare lo stesso che Lui ha fatto. In questa cerimonia, il parroco lava i piedi ai fedeli: si capovolge”.

“Quello che sembra il più grande – ha ripreso – deve fare il lavoro di schiavo. Ma per seminare amore”. Francesco ha così invitato i detenuti ad aiutarsi reciprocamente, a fare “un servizio” ognuno per il proprio compagno, “perché questo è amore, questo è come lavare i piedi. E’ essere servo degli altri”.

La “lavanda dei piedi” non è folklore, è il segno dell’amore di Dio
Una volta, ha rammentato Francesco, “i discepoli litigavano tra loro, su chi fosse il più grande, il più importante”. E Gesù rispose che “quello che vuole essere importante, deve farsi il più piccolo e il servitore di tutti”. E questo, ha soggiunto, è quello che fa Dio con noi. Dio “ci serve, è il Servitore”:

“Tutti noi, che siamo poveracci tutti! Ma Lui è grande, Lui è buono. E Lui ci ama così come siamo. Per questo, durante questa cerimonia pensiamo a Dio, a Gesù. Non è una cerimonia folkloristica: è un gesto per ricordare quello che ha dato Gesù. Dopo di questo, ha preso il pane e ci ha dato il Suo corpo; ha preso il vino, e ci ha dato il Suo sangue. E così è l’amore di Dio. Pensiamo all’amore di Dio, oggi, soltanto”.

L’arrivo di Papa Francesco al carcere di Paliano





Papa Francesco ha dunque compiuto il rito della “lavanda dei piedi” a 12 dei 70 detenuti presenti nel carcere, 10 italiani, un argentino e un albanese. Tra questi anche tre donne e un musulmano che riceverà il Sacramento del Battesimo il prossimo mese di giugno. Un carcere particolare quello di Paliano.

E’ infatti l’unico istituto penitenziario in Italia riservato ai collaboratori di giustizia. Due dei carcerati presenti hanno ricevuto la condanna all’ergastolo, mentre per gli altri detenuti la conclusione della pena è prevista tra il 2019 e il 2073.




Il servizio è di Alessandro Gisotti per la Radio Vaticana

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