“Un Dio che ama l’uomo, noi non avremmo mai avuto il coraggio di crederlo, se non avessimo conosciuto Gesù”. Papa Francesco, proseguendo il cammino di catechesi sulla preghiera, si sofferma su questo “scandalo” che troviamo “scolpito nella parabola del padre misericordioso, o in quella del pastore che va in cerca della pecora perduta”. E lo lega a domande che interpellano il cuore di ogni cristiano.
Racconti del genere non avremmo potuto concepirli, nemmeno comprenderli, se non avessimo incontrato Gesù. Quale Dio è disposto a morire per gli uomini? Quale Dio ama sempre e pazientemente, senza la pretesa di essere riamato? Quale Dio accetta la tremenda mancanza di riconoscenza di un figlio che gli chiede in anticipo l’eredità e se ne va via di casa sperperando tutto?
La paternità di Dio è “vicinanza, compassione e tenerezza”. Questo, afferma il Santo Padre, è lo stile di Dio, è il modo di esprimere la sua paternità. “Dialogare con Dio – aggiunge – è una grazia: noi non ne siamo degni, non abbiamo alcun diritto da accampare, ‘zoppichiamo’ con ogni parola e ogni pensiero”… Però Gesù “è la porta che ci apre a questo dialogo con Dio”. È Gesù “a rivelare il cuore di Dio”. Nessuno ama come il Signore. “Noi immaginiamo a fatica e molto da lontano – afferma il Papa – l’amore di cui la Trinità Santissima è gravida, e quale abisso di benevolenza reciproca intercorra tra Padre, Figlio e Spirito Santo”.
Soprattutto era lungi da noi credere che questo amore divino si sarebbe dilatato, approdando sulla nostra sponda umana: siamo il termine di un amore che non trova eguali sulla terra. Il Catechismo spiega: «La santa umanità di Gesù è la via mediante la quale lo Spirito Santo ci insegna a pregare Dio nostro Padre» (n. 2664).
“È questa – conclude il Pontefice – la grazia della nostra fede”. “Davvero non potevamo sperare vocazione più alta: l’umanità di Gesù ha reso disponibile per noi la vita stessa della Trinità”.
Al termine della catechesi Papa Francesco ha ricordato che “dopodomani, Dio volendo”, si recherà “in Iraq per un pellegrinaggio di tre giorni”. “Da tempo – ha affermato – desidero incontrare quel popolo che ha tanto sofferto; incontrare quella chiesa martire nella terra di Abramo”. “Insieme con gli altri leader religiosi, faremo anche un altro passo avanti nella fratellanza tra i credenti”. E ha chiesto di “pregare perché questo viaggio si possa fare bene”.
Ricordando che “giungono ancora dal Myanmar tristi notizie di sanguinosi scontri, con perdite di vite umane” il Papa ha infine richiamato “l’attenzione delle autorità coinvolte, perché il dialogo prevalga sulla repressione e l’armonia sulla discordia”. Francesco ha anche rivolto un “appello alla comunità internazionale, perché si adoperi affinché le aspirazioni del popolo del Myanmar non siano soffocate dalla violenza”.
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