L’incontro e l’ascolto sono condizioni essenziali per il dialogo islamo-cristiano e la risposta alla violenza è l’educazione “alla scoperta e all’accettazione della differenza”. Sono i principi sottolineati dal Papa Francesco, ricevendo i partecipanti al Convegno organizzato per commemorare il 50° anniversario dell’apertura a Roma del Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica (Pisai), nato nel 1926 in Tunisia per opera dei Missionari d’Africa. Il servizio di Giada Aquilino per la Radio Vaticana:
L’antidoto più efficace contro ogni forma di violenza – ha sottolineato con forza Papa Francesco – “è l’educazione alla scoperta e all’accettazione della differenza”, come “ricchezza e fecondità”. Guardando a due religioni, cristianesimo e Islam, che “si rifanno alla paternità spirituale di Abramo”, la riflessione del Papa è partita dalla constatazione che “forse mai come ora” c’è bisogno di un istituto “esplicitamente dedicato alla ricerca e alla formazione di operatori del dialogo con i musulmani”, così come intuì la Chiesa universale “nel clima di rinnovamento post conciliare”. L’invito è stato a un “forte senso di responsabilità”:
“Il dialogo islamo-cristiano, in modo particolare, esige pazienza e umiltà che accompagnano uno studio approfondito, poiché l’approssimazione e l’improvvisazione possono essere controproducenti o, addirittura, causa di disagio e imbarazzo. C’è bisogno di un impegno duraturo e continuo al fine di non farci cogliere impreparati nelle diverse situazioni e nei differenti contesti”.
Negli ultimi anni, ha spiegato il Pontefice, “nonostante alcune incomprensioni e difficoltà, sono stati fatti passi in avanti nel dialogo interreligioso, anche con i fedeli dell’Islam”. Per questo, citando l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, il Papa ha definito “essenziale” l’esercizio dell’ascolto:
“Esso non è soltanto una condizione necessaria in un processo di reciproca comprensione e di pacifica convivenza, ma è anche un dovere pedagogico al fine di essere ‘capaci di riconoscere i valori degli altri, di comprendere le preoccupazioni soggiacenti alle loro richieste e di fare emergere le convinzioni comuni’”.
Necessaria quindi un’adeguata formazione affinché, “saldi nella propria identità, si possa crescere nella conoscenza reciproca”. Il rischio però è di “cadere nei lacci di un sincretismo conciliante ma, alla fine, vuoto e foriero di un totalitarismo senza valori”:
“Un comodo approccio accomodante, ‘che dice sì a tutto per evitare i problemi’, finisce per essere ‘un modo di ingannare l’altro e di negargli il bene che uno ha ricevuto come un dono da condividere generosamente’”.
Il Pontefice ha esortato allora a “tornare ai fondamenti”: quando ci accostiamo ad una persona che professa “con convinzione” la propria religione, ha proseguito, “la sua testimonianza e il suo pensiero ci interpellano e ci portano ad interrogarci sulla nostra stessa spiritualità”:
“Al principio del dialogo c’è, dunque, l’incontro. Da esso si genera la prima conoscenza dell’altro. Se, infatti, si parte dal presupposto della comune appartenenza alla natura umana, si possono superare i pregiudizi e le falsità e si può iniziare a comprendere l’altro secondo una prospettiva nuova”.
La storia del Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica va proprio in questa direzione, ha notato il Papa: “non si limita ad accettare quanto viene detto superficialmente, dando luogo a stereotipi e preconcetti”, ma con il proprio lavoro accademico “va ad indagare le fonti, a colmare le lacune, ad analizzare l’etimologia, a proporre un’ermeneutica del dialogo”:
“Attraverso un approccio scientifico ispirato allo stupore e alla meraviglia, è capace di non perdere la bussola del mutuo rispetto e della stima reciproca. Con queste premesse, ci si avvicina all’altro in punta di piedi senza alzare la polvere che annebbia la vista”.
La cultura e l’educazione, dunque, “non sono affatto secondarie” in un vero processo di avvicinamento verso l’altro, nel rispetto di ciascuna persona. L’auspicio del Pontefice per l’Istituto, già “molto prezioso” per la Santa Sede, è che sia “ancora più conosciuto”, che “diventi sempre più un punto di riferimento per la formazione dei cristiani che operano nel campo del dialogo interreligioso”, sotto l’egida della Congregazione per l’Educazione Cattolica – presente all’incontro il prefetto, il cardinale Zenon Grocholewski – e in stretta collaborazione con il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, rappresentato in Sala Clementina dal presidente, il cardinale Jean-Louis Tauran. “Nel cammino di approfondimento della verità, verso il pieno rispetto della persona e della sua dignità”, l’augurio finale di Papa Francesco è stato a “non tradire mai il compito primario dell’ascolto e del dialogo”, fondato su identità chiare, sulla ricerca appassionata, paziente e rigorosa della verità e della bellezza, “sparse dal Creatore nel cuore di ogni uomo e donna e realmente visibili in ogni autentica espressione religiosa”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana