Gesù ha aperto per noi il Paradiso, un “per sempre” che sarà “tutto nella gioia, nella comunione piena con Dio e con gli altri, senza più lacrime, rancori, divisioni e turbamento”. E ci indica la via, che è Lui stesso: avere “un rapporto vivo con Lui”, “imitarlo nell’amore”, “seguire i suoi passi”. La via “dell’amore umile, della preghiera, della mitezza, della fiducia”. Da seguire superando ogni paura, affidandosi a Lui, certi che ha “prenotato” per noi “un posto il Cielo”.
Papa Francesco, prima della preghiera del Regina Coeli, nella biblioteca del Palazzo apostolico come dall’inizio dell’emergenza Covid-19, rilegge l’inizio del “Discorso d’addio” di Gesù ai discepoli, al termine dell’ultima Cena, come riportato nel brano del Vangelo di Giovanni protagonista della liturgia di questa quinta domenica di Pasqua.
Gesù, sottolinea il Papa, inizia con un’esortazione: “Non sia turbato il vostro cuore”. E’ quello che dice anche a noi, commenta, “nei drammi della vita”. Ma come fare, si domanda, “perché il cuore non si turbi?”. Francesco parla di due rimedi, indicati dal Signore. Il primo: “Abbiate fede in me”. Non è un consiglio astratto: nella vita, ricorda il Pontefice, “l’ansia peggiore”, “nasce dalla sensazione di non farcela, dal sentirsi soli e senza punti di riferimento davanti a quel che accade”.
Un’angoscia che “non si può superare da soli”. Abbiamo bisogno del Suo aiuto. Gesù ci chiede allora “di avere fede il Lui, cioè di non appoggiarci a noi stessi, ma a Lui. Perché la liberazione dal turbamento passa attraverso l’affidamento”. Affidarci a Gesù: “Fare il salto”.
E Gesù è risorto e vivo proprio per essere sempre al nostro fianco. Allora possiamo dirgli: “Gesù, credo che sei risorto e che mi stai accanto. Credo che mi ascolti. Ti porto quello che mi turba, i miei affanni: ho fede in Te e mi affido a Te”.
Il secondo rimedio indicato da Gesù ai discepoli è tutto nelle parole: “vado a prepararvi un posto” nella casa del Padre. Gesù, sottolinea Papa Francesco, “ci ha prenotato un posto in Cielo”. Ha preso su di sé “la nostra umanità per portarla oltre la morte, in un posto nuovo, in Cielo, perché lì dove è Lui fossimo anche noi”.
È la certezza che ci consola: c’è un posto riservato per ciascuno. Anche c’è un posto per me. Ognuno di noi può dire: c’è un posto per me. Non viviamo senza meta e senza destinazione.
Non dimentichiamolo: la dimora che ci attende è il Paradiso. Qui siamo di passaggio.
Siamo fatti per il Cielo, spiega il Papa “per vivere per sempre”. E’ qualcosa “che ora non riusciamo neppure a immaginare”, ma è ancora più bello “pensare che questo per sempre sarà tutto nella gioia, nella comunione piena con Dio e con gli altri, senza più lacrime, rancori, divisioni e turbamento”.
Ma come, si chiede ancora Francesco, “raggiungere il Paradiso?”. La via la indica sempre Gesù, con la “frase decisiva” di oggi: “Io sono la via”. “Per salire in Cielo la via è Gesù: è avere un rapporto vivo con Lui”, “ imitarlo nell’amore”, “seguire i suoi passi”. Chiediamoci, come cristiani, conclude il Pontefice: “quale via seguo?”.
Ci sono vie che non portano in Cielo: le vie del potere, le vie della mondanità, le vie per autoaffermarsi, le vie del potere egoista. E c’è la via di Gesù, la via dell’amore umile, della preghiera, della mitezza, della fiducia, del servizio agli altri. Non è la via del mio protagonismo, è la via di Gesù protagonista della mia vita. È andare avanti ogni giorno domandandogli: “Gesù, che cosa pensi di questa mia scelta? Che cosa faresti in questa situazione, con queste persone?”.
“Ci farà bene chiedere a Gesù, che è la via – è il consiglio finale di Papa Francesco – le indicazioni per il Cielo”. Nostra Madre Maria, “Regina del Cielo, ci aiuti a seguire Gesù, che per noi ha aperto il Paradiso”.
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