Sancta Sedes

Papa Francesco: Dio ci cerca sempre per primo. Apriamogli la porta senza paura

Cercare il Signore e cambiare vita, convertirsi. E’ partita dall’esortazione del profeta Isaia l’omelia di papa Francesco nella Messa che ha presieduto questa mattina nella Grotta di Lourdes dei Giardini Vaticani in occasione della festa del Corpo della Gendarmeria.




“Ma Gesù – ha spiegato il Pontefice – cambia la logica e va oltre. Una logica che nessuno poteva capire: è la logica dell’amore di Dio. E’ vero, tu devi cercare il Signore e fare di tutto per trovarlo; ma l’importante è che è Lui che sta cercando te. Lui sta cercando te. Più importante che cercare il Signore, è accorgersi che Lui mi cerca”

.

Nella parabola del Vangelo di oggi, “Dio esce a trovarci per cinque volte”, egli è il padrone che durante la giornata, dalle prime ore del mattino fino alla sera, non si stanca di andare in piazza a cercare operai per la sua vigna,perché egli ci ama

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Ma, Padre, io sono un peccatore …” – ha continuato a spiegare il Papa –  … E quante volte noi stiamo in Piazza tutta la giornata, e stare in piazza è stare nel mondo, stare nei peccati, “Vieni!” – “Ma, è tardi!” – “Vieni”. Mai è tardi per Dio. Mai. Mai, mai.  Questa è la sua logica e tanto è uscito da se stesso che ha mandato suo Figlio a cercarci.”

E l’amore di Dio per noi è come quello del padre che non si stanca di aspettare il figliol prodigo: “questo è il cuore del nostro Dio: ci aspetta sempre”. E’ il Signore quindi a fare sempre il primo passo verso di noi. “Lui non si stanca di uscire, rispetta la libertà di ogni uomo ma è lì” ad attendere “che noi gli apriamo un pochettino la porta. Il nostro Dio è umile; si umilia aspettandoci”. 

Tutti noi abbiamo, dunque, bisogno dell’incontro con il Signore perché ci dia la forza per andare avanti, ma bisogna stare attenti, perché Lui passa, e sarebbe cosa triste se noi non ce ne accorgessimo.

“Chiediamo oggi la grazia – ha esortato Francesco – che io sia sicuro che Tu stai aspettando. Sì, aspettando me, con i miei peccati, con i miei difetti, con i miei problemi. Tutti ne abbiamo. Il peggiore dei peccati” è “la sfiducia nell’amore di Dio”




Rivolgendosi verso i gendarmi presenti alla celebrazione con le loro famiglie, ha poi concluso, “Il Signore vi conceda questa grazia. Anche a me. A tutti. La grazia di essere sicuri che Lui sempre è alla porta, aspettando che io apra un pochettino per entrare. E non avere paura: quando il figliol prodigo incontrò il padre, il padre scese dal terrazzo e andò incontro al figlio. Quell’anziano andava in fretta, e dice il Vangelo che quando il figlio incominciò a parlare: “Padre, ho peccato …”, non lo lasciò parlare; lo abbracciò, lo baciò … Questo è quello che ci aspetta se noi apriamo un pochettino la porta: l’abbraccio del Padre.”

di Marina Tomarro perla Radio Vaticana

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