Chiediamoci: “Noi manifestiamo l’amore di Dio? Oppure l’amore di Dio è diventato solo un concetto, qualcosa di già sentito, che non suscita più vita e emozioni?”. E ancora: nelle nostre comunità “teniamo sempre aperte le porte, siamo capaci di accogliere tutti, sottolineo tutti, come fratelli e sorelle? Si respira un’atmosfera familiare o ci assomigliamo più a un ufficio o a un luogo riservato solo agli eletti?”.
Domande e richiami alla coscienza di ogni credente sono quelli di Papa Francesco durante la catechesi dell’Angelus di questa domenica, 4 giugno, in occasione della Solennità della Santissima Trinità.
Dalla finestra del Palazzo Apostolico, Francesco riflette sul Vangelo di Giovanni di oggi, tratto dal dialogo di Gesù con Nicodemo, membro del Sinedrio, “un uomo appassionato dal mistero di Dio” che “riconosce in Gesù un insegnante divino e segretamente va a parlargli”. Gesù lo ascolta, capisce che è “un uomo in ricerca” e allora “lo sorprende”, dicendogli che per entrare nel Regno di Dio bisogna nascere di nuovo; poi “gli rivela il cuore del mistero affermando che Dio ha tanto amato l’umanità da mandare il suo Figlio nel mondo”.
Gesù, quindi, il Figlio, ci parla del Padre e del suo immenso amore.
Padre e Figlio, quindi, formano un’immagine familiare che, secondo il Papa, “sconvolge la nostra concezione di Dio”. La parola stessa “Dio”, infatti, suggerisce “una realtà unica, maestosa e distante, mentre sentire parlare di un Padre e di un Figlio ci riporta a casa”.
Sì, possiamo immaginare Dio così, attraverso l’immagine di una famiglia riunita a tavola, dove si condivide la vita. In effetti, l’immagine della mensa, che è anche un altare, è un simbolo che certe icone utilizzano per raffigurare la Trinità. È un’immagine che parla di un Dio che è comunione. Padre, Figlio e Spirito Santo: comunione.
Ma attenzione, non è solo un’immagine: “È realtà!”, afferma Papa Francesco. Una realtà diffusa dallo Spirito Santo, che “ci fa gustare, ci fa percepire la presenza di Dio: una presenza di Dio che è sempre vicina, compassionevole e tenera”. L’invito, quindi, è “sedersi a tavola con Dio per condividere il suo amore”. Questo è ciò che accade in ogni Messa, all’altare della mensa eucaristica, dove Gesù si offre al Padre e si offre a noi.
Sì, fratelli e sorelle, il nostro Dio è un’unità d’amore: così ce l’ha rivelato Gesù. E sapete come possiamo ricordarlo? Con il gesto più semplice, quello che abbiamo imparato da bambini:
il segno della croce. Quando tracciamo la croce sul nostro corpo, ricordiamo quanto Dio ci ha amato, tanto da dare la sua vita per noi”, sottolinea Papa Francesco, che invita ognuno di coloro presenti in Piazza, inclusi lui stesso, a compiere questo gesto.
Ora, ognuno di noi, e tutti insieme, facciamo il segno della croce su di noi…
“Il suo amore ci avvolge completamente, dall’alto verso il basso, da sinistra a destra, come un abbraccio che non ci abbandona mai”. E allo stesso tempo ci impegniamo “a testimoniare l’amore di Dio”, dice.
Lo facciamo? Cioè, “testimoniamo l’amore di Dio” nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità, nella nostra vita? “Oppure l’amore di Dio è diventato solo un concetto, qualcosa di già sentito, che non suscita più vita e emozioni?”.
Le nostre comunità sanno amare? E la nostra famiglia… Sappiamo amare all’interno della nostra famiglia? Offriamo a tutti il nutrimento del perdono di Dio e la gioia del Vangelo?
Il Papa invita a riflettere e, improvvisando, aggiunge: “Dio è amore, Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo, e ha dato la vita per noi, per questa croce”.
Infine Francesco ha rivolto una preghiera alla Vergine Maria affinché ci aiuti a vivere la Chiesa come una casa dove l’amore familiare prevale.
Il saluto speciale all’Arma dei Carabinieri
Alla fine della catechesi, Francesco – come già fatto nel telegramma firmato dal cardinale segretario di Stato – esprime la sua vicinanza ai feriti e alle famiglie delle vittime dell’incidente ferroviario in India. Poi affida alle popolazioni colpite dalla guerra, in particolare all’Ucraina “martoriata”, la Madonna come protezione. Inoltre, rivolge un “saluto speciale” ai rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri che celebrano la loro festa il 5 giugno: “Ringrazio per il vostro impegno nei confronti della popolazione”, afferma il Papa. “Che la Vergine Fidelis, vostra patrona, vi protegga insieme alle vostre famiglie”.
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