Il libro “È mia madreˮ, dialogo di Francesco con Awi Mello. Sulle apparizioni in Erzegovina: c’è gente che si converte, però manca il discernimento. La proposta di «santuarizzare» le parrocchie
E gli dice il motivo per cui si era opposto, senza manifestare, però, la sua opinione sull’autenticità dell’apparizione. «L’ho fatto perché uno dei veggenti avrebbe parlato e avrebbe spiegato un po’ tutto e alle quattro e mezza sarebbe apparsa la Madonna. Cioè lui aveva l’agenda della Madonna. Allora ho detto: no, non voglio qui questo tipo di cose. Ho detto di no, no in chiesa», continua il Papa rivolto a padre Alexander. Subito specificando: «Bisogna distinguere, però, perché, nonostante questo, Dio fa miracoli a Medjugorje. In mezzo alle pazzie dell’uomo, Dio continua a fare miracoli. Forse ci sono fenomeni più personali. Mi arrivano delle lettere qui, ma si capisce che sono cose più che altro psicologiche. Bisogna distinguere bene le cose».
Nel 2007 padre Alexandre Awi Mello – brasiliano, mariologo, studi di teologia all’Università Cattolica di Santiago del Cile e alla Philosophisch-Teologische Hochschule di Vallendar in Germania, dottorato in mariologia presso l’International Marian Research Institute dell’Università di Dayton in Ohio, negli Usa – è stato uno dei due segretari della Commissione di redazione della V Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano e dei Caraibi svoltasi presso il santuario mariano di Aparecida. E per questo sacerdote, membro del Movimento apostolico di Schoenstatt, questa si è rivelata la prima occasione per collaborare «gomito a gomito» – cogliendone la sensibilità mariana – con il cardinale Jorge Mario Bergoglio allora presidente di quella commissione.
Da qui una conoscenza – che è un po’ alla base di questo libro – in cui padre Alexandre (dal 31 maggio 2017 Segretario del nuovo Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita), prova a scandagliare, a partire da due ore di conversazione con il pontefice – poco dopo il Natale 2013, nel suo appartamentino a Santa Marta dove le immagini mariane non mancano (quella della Tenerezza, quella di Luján, di Schoenstatt, dei Miracoli di Santa Fe …), il suo rapporto con Maria, palesato già all’indomani dell’elezione, di prima mattina, con l’affidamento alla Vergine del pontificato nella basilica di S. Maria Maggiore (tra i pochi luoghi romani davvero familiari a Bergoglio).
Come osserva subito nella prefazione a “È mia madreˮ – sottotitolo “Incontri con Maria”, edizioni Città Nuova, in libreria dal 18 ottobre 2018 – il teologo argentino Carlos María Galli (autore di “Cristo, Maria, la Chiesa e i popoli. La mariologia di papa Francescoˮ uscito con la Lev l’anno scorso), «padre Awi durante il dialogo, ha avuto la conferma di ciò che già aveva intuito: per Francesco la cosa più importante è la fede mariana del “santo popolo fedele di Dio”, che ci insegna ad amare Maria oltre la riflessione teologica. In quanto figlio e membro, come qualsiasi altro, del Popolo di Dio, Bergoglio – Francesco – partecipa del sensus fidei fidelium e si identifica con la profonda pietà mariana del popolo cristiano».
Ciò detto ecco l’autore a colloquio con il Pontefice sulle origini e l’evoluzione della sua relazione con Maria, ecco domande e risposte corredate da ampie glosse. In ogni caso il discorso restituisce subito un clima lontano nel tempo. Quello di una pietà respirata in famiglia, dai genitori, dalla nonna, poi in una scuola salesiana alle porte di Buenos Aires dove Jorge entrò dodicenne: «Da lì, la mia devozione a Maria Ausiliatrice», afferma riconoscente anche verso don Enrique Pozzoli, il salesiano della comunità di Almagro che lo battezzò e ne irrobustì l’attaccamento all’Ausiliatrice, visitata spesso nella basilica dedicatale nella capitale argentina, luogo del suo battesimo, là dove Bergoglio si rifugiava da giovane (assistendo al prendere corpo della sua vocazione sino alla risposta definitiva a diciannove anni: «Fu lì che la definii: Basta, adesso sì! E fu così che decisi di entrare a far parte dei Gesuiti»), ma anche da vescovo di Buenos Aires («Ogni volta che c’era un problema, andavo lì…», «I sacerdoti del santuario dicevano: “Ecco il vescovo, dev’essere successo qualcosa di grosso!”»).
Ma con il volto dell’Ausiliatrice cui ogni 24 maggio, nella sua festa, Bergoglio recava fiori («Fu così che la Vergine entrò sempre di più nel mio cuore») ecco tanti altri volti dell’unica Madre di Dio. Quello della Madonna della Mercede (conosciuta la prima volta su una medaglietta regalatagli da una suora catechista, María Loreto Tortolo). Quello della Beata Vergine del Rosario di Pompei, meta di tanti suoi pellegrinaggi a Buenos Aires (dove è pure venerata in un famoso santuario retto dai cappuccini). Quello della Vergine Maria che scioglie i nodi, che a dispetto della vulgata, Papa Francesco fa sapere di non aver mai visto ad Augusta, in Baviera dove sorge il santuario, ma di aver scoperto con piacere sulla riproduzione di un biglietto di Natale («Mi piacque l’immagine, mi piacque il fatto che Lei, portando Cristo, sciolga i nodi. Oggi ci sono così tanti razionalisti…»). Quello di Nostra Signora di Guadalupe. Quello, soprattutto, di Nostra Signora di Luján e dell’ Immacolata Concezione di Aparecida. Ed altri ancora.
di Marco Roncalli per Vatican Insider
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