Dolore è stato espresso dal Papa per il drammatico terremoto che ieri ha colpito l’Afghanistan e il Pakistan e ucciso centinaia di persone. Francesco, in un telegramma a firma del Segretario di Stato, card. Parolin, e indirizzato al nunzio apostolico in Pakistan, arcivescovo Ghaleb Moussa Abdalla Bader, esprime la sua solidarietà nei confronti di tutti coloro che sono stati colpiti dal disastro, offrendo inoltre le sue preghiere per le vittime, così come per i feriti e i dispersi.
Il Papa invoca quindi la benedizione divina su tutti coloro che hanno perso i propri cari, così come sulle autorità civili e il personale di soccorso impegnato negli sforzi di salvataggio.
E’ salito intanto a quasi 360 morti e oltre 2 mila feriti il bilancio delle vittime. La scossa principale è stata di 7.5 gradi della scala Richter. Distrutti interi villaggi, mentre c’ è difficoltà per i soccorsi nel raggiungere le impervie zone montuose colpite dal sisma. Da Kabul, Barbara Schiavulli:
Siamo nell’ospedale Wazir Akbar Khan, dove il direttore Najibullah ci ha detto di aver curato 31 feriti, giunti ieri dopo il devastante terremoto che ha colpito il Nord dell’Afghanistan e il Pakistan. Il bilancio delle vittime continua a salire. Wali, 60 anni, è ancora ricoverato con il figlio, entrambi con fratture multiple. Erano nel loro negozio di alimentari quando se lo sono visto crollare addosso. Restano ore vitali per salvare i superstiti. Difficili i soccorsi in entrambi i Paesi. Il Pakistan ha mobilitato i mezzi dell’esercito per raggiungere le aree più remote, mentre il governo afghano ha chiesto l’aiuto internazionale, anche perché alcune zone sono ancora sotto il controllo dei talebani. Ci sono poi le montagne e si rischiano slavine, fa molto freddo e la terra continua a tremare. In mattinata, l’organizzazione per i lavori sul confine è riuscita a liberare 27 dei 45 punti pieni di detriti che bloccano l’autostrada verso la Cina.
Un sisma spaventoso, dunque, che ha ingoiato centinaia di persone, seminando morte e distruzione in zone già povere, come testimonia da Lahore in Pakistan suor Lilian Rafai, delle Domenicane di santa Caterina da Siena, al microfono di Gabriella Ceraso:
“I morti sono tanti, tanti, tanti,ora piano piano li scoprono anche tra le macerie. Tante case sono cadute, vedo intorno tanta distruzione. A nord ci sono i danni maggiori, ma anche dove siamo noi, in realtà è tutto il paese ad essere stato colpito. La popolazione è subito scappata fuori e tante scuole sono crollate”
In Afghanistan, gran parte delle vittime sono nelle province di Takhar e Nangarhar, tra loro anche 12 alunne minorenni, morte a Taloqan mentre tentavano di uscire da scuola. In Pakistan centinaia le frane e i crolli specie nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa. Il primo ministro afghano parla di ingenti perdite, l’omologo pakistano di ritorno da Londra ha mobilitato l’esercito, ma l’area è montuosa, priva di infrastrutture e comunicazioni. Tutto è come l’ 8 ottobre 2005 quando l’ultimo sisma uccise 75mila persone. Ancora suor Lilian:
“I soccorsi sono partiti ma non so come si organizzeranno, tante strade sono bloccate. Nessuno era pronto per quanto è accaduto. L’ultimo terremoto c’è stato 10 anni fa e tutto è rimasto come allora”.
Intanto, riferisce la tv pakistana Dunya, il premier indiano Narendra Modi ha telefonato al primo ministro pakistano Nawaz Sharif e ha offerto assistenza per i soccorsi, dopo il messaggio lanciato stamani su Twitter in cui già annunciava la disponibilità ad aiutare il suo eterno rivale, oltre che l’Afghanistan.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)