Il Pontefice saluta le autorità civili e religiose della Bulgaria in piazza Burov a Sofia. Un Paese ponte tra est e ovest dell’Europa segnato dal calo demografico e da intensi flussi migratori
Michele Raviart – Città del Vaticano
La Bulgaria è un “luogo d’incontro tra molteplici culture e civiltà, ponte tra l’Europa dell’est e quella del sud, porta aperta sul vicino oriente”. “Una terra in cui affondano antiche radici cristiane, che alimentano la vocazione a favorire l’incontro sia nella regione sia nella comunità internazionale. Qui le diversità, nel rispetto delle specifiche peculiarità, è vista come un’opportunità, è vista come una ricchezza e non come motivo di contrasto”. Così Papa Francesco si è rivolto alle autorità, la società civile e il corpo diplomatico della Bulgaria, nel primo discorso del suo viaggio nel Paese.
Un incontro che si è svolto nella piazza di Sofia dedicata al politico e oppositore Atanas Burov che, ricorda il Papa, “subì i rigori di un regime che non poteva accettare la libertà di pensiero”. A trent’anni dalla fine del comunismo, Francesco fa poi il punto sulla situazione del Paese. Da un lato l’emigrazione, che negli ultimi decenni ha portato più di due milioni di persone a cercare nuove opportunità di lavoro, dall’altro il calo delle nascite dovuto ad una sorta di “inverno demografico”, “che è sceso come una cortina di gelo su tanta parte dell’Europa, conseguenza di una diminuzione di fiducia verso il futuro”.
Inoltre, ricorda il Papa, “la Bulgaria si trova a confrontarsi con il fenomeno di coloro che cercano di fare ingresso all’interno dei suoi confini, per sfuggire a guerre e conflitti e alla miseria e tentano di raggiungere in ogni modo le aree più ricche del continente europeo, per trovare nuove opportunità di esistenza, o semplicemente un rifugio sicuro”. L’appello, rivolto al presidente bulgaro Rumen Radev, è all’accoglienza e al sostegno della popolazione giovanile.
Conosco l’impegno con cui i governanti di questo Paese, da anni, si sforzano di creare le condizioni affinché, soprattutto i giovani, non siano costretti a emigrare. Vorrei incoraggiarvi a continuare su questa strada, a compiere ogni sforzo per promuovere condizioni favorevoli affinché i giovani possano investire le loro fresche energie e programmare il loro futuro personale e familiare, trovando in patria condizioni che permettano una vita degna. E a voi, che conoscete il dramma dell’emigrazione, mi permetto di suggerire di non chiudere gli occhi, non chiudere il cuore e non chiudere la mano – come è nella vostra tradizione – a chi bussa alle vostre porte.
Il saluto di Papa Francesco va anche al Patriarca bulgaro Neofit, a tutti i fedeli della Chiesa ortodossa bulgara e ai “vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e a tutti i membri della Chiesa Cattolica, che vengo a confermare nelle fede e ad incoraggiare nel loro quotidiano cammino di vita e testimonianza cristiana”. Ricordando il documento sulla fratellanza umana
, firmato ad Abu Dhabi lo scorso febbraio, il Pontefice ricorda poi ai membri della comunità ebraica e ai fedeli dell’Islam l’importanza di “restare ancorati ai valori della pace”.Approfittiamo dell’ospitalità che il popolo bulgaro ci offre affinché ogni religione, chiamata a promuovere armonia e concordia, aiuti la crescita di una cultura e di un ambiente permeati dal pieno rispetto per la persona umana e la sua dignità, instaurando vitali collegamenti fra civiltà, sensibilità e tradizioni diverse e rifiutando ogni violenza e coercizione. In tal modo si sconfiggeranno coloro che cercano con ogni mezzo di manipolarla e strumentalizzarla.
Papa Francesco ha poi ricordato la visita di San Giovanni Paolo II nel 2002 e la presenza a Sofia per circa un decennio di Angelo Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII.
Questi portò sempre nel cuore sentimenti di gratitudine e di profonda stima per la vostra Nazione, al punto da affermare che, dovunque si fosse recato, la sua casa vi sarebbe stata sempre aperta, senza bisogno di dire se cattolico o ortodosso, ma solo: fratello di Bulgaria. San Giovanni XXIII lavorò instancabilmente per promuovere la fraterna collaborazione tra tutti i cristiani e con il Concilio Vaticano II, da lui convocato e presieduto nella sua prima fase, diede grande impulso e incisività allo sviluppo dei rapporti ecumenici.
Dal 1968, infatti, è diventata consuetudine per il Papa ricevere in Vaticano una delegazione bulgara in occasione della festa dei Santi Cirillo e Metodio, “che evangelizzarono i popoli slavi e furono all’origine dello sviluppo della loro lingua e cultura e soprattutto di abbondanti e duraturi frutti di testimonianza cristiana e di santità”.
Siano benedetti i Santi Cirillo e Metodio, compatroni d’Europa, che con le loro preghiere, il loro ingegno e la loro concorde fatica apostolica ci sono di esempio e rimangono, a distanza di più di un millennio, ispiratori di dialogo fecondo, di armonia, di incontro fraterno tra le Chiese, gli Stati e i popoli! Possa il loro fulgido esempio suscitare numerosi imitatori anche ai nostri giorni e far sorgere nuovi percorsi di pace e di concordia!
“Dio benedica la Bulgaria, la conservi pacifica e accogliente e la renda prospera e felice”, è la preghiera del Papa, “possa questa terra, delimitata dal grande fiume Danubio e dalle sponde del Mar Nero, resa fertile dall’umile lavoro di tante generazioni e aperta agli scambi culturali e commerciali, integrata nell’Unione Europea e dai solidi legami con Russia e Turchia, offrire ai suoi figli un futuro di speranza”.
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