Anzi Francesco il missionario: quello era il suo sogno, e se non si fosse ritrovato con un solo polmone forse non starebbe a Roma ma in qualche lontano angolo del mondo.
Il missionario è chi, per definizione, si de-centra e giunge alla periferia, esistenziale e culturale che sia.
Christian de Chergé priore del monastero di Tihibrine, ucciso in Algeria insieme ad altri sei monaci nel maggio 1996, è il protagonista del film Uomini di Dio e ha scritto parole che senza ombra di equivoci ci fanno intendere Francesco: “io credo con tutte le mie forze che per entrare in verità nel dialogo, dobbiamo accettare, in nome di Cristo, che l’Islam abbia qualcosa da dirci. Altrimenti l’attenzione che mostriamo sarà sterile” (Anna Pozzi, Tibhirne – I volti dell’Islam, Avvenire 22.I.2015). Ecco, Francesco crede con tutto sé stesso – con tutto il suo corpo – che ogni uomo abbia qualcosa da dirgli.
Non c’è un Papa che suona una volta una musica e un’altra volta “un’altra musica”: c’è un Papa che sa parlare perché è la Verità in dialogo verso Emmaus. La Verità che non è un viandante solitario o un maestro dell’antica grecia e gli altri lo seguono: è una verità che incontra.
Per questo c’è un Papa Francesco che mi ha parla col linguaggio di Francesco De Gregori in Generale dicendo “non è vero che per essere buoni cattolici, bisogna fare figli come conigli” e uno che all’Udienza Generale successiva loda le famiglie numerose e dice che dono siano esse e i loro figli; c’è quello che dice “se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?” e quello che al Consiglio d’Europa parla della famiglia da valorizzare e da custodire come preziosa risorsa. Ma è sempre lo stesso Papa, è sempre lo stesso Pietro.
È difficile per un cattolico ascoltare un Papa così? No, se la parola cattolico significa il suo etimo e cioè “universale”; sì, se significa appartenenza a un gruppo. Qualcuno aveva scritto che a Francesco interessa cambiare il cristiano, non il cristianesimo: e questo, per i cristiani è fastidioso, bisogna riconoscerlo. Perché sentirsi spinti – anzi ‘spintonati’ – ad imparare che l’altro è la mia salvezza perché l’altro è per me la presenza di Dio, è difficile sempre, ma lo è oltremodo se devo fare come de Chergé che impara dal mussulmano che ucciderà lui e i sui fratelli.
Io, confesso, spesso mi sento inadeguato. Ma sono io che rimango indietro. Perché, per l’attuale Vescovo di Roma, la Verità non è mai una verità blindata, cioè impermeabile ad altri incontri successivi. Quella lui la chiama “ideologia” e la condanna. Sia che venga dal mondo laicista che da quello cattolico.
Per lui la Verità è un Incontro.
Di Don Mauro Leonardi
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Bravo don Mauro il papa parla a tutti semplicemente per farsi capire da tutti.Il suo linguaggio semplice arriva a tutti!sei fantastico hai scritto un articolo meraviglioso