Tiziana Campisi – Città del Vaticano per Vaticannews.va
L’università è – o almeno dovrebbe essere – il luogo dell’apertura della mente agli orizzonti del sapere, agli orizzonti della vita, del mondo, della storia. Naturalmente a partire da una prospettiva precisa, dallo studio approfondito e metodico di un ambito disciplinare, ma sempre nell’apertura, sempre per una conoscenza del mondo e dell’uomo che sia integrale.
Condivide questo pensiero Papa Francesco nel discorso rivolto a docenti e studenti dell’Università di Macerata ricevuti in udienza nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico.
Nel tratteggiare il volto degli atenei, il Pontefice evidenzia che vi si incontrano due differenti universi: “quello del mondo, del sapere, e quello dell’uomo”, inteso come individuo “con la sua storia e la sua personalità, i suoi sogni e le sue qualità intellettuali, morali, spirituali” e “i suoi limiti”; “un universo, che solo Dio conosce pienamente, con impareggiabile rispetto”. Da qui il compito del mondo accademico:
Questa, direi, è la sfida dell’università: far incontrare questi due orizzonti, quello del mondo e quello personale, perché possano dialogare, e da questo dialogo venga una crescita di umanità. Una crescita anzitutto della persona stessa dello studente, che si forma, matura in conoscenza e libertà, nella capacità di pensare e di agire, di partecipare in modo critico e creativo alla vita sociale e civile, con una propria competenza culturale e professionale.
Investire sulla formazione la scelta migliore per il futuro
Francesco ricorda poi quanto San John Henry Newman scriveva a proposito dell’ambiente universitario, dove “il giovane ‘si forma un abito mentale che dura tutta la vita’”, maturando i principi della libertà e dell’equità, la calma, la moderazione e la saggezza. L’università non è un luogo in cui riempire la testa di informazioni, “una fabbrica di macrocefali che poi non sanno cosa fare con le mani o con il cuore”, sottolinea il Papa, che parla di un’idea umana dell’università, precisando che va coinvolta tutta la persona, con i suoi affetti, il suo modo di sentire e di agire, una “armonia umana”. Per Francesco la crescita umana che l’università offre ad ogni persona, non può che avere “un riflesso positivo sulla società”:
Pertanto, investire sulla formazione, sulla scuola, sull’università è il miglior investimento per il futuro di un Paese. Lo sappiamo, lo si sente spesso ripetere, ma non sempre si prendono poi decisioni coerenti.
Matteo Ricci, modello di incontro e dialogo
Nelle università è poi importante l’incontro tra le diverse culture, che non è “automatico”, rimarca Francesco, non scaturisce semplicemente con il “mettere insieme professori e studenti di diverse provenienze”, ma richiede una “cultura dell’incontro”. E Macerata, che ha dato i natali a padre Matteo Ricci, trova in lui un grande promotore di tale cultura. L’università del capoluogo marchigiano, infatti, custodisce la memoria del gesuita che in Cina diede impulso ad un’opera di apostolato e di evangelizzazione basata sul rispetto dei valori culturali locali, promuove studi su di lui, e cerca di attualizzare il suo esempio di dialogo interculturale. Una strada, quella del dialogo, di cui “c’è bisogno a tutti i livelli”, ammonisce:
I poteri del mondo sono abituati alla strada dell’esclusione, alla cultura dello scarto! No c’è bisogno del dialogo, la strada del dialogo. “Ma perdere tempo con il dialogo?”. Sì, perdere tempo perché questo poi fruttifica in modo più grande e più bello.