Il papa ha scritto una lettera al maestro generale dell’Ordine dei Predicatori…
(di Salvatore Cernuzio) Papa Francesco ha scritto una lettera al maestro generale dell’Ordine dei Predicatori, per l’ottavo centenario della morte di San Domenico. Il ricordo va subito alla visita di cinque anni fa a Bologna, l’1 ottobre 2017, quando, per alcuni istanti, in silenzio, rimase a pregare sull’Arca, il monumento sepolcrale realizzato per il Santo nella basilica a lui dedicata: “Ho pregato in modo speciale per l’Ordine dei Predicatori implorando per i suoi membri la grazia della perseveranza nella fedeltà al loro carisma fondazionale e alla splendida tradizione della quale sono eredi”. E rivela: “Ho chiesto, come dono particolare, un considerevole aumento di vocazioni sacerdotali e religiose”.
Il Pontefice affida un preciso mandato ai domenicani, ma, al contempo, a tutti i cristiani: “Rafforzare i vincoli di amicizia sociale, superare le strutture economiche e politiche ingiuste e lavorare per lo sviluppo integrale di ogni individuo e popolo”. È, questa, per il Papa, una sfida per la Chiesa di oggi, interpellata dal “messaggio evangelico della nostra inalienabile dignità umana come figli di Dio e membri dell’unica famiglia umana”.
Francesco guarda con gratitudine anche a quella che è oggi la “grande famiglia” dei domenicani, che abbraccia vita contemplativa e opere apostoliche, fraternità sacerdotali e laiche, istituti secolari e movimenti giovanili. Tutte realtà nelle quali permane lo spirito di San Domenico Guzmán, a cominciare da quel desiderio di ritornare alla “povertà e semplicità” della comunità cristiana dei primordi che lo portò, da studente a Palencia, nel mezzo di una grave carestia, a vendere “i suoi preziosi libri” e “con gentilezza esemplare” istituire “un’elemosineria dove poter dare da mangiare ai poveri”.
“La sua testimonianza della misericordia di Cristo e il suo desiderio di portarne il balsamo che guarisce a quanti vivevano la povertà materiale e spirituale avrebbe poi ispirato la fondazione del vostro Ordine e modellato la vita e l’apostolato di innumerevoli Domenicani in diversi tempi e luoghi”, afferma Papa Francesco nella lettera. “Nel nostro tempo, caratterizzato da cambiamenti epocali e nuove sfide alla missione evangelizzatrice della Chiesa – aggiunge – Domenico può quindi servire da ispirazione a tutti i battezzati, i quali sono chiamati, come discepoli missionari, a raggiungere ogni ‘periferia’ del nostro mondo con la luce del Vangelo e l’amore misericordioso di Cristo”.
Oggi come allora, l’Ordine dei Predicatori è chiamato infatti a essere “in prima linea di una rinnovata proclamazione del Vangelo, capace di parlare al cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo e di risvegliare in loro una sete per la venuta del regno di Cristo di santità, giustizia e pace”.
(prosegue dopo il video)
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Un’altra missione da affrontare è quella della fraternità, sempre assecondando il desiderio di san Domenico che sottolineava “l’importanza della vita in comune” e che, proprio per questo, quando fondò l’Ordine, chiese di essere chiamato non sotto-priore bensì Fra’ Domenico. Un “ideale di fraternità”, dice il Pontefice, che si concretizzò in un “processo sinodale”, ovvero “una forma inclusiva di governo, in cui tutti partecipavano al processo di discernimento e di presa di decisioni, conformemente ai loro rispettivi ruoli e autorità, attraverso il sistema di capitoli a tutti i livelli”.
Non manca, nella lettera di Papa Francesco, un ricordo dei domenicani “il cui martirio è stato di per sé una forma potente di predicazione”, come pure degli innumerevoli uomini e donne che “hanno portato la gioia del Vangelo nelle periferie delle società e del nostro mondo”. Ovvero “le molte migliaia di terziari Domenicani e dai membri del Movimento Giovanile Domenicano che rispecchiano l’importante e di fatto indispensabile ruolo dei laici nell’opera di evangelizzazione”.
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La gratitudine del Papa va anche ai primi frati che operarono nelle nascenti università in Europa: “L’apostolato intellettuale dell’Ordine, le sue numerose scuole e istituti di studi superiori, il suo coltivare le scienze sacre e la sua presenza nel mondo della cultura hanno stimolato l’incontro tra fede e ragione, nutrito la vitalità della fede cristiana e promosso la missione della Chiesa di attirare menti e cuori a Cristo”.
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